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Amadeo Bordiga
(✶1889   †1970)

Amadeo Bordiga (pronuncia /borˈdiɡa/) (Ercolano, 13 giugno 1889 – Formia, 25 luglio 1970) è stato un politico, giornalista e rivoluzionario italiano, famoso soprattutto per i suoi contributi alle posizioni ideologiche della sinistra comunista.

Portatore di una visione del comunismo di trazione marxista pura da contaminazioni totalitarie di stampo stalinista e critico verso molte posizioni bolsceviche, ebbe anche da ridire sulla filosofia del materialismo dialettico (portatrice automatica dell'ateismo filosofico in ambito comunista). Bordiga fu a capo della principale corrente (quella degli astensionisti del PSI) che portò alla fondazione del Partito Comunista d'Italia dopo la scissione avvenuta al Congresso di Livorno del PSI nel 1921. Da militante rivoluzionario, lottò apertamente contro l'egemonia stalinista nella Terza Internazionale e "contro le degenerazioni del movimento rivoluzionario mondiale"

Scienza, arte, rivoluzione

La formazione di Bordiga fu di carattere scientifico. A differenza della quasi totalità dei politici moderni, egli, abbracciando il marxismo, sottopose fin da ragazzo la teoria politica a una visione scientifica piuttosto che il contrario (nelle sue opere della maturità sostenne che la scienza moderna è marcatamente influenzata dall'ideologia). Il padre Oreste, piemontese, fu uno stimato studioso di scienze agrarie, la cui autorevolezza era riconosciuta specialmente a proposito dei secolari problemi agrari del Mezzogiorno italiano. Lo zio paterno Giovanni fu matematico, esperto di geometria proiettiva, insegnante all'Università degli Studi di Padova, militante del radicalismo tardo risorgimentale (appassionato d'arte, fu tra i fondatori della Biennale di Venezia).

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La madre, Zaira degli Amadei, discendeva da un'antica famiglia fiorentina e il nonno materno conte Michele Amadei fu cospiratore nelle lotte risorgimentali e deputato per otto legislature. L'ambiente familiare fu dunque fondamentale nella formazione del giovane rivoluzionario, che seppe fondere la scienza con l'arte, come ebbe a dire nel 1960 a proposito dell'intero movimento rivoluzionario. Con queste premesse, Bordiga si laureò in ingegneria al Politecnico di Napoli nel 1912. Aveva già conosciuto il movimento socialista al liceo, tramite il suo professore di fisica (Calvi) e nel 1910 aveva aderito al Partito Socialista Italiano.

Dal "Circolo Carlo Marx" alla fondazione del PCd'I[modifica | modifica wikitesto]

L'opposizione dei socialisti radicali alla guerra italo-turca lo vide in prima linea nelle assemblee e in piazza, come registrano i rapporti di polizia. Nell'aprile del 1912 fondò con alcuni giovani compagni il Circolo Carlo Marx, gruppo che uscì dalla sezione napoletana del PSI ma non dal partito, rientrandovi quando terminò il tentativo delle manovre bloccarde con i massoni. Sotto la sua influenza, la sezione napoletana del partito divenne il nucleo di una combattiva corrente che poco a poco si fece strada nei convegni locali della gioventù socialista e nei congressi nazionali del partito. Nello stesso tempo cresceva l'esperienza di lotta, vissuta in una delle aree industriali, quella ad est di Napoli che allora era tra le più sviluppate d'Italia.

Il suo rifiuto dell'approccio pedagogico alla politica divenne in quegli anni uno dei suoi cavalli di battaglia. Fu fin dall'inizio profondamente ostile alla democrazia rappresentativa, che considerava strettamente legata all'elettoralismo borghese: "Se esiste una totale negazione dell'azione democratica, essa va ricercata nel socialismo" (In Il Socialista, 1914). Fu contrario alla libertà di azione concessa ai parlamentari socialisti, che invece egli voleva porre sotto il diretto controllo della direzione del partito. Similmente alla maggior parte dei socialisti nei paesi mediterranei, fu avversario severo della massoneria.

Allo scoppio della guerra, nel 1914, si distinse per la sua campagna rigorosamente antimilitarista. Nel 1915 fu chiamato alle armi e dovette sospendere l'attività aperta contro la guerra. Esonerato dal servizio attivo per grave miopia, riprese l'attività politica presentando nel partito, nel 1917, una mozione contro la formula ambigua e fuorviante di "né aderire né sabotare". Destò grande sorpresa fra i dirigenti del partito il risultato della votazione: 14.000 voti per la mozione della Sinistra e 17.000 per quella degli altri raggruppamenti. Nell'agosto del 1917 Bordiga fu l'animatore della "Frazione Intransigente Rivoluzionaria", della quale scrisse le tesi politiche, fatte accettare quasi all'unanimità al seguente congresso della Federazione Giovanile.

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Allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre nell'ottobre del 1917, aderì al movimento comunista internazionale e formò la "Frazione Comunista Astensionista" all'interno del PSI. Al congresso socialista di Bologna del 1919 Amadeo Bordiga, aderente ai principi della Rivoluzione d'ottobre, in cui vedeva la corretta rotta che avrebbe dovuto seguire il Partito Socialista Italiano, propose di cambiare il nome del partito con quello di "Partito Comunista" e di espellerne i moderati "socialisti riformisti" di Filippo Turati. Infatti Bordiga, convinto dell'incompatibilità tra socialismo e democrazia, riteneva che "il proletariato poteva davvero impadronirsi del potere politico solo strappandolo alla minoranza capitalista con la lotta armata, con l'azione rivoluzionaria", e pertanto il partito non avrebbe nemmeno dovuto partecipare alle elezioni. La sua corrente fu definita "comunista astensionista".

Fu questa corrente, alla quale si affiancò quella torinese de L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, a uscire dal PSI a Livorno nel gennaio 1921 per formare il Partito Comunista d'Italia (Pcd'I). Era l'epilogo di una lunga divisione interna ai socialisti, che fin dal 1919 si erano trovati nel dilemma se accettare o meno interamente le condizioni poste da Lenin per entrare nella Terza Internazionale.

Nel corso delle dispute su queste condizioni, Bordiga, partecipando al Secondo Congresso dell'Internazionale Comunista nel 1920, fece aggiungere 2 condizioni alle 19 già fissate da Lenin. Nonostante l'appoggio di Lenin ai comunisti italiani contro i riformisti del PSI, le posizioni astensioniste di Bordiga furono criticate dallo stesso Lenin in L'estremismo: una malattia infantile del comunismo (cui Bordiga rispose negli anni cinquanta con un saggio contro i falsificatori di Lenin). Secondo alcuni gruppi politici contemporanei più o meno vicini alle posizioni di Bordiga, la storia avrebbe già dimostrato l'esattezza di queste teorie. Molto amico di Antonio Imperato, anch'egli di Ercolano, dove presso l'abitazione di quest'ultimo e in gran segreto, nel 1924 si tenne una riunione con i comunisti napoletani con la presenza tra gli altri di Antonio Gramsci.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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