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Antonio Bresciani
(✶1798   †1862)

Antonio Bresciani, propriamente Antonio Bresciani Borsa (Ala, 24 luglio 1798 – Roma, 14 marzo 1862), è stato un gesuita e letterato italiano.

Nacque ad Ala (TN) nel Tirolo italiano il 24 luglio del 1798. Suoi genitori furono Leonardo Bresciani de Borsa e la contessa Vittoria Alberti, figliola di Cornelia Fregoso, ultimo rampollo della chiara stirpe di tal nome, che diede ben dodici Dogi alla Repubblica di Genova. Figlio primogenito, ebbe un'educazione cristiana anche ad opera del sacerdote Filippo Bernardi che lo avviò agli studi letterari. Nel 1814 si recò a Verona e vi studiò rettorica, entrando in famigliarità con lo scrittore Padre Antonio Cesari. Ordinato sacerdote nel 1821, nel 1828 entrò nella Compagnia di Gesù e fu scelto come professore di lettere nel Liceo di Verona. Dal 1828 al 1848 si spostò in diverse città d'Italia come rettore di collegi: Torino, Genova, Modena e quello di Propaganda in Roma. Visitò la Sardegna dal 1844 al 1846, percorrendo la Trexenta e l'Ogliastra, la Barbagia e la parte occidentale, animato dal desiderio di conoscere le tradizioni delle "antiche nazioni". Il suo sguardo sulla Sardegna si basa su una serie di dottrine oggetto di diverse critiche, secondo le quali molte usanze dell'isola derivavano dai popoli d'Oriente.

Nel 1850 venne chiamato in Napoli a formare parte della prima comunità degli scrittori de «La Civiltà Cattolica», la rivista fondata da padre Carlo Maria Curci, per la Civiltà Cattolica ebbe l'incarico di scrivere i Racconti, con i quali intrattenne i lettori fino al 1862. Morì a Roma il 14 marzo 1862 e le sue spoglie riposano nella Chiesa del Gesù, accanto alle ceneri del Padre Ignazio. La sua prosa è considerata un tipico esempio di retorica ottocentesca, chiesastica e anti-patriottica. Nel suo tempo faceva da contraltare a una per molti aspetti simile retorica anticlericale e risorgimentalistica.

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Celebre è la stroncatura del suo romanzo L'ebreo di Verona e, in generale, di tutta la produzione del Bresciani fatta da Francesco De Sanctis. Nel suo saggio del 1852, così conclude il critico:

«Il padre Bresciani è un uomo di poco ingegno e di volgare carattere, senza fiele, senza spirito, uno di quegli uomini tagliati così alla grossa, di cui si dice con benevolo compatimento: - gli è un buon uomo! - Egli ha studiato molto nelle cose della lingua ed ha scritto tra l'altro de' dialoghi utilissimi, ove ha raccolto i più bei vocaboli e modi di dire toscani ad uso degli studiosi. Se costui fosse rimasto nel secolo, sarebbe riuscito un uomo dabbene, lodato da tutti perché non invidiato da nessuno; rispettato per la sua sincera pietà e bontà d'animo [...] La mala ventura lo ha fatto capitare tra i gesuiti; ed ha dovuto partecipare ad atti e maneggi, ai quali non era chiamato né dal suo ingegno, né dal suo carattere; vestirsi di passioni che non sente; imparare a mentire, a calunniare, a malignare, ad odiare [...]»
(F. De Sanctis, L'ebreo di Verona del padre Bresciani, in Saggi critici, I, 1971, p. 79.)

Già dimenticati i suoi romanzi, Alfredo Panzini, al quale appariva «molto visibile il legame tra gli scritti del Bresciani e lo spirito della reazione, dominante sotto il fascismo», ne fu «compiaciuto e inabile riesumatore». Nello stesso periodo Antonio Gramsci nei suoi Quaderni indicò nel brescianismo e nei nipotini di padre Bresciani rispettivamente il carattere e i portatori di una «letteratura tutta verbale e di nascosti o manifesti spiriti reazionari».

Opere principali

Narrativa

L'ebreo di Verona (1846-1849).
Della Repubblica romana (appendice de L'Ebreo di Verona), 1855
Lionello o delle Società Segrete (seguito de La Repubblica romana)
Ubaldo e Irene - racconti
La contessa Matilde di Canossa e Isabella di Groniga (1858)
Lorenzo, o il coscritto- racconto ligure (1856)
Olderico, ovvero Il zuavo pontificio, racconto del 1860 (1862)
La casa di ghiaccio o il cacciatore di Vincennes (1861)
Vita del giovane egiziano Abulcher Bisciarah
L'assedio di Ancona (incompiuto)

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Saggistica

Lettere sopra il Tirolo tedesco, 1841, IV ed.
Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati con gli antichissimi popoli orientali, 1850
Del romanticismo italiano, 1855
Avvertimenti a chi vuol pigliar moglie, 1860.
Edmondo, o Dei costumi del popolo romano, 1860
Don Giovanni, ossia il benefattore occulto, 1863, II ed.
Ammonimenti di Tionide al giovine Conte di Leone (1838)
L'armeria antica del Re Carlo Alberto
Viaggio nella Savoja, nel Fossigny e nella Svizzera
Lettere familiari, erudite e descrittive, 1869
Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali, Volume I, Napoli 1850
Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali, A. Forni, 2001, pp.300

Bibliografia

Opere del padre Antonio Bresciani, vol. I, Roma-Torino 1865.
Egidio Bellorini, «Bresciani, Antonio (più esattamente Bresciani Borsa)» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
Benedetto Croce, La rivendicazione di padre Bresciani, in Pagine Sparse, Laterza, Bari 1960 (II ed.).
Anna Coviello Leuzzi, «Bresciani Borsa, Antonio» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 14, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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