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Arturo Onofri
(✶1885   †1928)

La terza fase

Nel 1925 Onofri scrisse il saggio 'poematico' intitolato Nuovo rinascimento come arte dell'io in cui espresse i concetti e le teorie che sottostanno alla sua futura poesia, nota col nome di Ciclo lirico della Terrestrità del sole.

Il tentativo poetico finale di Arturo Onofri è quello di descrivere e rappresentare l'uomo nel suo divenire Uomo. La raccolta poetica del 1924 intitolata Le trombe d'argento rappresenta il preludio della nuova fase, anche se occorre prendere in debita considerazione alcuni degli scritti, editi recentemente, come ad esempio Il quaderno di Positano in cui il poeta, tutt'altro che "invasato" dalle teorie steineriane, medita profondamente lo slancio drammatico che lo condurrà alla fondazione di un nuovo ordine del mondo, non più terreno ma, finalmente, celeste.

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Le singole raccolte poetiche che formano il Ciclo lirico della Terrestrità del sole rappresentano le fasi di un processo di trasformazione 'per affinamento', come è ben espresso dai titoli che lo compongono: Terrestrità del sole, in cui l'uomo prende consapevolezza di quello che è e di dove si trova; Vincere il drago è il tentativo di oltrepassare l'apparenza del mondo così come lo percepiscono gli occhi carnali; Zolla ritorna cosmo è l'innalzamento dell'uomo verso la sfera metafisica; Suoni del gral intendono registrare i suoni che avvolgono il nuovo essere che, in divenire, sarà rappresentato da Aprirsi fiore.

Le ultime 33 poesie del grande affresco del Ciclo lirico usciranno postume, così come le ultime tre raccolte menzionate in precedenza sempre edite dalle amorevoli cure della moglie Bice, col titolo assai esemplificativo della nuova condizione raggiunta dal Poeta: Simili a melodie rapprese in mondo.

Si è molto insistito delle influenze steineriane sulla poesia di Arturo Onofri del Ciclo lirico; eppure, l'esempio onofriano è inedito nella stessa 'cerchia' antroposofica in cui i poeti non giungono neppure lontanamente alla qualità espressa da Arturo Onofri nella sua poesia.

La poesia di Nicola Moscardelli, infatti, è molto più distante da quella di Onofri rispetto alla produzione di altri poeti 'metafisici' coevi come Girolamo Comi e, forse, di quanto lo saranno i poeti ermetici che di Onofri non avranno né il coraggio né la temerarietà di vedute. Forse più stile (Luzi, Bigongiari), ma privi di quell'ardore che conduceva il poeta alla dimensione sacerdotale, ad incarnare in senso sciamanico il Verbo della Parola-Logos. Egli tentò un linguaggio poetico assolutamente non innovativo (anche se non mancano alcune delle novità futuriste) ma più proprio per realizzarsi all'interno dell'intero cosmo. La tensione poematica che Onofri realizza nel Ciclo è il tentativo di recupero di una totalità drammaticamente perduta dall'arte nell'età della tecnica, ha le sue radici nella cultura romantica (Novalis, Goethe) e simbolista (Wagner) prima ancora che nelle teorie antroposofiche.

La poesia di Arturo Onofri dell'ultimo periodo ha avuto più detrattori che sostenitori. Eppure mentre i poeti del Novecento ambivano ai premi letterari, alcuni divenendo famosi per averli ottenuti, altri divenuti famosi per non averli ottenuti, l'esempio dell'integrità poetica di Arturo Onofri è forse oggi uno dei più alti esempi della poesia del Novecento italiano e, forse, europeo (Pessoa, Yeats, Ady).

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Opere

Poesia

Liriche, Roma, Vita letteraria, 1907.
Poemi tragici, Roma, Vita letteraria, 1908.
Canti delle oasi, Roma, Vita letteraria, 1909.
Disamore, Roma, Vita letteraria, 1912.
Liriche, Napoli, Ricciardi, 1914.
Orchestrine, Milano, La Diana, 1917.
Arioso, Roma, Bragaglia, 1921.
Le trombe d'argento, Lanciano, Carabba, 1924.
Terrestrità del sole, Firenze, Vallecchi, 1927
Vincere il drago!, Torino, Ribet, 1928.
Simili a melodie rapprese in mondo, Roma, Al tempio della Fortuna, 1929.
Zolla ritorna cosmo, Torino, Buratti, 1930.
Suoni del graal, Roma, Al Tempio della Fortuna, 1932.
Aprirsi fiore, Torino, Gambino, 1935.
Ritorno alla casa rustica

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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