Indietro Indice Autori Italiani

Raimondo Montecuccoli
(✶1609   †1680)

«Il fine della guerra si è il vincere. Si vince coll'esser superiori e coll'ottener avantaggi sopra il nemico»
(Raimondo Montecuccoli, Discorso della guerra contro il turco)

Raimondo Montecuccoli (Pavullo nel Frignano, 21 febbraio 1609 – Linz, 16 ottobre 1680) è stato un generale, politico e scrittore italiano.

Raimondo conte di Montecuccoli (o Montecuculi), Conte dell'Impero, Luogotenente generale e Feldmaresciallo; Signore di Hohenegg, Osterburg, Gleiss e Haindorf; Presidente dell'Imperial Consiglio Aulico Militare; Gran Maresciallo dell'Artiglieria e Fortificazioni; Governatore della Raab e Colonnello-proprietario di un Reggimento di Cavalleria; Reale Consigliere Segreto; Camerlengo e Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro nacque nel castello di Montecuccolo (in provincia di Modena), dal feudatario del borgo, il conte Galeotto, e da Anna Bigi, di buona famiglia ferrarese, dama d'onore della duchessa presso la corte estense.

Nel 1616 il conte Galeotto venne nominato governatore di Brescello, vicino al Po, nel territorio attuale della provincia di Reggio Emilia, e la famiglia vi si trasferì. Deceduto il padre nel 1619, Raimondo fu accolto alla corte del cardinale Alessandro d'Este, vescovo di Reggio e fratello di Cesare, duca di Modena. Il cardinale sognava di avviare il promettente ragazzino alla carriera ecclesiastica e finanziò i suoi studi, con un lascito, anche dopo la propria morte nel 1624.

La carriera militare

Ma più che la carriera ecclesiastica, era quella militare ad affascinare il giovane Raimondo che si arruolò nell'esercito imperiale, sotto la protezione di un suo zio, generale d'artiglieria, dal quale apprese velocemente l'arte della guerra.

continua sotto




Solo nel 1629 ebbe il grado di alfiere. Da allora, anno dopo anno, scalò tutti i gradi della gerarchia militare fino a ritrovarsi, al momento della morte, Principe del Sacro Romano Impero e duca di Melfi; luogotenente generale e feldmaresciallo; Signore di Hohenegg, Osterburg, Gleiss e Haindorf; presidente dell'Imperial Consiglio Aulico Militare; Gran Maestro dell'artiglieria e fortificazioni; governatore della regione di Győr e colonnello - proprietario di un reggimento di cavalleria; Reale Consigliere Segreto; camerlengo e cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro.

Montecuccoli partecipò a tutte le campagne militari d'Europa dal 1625 al 1675, dalla Guerra dei Trent'Anni (1618-1648) in poi. Fu nella Guerra di Castro nella Tuscia, 1643 - 1644, vinta sotto il suo comando supremo dagli alleati (Modena - Parma - Firenze - Venezia). Fu comandante supremo nella vittoriosa Campagna di Polonia (1657-1659) e nella Guerra col Turco (1663-1664), conclusasi con la sua celebrata vittoria a capo della coalizione cristiano-imperiale sul fiume Raabcel 1º agosto 1664 (Battaglia di San Gottardo). Dal 1668 al 1680 fu Presidente del Consiglio di guerra di Corte. Partecipò anche alla Campagna del Reno (Guerra d'Olanda) contro la Francia (1672-1675).

Raimondo Montecuccoli uscì dunque sempre vittorioso da tutte le campagne che condusse come comandante in capo. Oltre che un condottiero, il conte modenese fu anche un notevole scrittore, nonché uomo politico e diplomatico di primo piano, sulla scena europea del XVII secolo. Ebbe grande influenza sulla conversione al cattolicesimo della regina Cristina di Svezia, essendo allo stesso tempo diretto interlocutore della regina, del papa e dell'imperatore.

Montecuccoli ha come scrittore un posto di spicco nella letteratura italiana del Seicento, tanto da essere soprannominato e ricordato come il "moderno Vegezio". Negli scritti, per la maggior parte di argomento militare, si può ritrovare tutta la sua cultura: matematica, architettura, botanica, ed anche storia antica. E vari sono i suoi stili: la poesia, la diaristica, le preghiere, la corrispondenza. Le sue principali opere, scritte fra il 1640 e il 1670 sono: Delle battaglie, Trattato della guerra, Dell'arte della guerra e Aforismi dell'arte bellica.

