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Corrado Govoni
(✶1884   †1965)

Corrado Govoni (Tàmara, 29 ottobre 1884 – Lido dei Pini, 20 ottobre 1965) è stato un poeta italiano.

Dopo una prima esperienza crepuscolare aderì al futurismo, staccandosene in seguito per tentare la prosa e il teatro.

Govoni Corrado nacque a Tàmara, una frazione del comune di Copparo, in provincia di Ferrara, da una famiglia di agricoltori benestanti, e, senza compiere studi regolari, iniziò a lavorare nell'azienda familiare. Esordì giovanissimo, già nel 1903, pubblicando a sue spese, presso la casa editrice Lumachi di Firenze, due raccolte di versi intitolati Le fiale e Armonie in grigio e in silenzio, nelle quali prevalgono i toni crepuscolari.

Dopo la pubblicazione de Le fiale si dedicò soprattutto all'attività di scrittore, collaborando alle riviste Poesia, Lacerba, e Riviera Ligure diretta da Mario Novaro. Le raccolte che seguirono, nel 1905 e nel 1907, Fuochi d'artificio e Gli aborti, segnano l'inizio del suo accostarsi al Futurismo. Dopo il trasferimento a Milano, capitale dell'avanguardia, strinse rapporti con Filippo Tommaso Marinetti e aderì con entusiasmo al movimento.

Ma non fu un'adesione vera e propria: nonostante qualche concessione al gusto futurista nelle successive raccolte, Poesie elettriche del 1911 e Rarefazioni e parole in libertà del 1915, egli stesso definì tale adesione "un gioco", e la sua poesia restò essenzialmente ispirata alla natura e alla vita dei sensi. Nel frattempo si era sposato con una donna di nome Teresa, dalla quale avrebbe avuto tre figli: Aladino, Ariel e Mario.

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Ne L'inaugurazione della primavera, del 1915, il rapporto fra sensi e cose si fa particolarmente evidente, e il poeta supera anche il crepuscolarismo di maniera per attingere a un crepuscolarismo intimo, personale. Dal 1916 divenne collaboratore della rivista napoletana Diana che fu una delle prime ad aprirsi all'esperienza ermetica. Nello stesso anno, ritornato a Ferrara, fu costretto a vendere i suoi poderi e a dedicarsi ai mestieri più vari. Il primo periodo govoniano si conclude con l'antologia da lui curata e intitolata Poesie scelte, pubblicata a Ferrara da Taddei nel 1918.

Nel 1919 si era trasferito a Roma, dove, dopo la rivoluzione fascista, ottenne un impiego al Ministero della Cultura popolare. Per qualche anno fu vicedirettore della sezione del libro alla SIAE, poi segretario del Sindacato Nazionale Scrittori e Autori. Sono questi gli anni delle sue migliori opere narrative. Grato al fascismo per l'opportunità di lavoro, scrisse un poemetto in lode a Mussolini. Ciò nonostante, il figlio Aladino Govoni, che faceva parte di Bandiera Rossa Roma, fu fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Nacque quindi Aladino (1946): un Govoni diverso, sconvolto dalla tragedia, che esprime il suo dolore con toni duri e talora violenti.

Nel dopoguerra lo scrittore si trovò in precarie condizioni economiche e dopo un periodo di disoccupazione accettò un impiego presso un ministero come protocollista, trascorrendo la sua vita tra la capitale e Marina di Tor San Lorenzo. Negli ultimi anni della sua vita Govoni diresse la rivista Il sestante letterario da Lido dei Pini, presso Roma, dove dimorava. Qui, segnato da una malattia agli occhi che lo aveva quasi condotto alla cecità, morì nel 1965.

Poetica

La poesia di Govoni nasce dall'intreccio di poetiche e di ritmi tipici della tradizione italiana. Da D'Annunzio egli colse il parnassianesimo con l'immobilità delle immagini e la preziosità del discorso lirico, mentre da Pascoli il Govoni di Armonie ritrova l'abbandono della forma chiusa del sonetto e la visione, anche dove il sentimento è triste, dei colori densi delle cose viste, la propensione per la campagna, la conquista metrica di versi e strofe aperte.
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L'esperienza crepuscolare

Pertanto si può definire la cultura poetica del primo Govoni compresa nel triangolo tipico per i crepuscolari: Pascoli, D'Annunzio, i simbolisti franco-belgi. Il contributo di Govoni dato al crepuscolarismo, al quale egli si accosta in forma istintiva e, come disse Sergio Solmi, in modo "straordinariamente elementare" è molto precoce. Govoni registra nelle sue poesie la varietà infinita dei colori del mondo con gioia fanciullesca e, come scrisse Eugenio Montale, egli esprime la necessità di tradurre i fenomeni della realtà a "fiabesco inventario privato".

Scrive Bonfiglioli "il suo crepuscolarismo consiste in una originale poetica dell'anima. L'anima è concepita come una lastra impressionabile, pronta a scomporre l'oggetto in una serie di sensazioni empiriche e a riorganizzarle in sovrimpressioni analogiche". Govoni però contrappone al grigiore dei più tipici crepuscolari, come Sergio Corazzini e Marino Moretti, una grande vitalità dei colori che, per molti aspetti, lo differenzia dalla corrente crepuscolare e costituisce il "comune denominatore" tra il Govoni pre-futurista e quello futurista.

