590. Si adopera bensi regolarmente nelle proposizioni temporali subordinate, per indicare un'azione accessoria che ne precede immediatamente un'altra principale, significata col passato remoto. (Vedi la Parte II).

591. IL FUTURO denota un'azione o stato o modo di essere che si aspetta dover accadere in un tempo avvenire vicino o lontano; sia che dipenda dalla nostra volontà, sia che nasca da altra cagione. La presente opera avrà grave e noioso principio. Boccaccio. - Quanto io amerò la Spina, tanto sempre per amor di lei amerò te. Boccaccio. - Vossignoria non saprà niente di queste cose. Manzoni.
Il futuro

592. Circa l'uso del futuro indicativo nel senso d'imperativo, vedi il capitolo seguente.
Si usa pure per indicare con incertezza e dubbio un fatto presente. Monsignore illustrissimo, avrò (posso avere, forse ho) torto. Manzoni. - Dirà (può dire) il signor curato che son venuto tardi. Manzoni;

593. o in luogo d'un condizionale: Si dovrà Venceslao chiamare un infame? .... Chi si sdegnerà d'essere infame ancor egli in compagnia di sì nobili personaggi? Segneri.

594. Quando l'azione da farsi è imminente, il futuro si circoscrive colle frasi essere per, stare per, ed un infinito. Io sono per ritirarmi del tutto di lui. Boccaccio. - Io sto per dirvelo. Cecchi.
Vedi più oltre sull'uso dell'Infinito.

Il futuro anteriore
595. IL FUTURO ANTERIORE indica un'azione compiuta nel tempo futuro: Quando tu avrai trovato che Iddio non sia, che avrai fatto? Boccaccio.

596. Si adopera specialmente e più spesso nelle proposizioni temporali subordinate. Vedi la Parte II.