Ugo Foscolo pose alla base dell'incisione che apre la sua edizione degli Aforismi l'epigrafe: «Raimondo Montecuccoli. Con gli scritti rese eterno quanto aveva compiuto con le sue gesta».

Il 31 maggio 1657 Raimondo Montecuccoli sposò la principessa Margarethe von Dietrichstein e ne ebbe in dote la proprietà del feudo di Hohenegg in Austria, il cui castello diventò la sua abitazione preferenziale. Ebbe tre figlie e un figlio; al figlio fu dato il nome di Leopoldo Filippo, essendo stato suo padrino l'imperatore Leopoldo I.

continua sotto




Nel 1675 la guerra dell'Impero asburgico contro la Francia di Luigi XIV, portò Montecuccoli a misurarsi con l'altrettanto celebre maresciallo Turenne, il quale perse la vita stessa, nella feroce battaglia di Salzbach: il maresciallo francese stava per portare l'avversario sulle posizioni a lui più favorevoli quando venne colpito a morte da una cannonata. Lo scontro fra i due grandi condottieri fu comunque ricordato con ammirazione da Voltaire e da Napoleone Bonaparte, per le abili mosse e contromosse operate durante la battaglia e ritenute di altissima scuola militare. Malgrado la morte di Turenne, le truppe francesi vinsero la battaglia. Nonostante ciò, Montecuccoli attaccò nuovamente i Francesi, frastornati dalla perdita del loro capitano, ad Altenheim (1º agosto 1675), e malgrado perdite più elevate di quelle degli avversari (5 000 imperiali per 3 000 francesi) riuscì a ricacciarli oltre il Reno. Il famoso principe di Condé fu chiamato da Luigi XIV per rimpiazzare il defunto Turenne. Nel frattempo, forte del loro successo, le truppe di Montecuccoli marciarono addirittura verso la città alsaziana di Haguenau, ribellatasi all'autorità francese, ma davanti all'arrivo del principe di Condé furono costrette a togliere l'assedio: anche se Montecuccoli era inizialmente contrario a quest'ordine lo eseguì e ritirò il suo esercito all'inizio dell'autunno 1675.

Fu questa l'ultima azione militare del condottiero modenese che, alla fine della campagna, si ritirò a Linz, dove scrisse buona parte delle sue opere sull'arte guerresca e dove morì, a 71 anni, in seguito a un'emorragia. Aveva disposto nel testamento di essere sepolto a Vienna, nella chiesa dei Gesuiti dei Nove Cori Angelici. Ugo Foscolo definì Raimondo Montecuccoli «...il maggiore e il più dotto fra i capitani nati in Italia dopo il risorgimento dalla barbarie». Nell'idea del Foscolo la barbarie è il Medio Evo, quindi Raimondo Montecuccoli è indicato come il più grande ed erudito capo militare italiano dell'epoca moderna.

continua sotto




Citazioni

Raimondo Montecuccoli viene citato dal Manzoni nel capitolo XXX (220-225) de I promessi sposi:

«Sopra tutto si cercava d'aver informazione, e si teneva il conto de' reggimenti che passavan di mano in mano il ponte di Lecco, perché quelli si potevano considerar come andati, e fuori veramente del paese. Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo, e poi i cavalli di Montecuccoli, e poi quelli di Ferrari; passa Altringer, passa Furstenberg, passa Colloredo; passano i Croati, passa Torquato Conti, passano altri e altri; quando piacque al cielo, passò anche Galasso, che fu l'ultimo. Lo squadron volante de' veneziani finì d'allontanarsi anche lui; e tutto il paese, a destra e a sinistra, si trovò libero.»
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XXX, 220-225)

Bibliografia

Raimondo Montecuccoli, Le opere di Raimondo Montecuccoli. Tomo I, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, 2000.
Luciano Tommasini, Raimondo Montecuccoli capitano e scrittore, Roma, 1978;
Raffaella Gherardi - Fabio Martelli, La pace degli eserciti e dell'economia. Montecuccoli e Marsili alla corte di Vienna, Bologna, 2009.
Sandonnini Tommaso, Il Generale Raimondo Montecuccoli e la sua famiglia, G. Ferraguti e C. Tipografi, Modena, 1914.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

Indietro Indice Autori Italiani