494. Non si vuole, soffiato che tu ti sarai il naso, aprire il moccichino e guatarvi (guardarvi) dentro. Casa. - Mosse guerra a Carlo V per cacciarlo dello Stato di Milano che pochi anni innanzi si era usurpato. Segni. - Mi sono dovuto convincere (ho dovuto convincermi) Rosini. - Vi siete fatto tagliare il ciuffo (avete fatto ecc.). Manzoni. - Lì c'era una taverna che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia (avrebbe potuto chiamarsi). Manzoni.

495. Quando però le particelle riflessive sieno semplicemente termine indiretto di un verbo transitivo costrutto col suo oggetto, ed equivalgano alle forme a me, a te, a noi, ecc. allora in via d'eccezione si può adoperare anche avere, e ciò specialmente nel verso e nella nobile prosa. Si avea recati addosso tutti i peccati delle genti. Fra Giordano. - Le donne se li hanno usurpati. Berni. - S'aveva messe alcune pietruzze in bocca. Boccaccio. - T'avresti cavati gli occhi. Boccaccio.

496. I poeti usano maggior libertà, valendosi dell'ausiliare avere coi riflessivi o reciproci anche in altri casi. Ancisa (uccisa) t'hai per non perder Lavina. Dante. - Non così strettamente edera preme Pianta, ove intorno abbarbicata s'abbia Ariosto. - Fra casa di Bragansa e di Chiarmonte Era odio antico e inimicizia intensa, E più volte s'avean rotta la fronte. Ariosto. - Mostran per tutto già la carne nuda Che rotta s'hanno la piastra e la maglia. Berni.

Gli ausiliari con gli impersonali
497. I verbi appartenenti alla categoria D (cioè gl'impersonali od usati impersonalmente nella 3ª singolare) prendono regolarmente l'ausiliare essere, o lo danno al verbo usato impersonalmente, da cui dipendono: p. es. è piovuto, era nevicato, è cessato di tonare, è smesso di piovere e simili; è bisognato, è bastato, è toccato, è accaduto, è riuscito, è parso, è risultato, è piaciuto, è rincresciuto ecc. ecc.

498. Era il dì davanti a quello nevicato forte. Boccaccio. - Qua e là è piovuto. Leopardi. - Voglio narrarvi una cosa, la qual di nuovo è addivenuta. S. Gregorio. - Non sarebbe riuscito levare dal suo dire una parolina e sostituirne un'altra, senza guastarlo. Segneri.

499. Gli stessi verbi anche usati personalmente col medesimo significato, conservano l'ausiliare essere. Queste parole m'eran sì piaciute Ch'io mi trassi oltre. Dante. - Se però i verbi, pigliando senso personale, cambiassero significato, allora rientrano sotto le regole ordinarie degli altri verbi.

500. Prendono l'ausiliare essere anche certi verbi transitivi denotanti suono, quando vengono usati impersonalmente; p. es. è sonata l'ora, è picchiato all'uscio (per dire hanno picchiato ecc.); è battuto il tocco.