Nottare
«Gentilissimo dott. Fausto Raso,
ho scoperto da poco la sua preziosissima rubrica e l'ho subito messa, ovviamente, tra i preferiti. Le scrivo per un quesito che, spero, vorrà accogliere. Avrei bisogno di sapere se esiste un verbo atto a indicare quando fa notte. Finora ho sempre scritto e detto è notte oppure fa notte. Se esiste un verbo proprio vorrei usare quello.
Grazie in anticipo e complimenti per il suo meraviglioso portale.
Diego A.
Terni»
Cortese Diego, sì, c'è il verbo che fa alla bisogna: annottare. È un verbo impersonale, naturalmente; nei tempi composti vuole l'ausiliare essere. D'inverno annotta presto. C'è anche la variante "aferetica" nottare, ma non è a lemma nella maggior parte dei vocabolari.
Dimagrare
Il verbo che avete appena letto appartiene alla schiera dei verbi sovrabbondanti, vale a dire che può avere due coniugazioni: la prima (dimagrare) e la terza (dimagrire).
Quest'ultima è la più comune e si coniuga inserendo l'infisso -isc-, tra il tema e la desinenza, in alcuni modi e tempi, nel corso della coniugazione.
Volendo pignoleggiare, però, possiamo dire che dimagrare sta per rendere magro, dimagrire per diventare magro.
Alcuni vocabolari attestano dimagrare solo come transitivo: le lunghe malattie lo hanno molto dimagrato; dimagrire, invece, può essere tanto transitivo quanto intransitivo: Luigi, seguendo scrupolosamente la dieta, è dimagrito di 15 chilogrammi.
Consigliamo agli amici che amano la buona lingua di seguire ciò che dice il DOP (Dizionario di Ortografia e di Pronunzia).
Esser della compagnia della lesina
I lettori che per motivi professionali hanno condotto o conducono una vita di società si saranno imbattuti o si imbattono, senza ombra di dubbio, in qualche persona appartenente a pieno merito alla Compagnia della lesina. Chi sono i componenti di questa compagnia? È presto detto: le persone avarissime.
La lesina — sarà bene dirlo subito, per coloro che non lo sapessero — è uno strumento adoperato dai ciabattini per la cucitura di tomaie e suole. Ma cosa ha che fare con l'avarizia? Vediamolo assieme.
La lesina è divenuta simbolo dell'avarizia grazie a un'opera burlesca pubblicata a Venezia nel XVI secolo, il cui autore, tal Vilardi, vi narra di una compagnia di avari che avevano per emblema una lesina, acquistata per aggiustarsi le scarpe da sé. L'espressione, quindi, è una metafora tratta dal capolavoro del Vilardi.
Crediamo sia interessante sapere anche che l'origine della lesina non è latina, sibbene germanica, "alesna", e che il verbo lesinare, vale a dire fare eccessive economie deriva, per l'appunto, dalla lesina: Giovanni, ti prego, non lesinarmi il centesimo!

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