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Angelo Correr
(✶~1335   †1417)

Gregorio XII, nato Angelo Correr (Venezia, 1335 circa – Recanati, 18 ottobre 1417), è stato il 205º papa della Chiesa cattolica dal 1406 al 1415. È stato uno dei pochissimi pontefici ad aver rinunciato al ministero petrino, il settimo dopo Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI e Celestino V. Dopo Gregorio XII solo un altro pontefice, Benedetto XVI, 598 anni più tardi, ha rinunciato al ministero del soglio pontificio.

Proveniente dalla nobile famiglia veneziana dei Correr, era figlio di Niccolò di Pietro e di Polissena Condulmer. Era zio del cardinale Antonio Correr, C.R.S.G.A., e del cardinal Gabriele Condulmer, il futuro papa Eugenio IV.

La carriera ecclesiastica

Il Correr ottenne il magistero in teologia, e ne divenne professore all'università di Bologna. Fu canonico del capitolo della cattedrale di Venezia. Nell'ottobre del 1380 fu nominato vescovo di Castello, carica che mantenne per dieci anni, dopodiché fu creato patriarca di Costantinopoli. Fu legato pontificio in Istria e Dalmazia per conto di Urbano VI nel 1387. Nel 1399 fu legato pontificio, per conto di Bonifacio IX (Pietro Tomacelli-Cybo), a Napoli, presso il re Ladislao. Nel 1405 fu nominato governatore della Marca Anconitana. Nel concistoro del 12 giugno 1405 fu creato cardinale da Innocenzo VII, e ricevette il titolo di cardinale presbitero di San Marco.

Il pontificato (1406-1415)

Gregorio venne eletto il 30 novembre 1406 e fu incoronato il 19 dicembre successivo. Col grande scisma d'Occidente, principiato nel 1378, anche il collegio cardinalizio s'era diviso; alcuni cardinali avevano seguito gli antipapi ad Avignone, e s'eran così formati collegi diversi. Gregorio fu eletto a Roma da un conclave di obbedienza romana. I quindici cardinali giurarono che, se l'antipapa Benedetto XIII avesse rinunciato a tutte le sue pretese al papato, anche Gregorio avrebbe rinunciato. In questo modo sarebbe seguita una nuova elezione, e si sarebbe posta fine allo scisma. Lo stesso collegio cardinalizio chiese al neoeletto di non nominare alcun nuovo cardinale, se non per portare il numero dei porporati di obbedienza romana in numero pari a quello dei cardinali di obbedienza avignonese.

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Gregorio e Benedetto aprirono negoziati prudenti, per incontrarsi su suolo neutrale a Savona. Inizialmente erano entrambi esitanti: da un lato i parenti di Gregorio XII e Ladislao di Napoli, timorosi di perder la loro posizione di vantaggio in caso di rinuncia del Correr, spingevano l'anziano pontefice a rifiutare le offerte provenienti dalla parte avignonese. Sta il fatto però che nell'inverno 1407-8 i due rivali si trovarono vicini: Benedetto si trovava a Portovenere (nella Riviera ligure di levante), mentre Gregorio era a Lucca, luoghi che distano l'un dall'altro appena 85 chilometri. Ma il timore di tutt'e due d'esser catturati dalla fazione avversa fece fallire la trattativa quand'era ancora sul nascere.

Il concilio di Pisa

Davanti al tentennamento di entrambi, i cardinali di ambo le fazioni diedero segni d'insofferenza, e Gregorio, timoroso di perdere il sostegno dei suoi, nominò il 9 maggio 1408 quattro nuovi cardinali (tra cui il Condulmer, il futuro Eugenio IV, e Giovanni Dominici), contravvenendo così agl'impegni assunti dal conclave che l'aveva eletto. Gregorio obbligò i cardinali di obbedienza romana a non allontanarsi da Lucca. D'altro canto Benedetto XIII, che non era mai stato desideroso di abdicare, decise di rifugiarsi presso re Martino I d'Aragona, il suo principale alleato.