L'esperienza futurista

L'esperienza futurista non allontanò Govoni dal suo "immaginismo impressionistico", ma rinsaldò la forza dell'immagine alla parola unita a una capacità inventiva, vivacizzata da un estro paradossale. Già in Armonia il poeta dà il suo contributo al verso libero, anche se questo tipo di liberazione sembra scaturire in lui da una abitudine ad una certa trasandatezza formale e metrica come si può vedere nelle Fiale dove gli endecasillabi sono ad accentuazione irregolare e i numerosi ipometri (versi mancanti di una sillaba) assumono uno stile tipicamente simbolista-liberty, mentre nelle rime non mancano provocatorie grafie fonetiche regionali.

Il poeta aderì al futurismo con entusiasmo e con giocosa irresponsabilità, come lui stesso ebbe a dire il 14 marzo 1937 sul "Meridiano di Roma", raggiungendo risultati di poco inferiori a quelli di Aldo Palazzeschi, conservando, anche nella fase futurista, residui dannunziani, liberty e crepuscolari come ad esempio quando affronta il tema della città moderna, dove si vede che egli non riesce a dimenticare la natura georgica e idillica del suo animo.

Montale, in un suo saggio critico, disse che Govoni "lo si può leggere fra Li Po e Po Chu-i senza troppo avvertire il salto dei secoli" e questo per dire che il poeta, pur celebrando la dinamicità della vita moderna, resta in realtà al di fuori della storia grazie all'innesto di un modernismo spontaneo su una sensibilità profondamente campagnola.

Oltre l'esperienza futurista

Trascorsa questa fase d'avanguardia futurista, Govoni continuò ad essere fedele a sé stesso con la sua poesia ricca di immagini fresche e affettuose anche se alla ricerca di una maggiore essenzialità, come in Aladino (1946), Preghiera al trifoglio (1953), Stradario della primavera (1958) e la raccolta postuma La ronda di notte (1966).
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Opere

Opere poetiche

Le fiale, Firenze, Lumachi, 1903
Armonia in grigio et in silenzio, Firenze, Lumachi, 1903
Fuochi d'artificio, Palermo, Ganguzza-Lajosa, 1905
Gli aborti, Ferrara, Taddei, 1907
Poesie elettriche, roma, Edizioni di "Poesia", 1911
Inaugurazione della primavera, Firenze, La Voce, 1915
Rarefazioni, Milano, Edizioni di "Poesia", 1915
Poesie scelte a cura di A. Neppi, Ferrara, Taddei, 1918
Tre grani da seminare, Milano, Palmer, 1920
Il quaderno dei sogni e delle stelle, Milano, Mondadori, 1924
La Trombettina, Milano, Mondadori, 1924
Brindisi alla notte, Milano, Bottega di Poesia, 1924
Il flauto magico, Roma, Al tempo della Fortuna, 1932
Canzoni a bocca chiusa, Firenze, Vallecchi, 1938
Pellegrino d'amore, Milano, Mondadori, 1941
Govonigiotto, Milano, Steli, 1943
Aladino. Lamento su mio figlio morto, Milano, Mondadori, 1946
L'Italia odia i poeti, Roma, Pagine Nuove, 1950
Patria d'alto volo, Siena, Maia, 1953
Preghiera al trifoglio, Roma, Casini, 1953
Antologia poetica, a cura e con prefazione di G. Spagnoletti, Firenze, Sansoni, 1953
Manoscritto nella bottiglia, con un saggio di G. Ravegnani, Milano, Mondadori, 1954
Stradario della primavera e altre poesie, Venezia, Neri Pozza, 1958
Poesie (1903-1959), a cura di G. Ravegnani, Milano, Mondadori, 1961
Il Vino degli anni a cura di Tommaso Lisi, Roma, L'officina Libri 1979
Armonia in grigio et in silenzio, Bari, Palomar, 1992
Aladino, a cura di Giuseppe Lasala, Bari, Palomar, 2006
Poesie elettriche, a cura di Giuseppe Lasala, Macerata, Quodlibet 2008
Fuochi d'artifizio, a cura di Francesco Targhetta, Macerata, Quodlibet, 2013

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Opere in prosa (romanzi, novelle, teatro, antologie)

La neve, Firenze, "La Voce", 1915
La caccia all'usignolo, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1915
Anche l'ombra è sole, Milano, Mondadori, 1920
La Terra contro il cielo, Milano, Mondadori, 1921
La strada sull'acqua, Milano, Treves, 1923
La cicala e la formica, Milano, Bottega di poesia, 1925
Il volo d'amore, Milano, Mondadori, 1926
La santa verde, Ferrara, Taddei, 1919
Piccolo veleno color di rosa, Firenze, Bemporad, 1921
Bomboniera, Roma, Sapientia, [1929]
La maschera che piange, L'Aquila, Vecchioni, [1930]
Misirizzi, Firenze, Vallecchi, 1930
I racconti della ghiandaia, Lanciano, Carabba, 1932
Arcobaleno, Lanciano, Carabba, 1932
Splendore della poesia italiana, Milano, Hoepli, [1937]
Le rovine del Paradiso, Firenze, Vallecchi, [1940]
Il pane degli angeli, Napoli, Clet, 1940
Confessioni davanti allo specchio, Brescia, Morceliana, [1942]

Bibliografia

Riccardo D'Anna, Govoni, Corrado in Dizionario biografico degli italiani, vol.58, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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