L'onomaturgia

Forse molte persone non hanno mai sentito parlare del termine onomaturgia essendo un vocabolo settoriale della lingua italiana, riservato — come usa dire — agli addetti ai lavori. Vediamo, quindi, di... svelarlo.
Leggiamo dallo Zingarelli: « Studio linguistico che accerta la data e l'autore relativi alla coniazione di una parola. Coniazione di parole nuove, di neologismi ». Viene dal greco ὀ νοματουργός (onomatourgós, coniatore di parole ), composto con ὄνομα -- τος (ónoma,  onómatos, nome ) e un derivato di ἔργον (érgon, opera, lavoro ). L’onomaturgia, insomma, è la scienza che si interessa dei neologismi.
Questi ultimi si sogliono classificare in:
a) neologismi semantici (parole già esistenti ma con un significato nuovo);
b) neologismi lessicali (parole completamente nuove);
c) neologismi sintattici(più sintagmi in luogo di singole parole).
Non sempre, però, i neologismi, le nuove parole, attecchiscono e il perché talvolta è chiaro, talaltra no. Qualche volta il neologismo, pur affermandosi, ha vita breve esaurendosi la motivazione che lo ha fatto nascere. Si pensi, per esempio, a onagrocrazia, dal greco ὄναγρος (ònagros, asino ) e - κρατία (-kratia, potere, comando ) vale a dire governo degli asini selvatici , termine coniato da Benedetto Croce e riferito al Ventennio passato. Oggi chi conosce più questa parola?
Altre volte, invece, la nuova parola ha una vita lunga e una diffusione che neppure il suo coniatore, forse, poteva immaginare. A questo proposito non crediamo che il grande matematico francese, Gaspard Monge, prevedesse il successo che avrebbe avuto, sia pure con uso traslato, il suo neologismo di fisica mirage , da cui il nostro miraggio.
I neologismi, insomma, vanno e... vengono. Nessuno è in grado di stabilire a priori se resisteranno nel tempo.

20-03-2017 — Autore: Fausto Raso