Disubbidendo agli ordini di Gregorio XII, sette cardinali d'ubbidienza romana lasciarono Lucca in segreto e negoziarono coi cardinali di Benedetto la convocazione di un concilio generale, nel corso del quale i due papi sarebbero stati deposti e ne sarebbe stato eletto un altro. I due gruppi convocarono infatti un concilio a Pisa, invitando a parteciparvi i due rivali. Né Gregorio XII né Benedetto XIII si fecero però vedere. Gregorio restò presso il suo leale e potente protettore, il principe Carlo I Malatesta, che si recò a Pisa di persona, durante lo svolgimento del concilio, allo scopo di appoggiare Gregorio presso i due gruppi di cardinali. Nel corso della quindicesima sessione, il 5 giugno 1409, il concilio di Pisa depose i due pontefici come scismatici, eretici, spergiuri e scandalosi. Dal conclave che ne seguì fu eletto papa il cardinale greco Pietro Filargo, che prese il nome di Alessandro V.

Gregorio XII, che nel frattempo aveva nominato (nel concistoro del 19 settembre 1408) altri dieci cardinali, tra cui anche il nipote Angelo Barbarigo, aveva convocato un concilio a Cividale del Friuli, nel patriarcato di Aquileia. Sebbene pochi vescovi vi partecipassero, i padri conciliari dichiararono Benedetto XIII e Alessandro V usurpatori del seggio apostolico, ribadendo la linea della successione romana. Ma a Gregorio fu fatto capire che la sua presenza nella repubblica veneziana non era gradita. La Serenissima aveva compreso infatti che sostenere un papa screditato, qual era Gregorio, avrebbe potuto comportare una serie di rischi politico-diplomatici che essa non poteva sostenere. Immediatamente dopo la conclusione dell'ultima sessione del concilio di Cividale (5 settembre 1409), Gregorio, timoroso di essere imprigionato, fuggì dal Friuli. Né il concilio di Pisa né quello di Cividale furono riconosciuti dalle obbedienze rivali.

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La ricomposizione dello scisma d'Occidente

Riuscito a salvarsi rocambolescamente, Gregorio trovò rifugio presso Ladislao di Napoli, e tentava di opporsi all'avanzata dell'antipapa Giovanni XXIII, nel frattempo succeduto ad Alessandro V, che era deceduto nel 1410. Giovanni XXIII intendeva prendere Roma, per mostrarsi alla cristianità come il pontefice legittimo. A questo scopo si alleò col rivale dinastico di Ladislao, Luigi II d'Angiò. Giovanni strinse un accordo anche con lo stesso Ladislao, che voltò così le spalle a papa Gregorio. Al pontefice non rimase che fuggire presso Carlo I Malatesta: sbarcò a Cesenatico il 22 dicembre 1411, e fino al 1415 visse da esule nella Romagna governata dal Malatesta, prevalentemente a Rimini.

Lo scisma nella Chiesa si poté infine risolvere grazie al decisivo intervento dell'imperatore Sigismondo. Nel novembre 1414 Giovanni XXIII convocò un concilio. L'antipapa aveva scelto come sede conciliare Roma; l'imperatore impose invece che il concilio si svolgesse in territorio germanico, a Costanza. Da Rimini, Gregorio XII seguì i lavori, che si protrassero per mesi senza che si trovasse una soluzione, finché il 29 maggio 1415 Giovanni XXIII fu deposto.

La situazione s'era ribaltata a favore di Gregorio. Egli poteva quindi ricomporre lo scisma abdicando. Però doveva prima esser riconosciuto come l'unico pontefice legittimo. Prima di questi passi, Gregorio si risolse a riconoscere il concilio, che, essendo stato convocato da un antipapa, mancava fin allora di legittimità. Senza muoversi da Rimini, egli nominò Carlo Malatesta e il cardinal Giovanni Dominici di Ragusa come suoi delegati presso le assise conciliari. Essi si recarono a Costanza e, di fronte all'assemblea del concilio, il cardinal Dominici lesse la bolla di convocazione emanata da Gregorio e convalidò, in nome del papa, gli atti precedenti dello stesso concilio. Quindi il Malatesta, sempre in nome di Gregorio XII, pronunciò il 4 luglio 1415 la rinuncia all'ufficio di romano pontefice da parte di Gregorio, che i padri conciliari dichiararono di ratificare. In base a precedenti accordi, il concilio riconobbe anche tutti i cardinali che papa Gregorio aveva creato, dando così soddisfazione alla famiglia Correr, e nominando il papa dimissionario vescovo di Frascati e legato pontificio ad Ancona. Restava il papa avignonese, Benedetto XIII, irremovibile nelle sue posizioni, ma oramai abbandonato da tutti. Egli fu deposto da un concilio nel luglio 1417.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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