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Antonio Labriola
(✶1843   †1904)

Il pensiero

Schematicamente, possiamo suddividere il percorso filosofico e politico di Labriola in tre diversi momenti: innanzitutto fu propugnatore dell'idealismo hegeliano (influenzato da Bertrando Spaventa, del quale fu allievo a Napoli); successivamente, possiamo distinguere una fase contrassegnata dal rifiuto dell'idealismo in nome del realismo herbartiano, ed infine, il momento della maturità, in cui aderisce pienamente al marxismo.

L'approccio di Labriola al marxismo è influenzato da Hegel e Herbart, per cui è più aperto dell'approccio di marxisti ortodossi come Karl Kautsky. Egli vide il marxismo non come una schematizzazione ideologica ed autonoma dalla storia, ma piuttosto come una filosofia autosufficiente per capire la struttura economica della società e le conseguenti relazioni umane. Era necessario aderire alla realtà sociale del proprio tempo storico se il marxismo voleva considerare la complessità dei processi sociali e la varietà di forze operanti nella storia. Il marxismo doveva essere inteso come una teoria ‘critica', nel senso che esso non asserisce verità eterne ed immutabili ed è pronto ad interpretare le contraddizioni sociali secondo le diverse fasi storiche, avendo al centro della sua analisi il lavoro e le condizioni dei lavoratori e dunque la concreta e materiale "prassi" umana. La sua descrizione del marxismo come "filosofia della prassi" verrà ripresa infatti nei Quaderni dal carcere di Gramsci.

In pedagogia Labriola avvertì l'esigenza collettiva dei tempi nuovi, il bisogno di una scuola popolare che servisse da reale tessuto connettivo dell'Italia post-unitaria, una lotta dunque per la civiltà, mezzo e fine dell'evoluzione morale (e complessiva) delle classi subalterne.

Nella monografia Dell'insegnamento della storia, del 1876, dedicata alle più importanti questioni della pedagogia generale, Labriola aveva asserito la centralità dell'educazione alla socialità: il metodo pedagogico doveva essere quello della ricerca critica e di dibattito e di sperimentazione, unica via capace di condurre alla padronanza del pensiero logico-razionale e in grado di formare personalità aperte alla ricerca e al confronto (non a caso i primi studi di Labriola erano stati rivolti a Socrate e al metodo socratico). Traducendo in un linguaggio pedagogico moderno, per Labriola era necessaria un'attenzione maggiore ai prerequisiti logici piuttosto che alla struttura interna disciplinare, che comunque va indagata attraverso quella che egli chiama un’epigenesi analitica.

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Celebre fu una sua conferenza tenuta nell'Aula Magna dell'Università di Roma il 22 gennaio 1888, discorso sollecitato dalla stessa Società degli Insegnanti della capitale, che poi ne curò la pubblicazione in opuscolo.

Era necessario dare concretezza a piani di istituzioni scolastiche entro le quali le didattiche si sviluppassero non da una deduzione della teoria, ma come risultato di lotte politiche, di ideali sociali, di tradizioni storiche, di condizioni ambientali. Per Labriola proprio l'azione dell'ambiente storico sociale sugli uomini e la loro reazione ad esso costituiscono il tema dell'educazione. Per cui « le idee non cascano dal cielo ». Il metodo deve partire dalla prassi, dalla pratica e non dalle idee, dai principi astratti.

Il nucleo essenziale della pedagogia della « prassi » sta nella percezione della connessione dell'opera educativa con le condizioni dello sviluppo economico-sociale.

Trockij conobbe «con entusiasmo» l'opera di Labriola nel 1898, quand'era detenuto nel carcere di Odessa. Egli scrive nelle sue memorie che «come pochi scrittori latini, Labriola possedeva la dialettica materialistica, se non nella politica, dov'era impacciato, certo nel campo della filosofia della storia. Sotto quel dilettantismo brillante c'era vera profondità. Labriola liquida egregiamente la teoria dei fattori molteplici che popolano l'olimpo della storia guidando di lassù i nostri destini». Trockij aggiunge che dopo 30 anni continuava a rimanergli in mente «il ritornello Le idee non cascano dal cielo».

