Il tartarismo

Occupiamoci di una parola omografa e omofona, di una parola, cioè, che ha la medesima grafia (omografa) e il medesimo suono (omofona), ma distinte origini (etimologia) e distinti significati (semantica): tartaro (da cui il titolo neologico tartarismo).
Tartaro, dunque, ha diversi significati; quello, probabilmente, meno noto ai più è «luogo di tormento — dove, secondo la mitologia — «furono precipitati i Titani per mano di Giove» e in seguito passato a indicare l'Inferno in cui vengono condannati i colpevoli. L'etimologia di questa prima accezione è incerta; si fanno solo ipotesi. Quella che ci sembra più veritiera si rifà alla voce gaelica tartar, confusione, strepitìo. L'Inferno non è un luogo di confusione?
L'altra accezione nota a tutti è « colui che appartiene a una razza mongolica guerriera e nomade originaria dell'odierna Mongolia». Con questo significato è in uso anche la forma tàtaro, preferita per indicare le attuali popolazioni.
L'origine del nome, secondo il DELI, è l'aggettivo mongolico tatari, balbuziente, su cui subì l'accostamento con tartaro, inferno, quasi stirpe d'Inferno, quindi. La salsa tartara, tanto amata dalle così dette buone forchette, è — sempre secondo il DELI — la traduzione del francese sauce(à la) tartare, nome di fantasia vagamente riferito alla predilezione che i popoli primitivi avevano per gli aromi forti.
E concludiamo con il significato principe del termine tartaro: incrostazione di color bruno scuro che il vino lascia come deposito nelle botti, il cui componente principale è l'acido tartarico, chiamato comunemente cremor di tartaro. Ma anche «incrostazione giallastra che si forma alla radice dei denti, o tra questi, allorché non vengono costantemente puliti, per deposito di sali di calcio o di squame di cellule morte della mucosa orale».
Anche l'etimologia di queste ultime accezioni è quanto mai incerta. Alcuni autori la connettono all'arabo durd, pronunciato volgarmente turt o turti e voce trasportata e cambiata nel latino medievale dagli alchimisti in tartaru(m), sedimento, deposito, feccia dell'olio e del vino . Di qui sarebbe passata a indicare, per estensione, feccia dentaria , quindi… tartaro.

07-08-2018 — Autore: Fausto Raso