Opere

Una risposta alla prolusione di Zeller, 1862
Origine e natura delle passioni secondo l’Etica di Spinoza, 1866
La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone ed Aristotele, Napoli, Stamperia della Regia Università, 1871.
Della libertà morale, Napoli, Tipografia Ferrante-Strada, 1873.
Morale e religione, Napoli, Tipografia Ferrante, 1873.
Dell'insegnamento della storia. Studio pedagogico, Roma, Loescher, 1876.
L'ordinamento della scuola popolare in diversi paesi. Note, Roma, Tip. eredi Botta, 1881.
I problemi della filosofia della storia. Prelezione letta nella Università di Roma il 28 febbraio 1887, Roma, Loescher, 1887.
Della scuola popolare. Conferenza tenuta nell'aula magna della Università (domenica 22 gennaio 1888), Roma, Fratelli Centenari, 1888.
Al comitato per la commemorazione di G. Bruno in Pisa. Lettera, Roma, Aldina, 1888.
Del socialismo. Conferenza, Roma, Perino, 1889.
Proletariato e radicali. Lettera ad Ettore Socci a proposito del Congresso democratico, Roma, La cooperativa, 1890.

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Saggi intorno alla concezione materialistica della storia
—   I, In memoria del manifesto dei comunisti, Roma, Loescher, 1895; 1902. (presente su Wikisource)
—   II, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, Roma, Loescher, 1896; 1902.
—   III, Discorrendo di socialismo e di filosofia. Lettere a G. Sorel, Roma, Loescher, 1898; 1902; a cura di B. Croce, Bari, Laterza, 1939.
—   IV, Da un secolo all'altro. Considerazioni retrospettive e presagi, Bologna, Cappelli, 1925.
L'università e la libertà della scienza, Napoli, Tipi Veraldi, 1897.
A proposito della crisi del marxismo, in "Rivista italiana di sociologia", a. 3., fasc. 3, maggio 1899.
Scritti varii editi e inediti di filosofia e politica, raccolti e pubblicati da Benedetto Croce, Bari, Laterza, 1906.
Socrate, a cura di Benedetto Croce, Bari, Laterza, 1909.
La concezione materialistica della storia, con un'aggiunta di B. Croce sulla critica del marxismo in Italia dal 1895 al 1900, Bari, Laterza, 1938.
Tre prelezioni sulla storia e il materialismo storico; In memoria del Manifesto dei comunisti, Brescia, Studio Editoriale Vivi, 1945.
Lettere a Engels, Roma, Rinascita, 1949.
Democrazia e socialismo in Italia, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1954.
Opere, a cura di Luigi Dal Pane,
—   I, Scritti e appunti su Zeller e su Spinoza (1862-1868), Milano, Feltrinelli, 1959.
—   II, La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone ed Aristotele (1871), Milano, Feltrinelli, 1961.
—   III, Ricerche sul problema della libertà e altri scritti di filosofia e di pedagogia (1870-1883), Milano, Feltrinelli, 1962.
Scritti di pedagogia e di politica scolastica, a cura di Dina Bertoni Jovine, Roma, Editori Riuniti, 1961.
Saggi sul materialismo storico, a cura di Valentino Gerratana e Augusto Guerra, Roma, Editori Riuniti, 1964; 1977; introduzione e cura di Antonio A. Santucci, 2000. ISBN 88-359-4842-8.
Il materialismo storico, antologia sistematica a cura di Carlo Poni, Firenze, Le Monnier, 1968.
Pedagogia e società. Antologia degli scritti educativi, scelta e introduzioni di Demiro Marchi, Firenze, La nuova Italia, 1970.
Scritti politici. 1886-1904, a cura di Valentino Gerratana, Bari, Laterza, 1970.
Opere, a cura di Franco Sbarberi, Napoli, Rossi, 1972.
Scritti filosofici e politici, 2 voll., a cura di Franco Sbarberi, Torino, Einaudi, 1973.
Lettere a Benedetto Croce. 1885-1904, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, 1975.
Dal secolo XIX al secolo XX. Dall'era della concorrenza al monopolio. Nascita e lotte del socialismo. IV saggio, incompiuto, della concezione materialistica della storia, Lecce, Milella, 1977.
Scritti liberali, Bari, De Donato, 1981.
Scritti pedagogici, a cura di Nicola Siciliani De Cumis, Torino, UTET, 1981. ISBN 88-02-03578-4.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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