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Carlo Cattaneo
(✶1801   †1869)

Carlo Cattaneo (Milano, 15 giugno 1801 – Lugano, 6 febbraio 1869) è stato un patriota, filosofo, politico, linguista e scrittore italiano, esponente del pensiero repubblicano federalista. Di formazione illuminista e positivista, ebbe un ruolo determinante nelle cinque giornate di Milano del 1848.

Origini e formazione intellettuale

Nato a Milano, figlio di Melchiorre, un orefice, e di Maria Antonia Sangiorgio, il piccolo Carlo trascorse gran parte della sua infanzia dividendosi tra la vita cittadina milanese e lunghi e frequenti soggiorni a Casorate, dove era spesso ospite di parenti paterni. Fu proprio durante questi soggiorni che, approfittando della biblioteca del prozio Giacomo Antonio, un sacerdote di campagna, Cattaneo si appassionò alla lettura, soprattutto dei classici.

Il suo amore per le lettere classiche lo indusse a intraprendere gli studi nei seminari di Lecco prima e Monza poi, che avrebbero dovuto portarlo alla carriera ecclesiastica, ma già all'età di diciassette anni, abbandonò il seminario per continuare la sua formazione presso il Sant'Alessandro di Milano e in seguito al liceo di Porta Nuova dove si diplomò nel 1820. La sua formazione culturale e intellettuale fu plasmata, durante gli studi superiori, da maestri quali Giambattista De Cristoforis e Giovanni Gherardini, i quali gli aprirono le porte del mondo intellettuale milanese. Grazie a queste nuove opportunità aperteglisi, oltre alla passione per gli studi classici, Cattaneo iniziò a nutrire interessi di carattere scientifico e storico.

Sempre in questo periodo furono fondamentali per la sua formazione intellettuale le letture presso la Biblioteca di Brera e il contatto con il cugino paterno Gaetano Cattaneo il quale, oltre ad essere direttore del Gabinetto numismatico, era anche un importante esponente del mondo intellettuale milanese di inizio secolo.

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Altra importanza per il percorso formativo degli interessi di Cattaneo, furono la frequentazione assidua della Biblioteca Ambrosiana, grazie alla sua parentela materna con il prefetto Pietro Cighera, e della biblioteca personale dello zio paterno Antonio Cattaneo, farmacista e studioso di chimica.

Studi e insegnamento

Nel dicembre del 1820, la Congregazione Municipale di Milano lo assunse come insegnante di grammatica latina e poi di scienze umane nel ginnasio comunale di Santa Marta dove restò per ben quindici anni. In questo stesso periodo iniziò ad approfondire le sue frequentazioni con gli intellettuali milanesi, entrando a far parte della cerchia di Vincenzo Monti e di sua figlia Costanza, di questi stessi anni sono le sue amicizie con Stefano Franscini e Giuseppe Montani.

Dopo aver iniziato a frequentare le lezioni di diritto tenute da Gian Domenico Romagnosi nella sua scuola privata, ne divenne presto amico ed allievo. Nel 1824 si laureò in Giurisprudenza presso l'Università di Pavia con il massimo dei voti.

Risale al 1822 la sua prima pubblicazione data alla stampa e apparsa sulla Antologia, si tratta di una recensione all'Assunto primo della scienza del diritto naturale di Romagnosi. Tra il 1823 e il 1824 si assenta numerose volte dal suo posto di insegnante per motivi di malattia, probabilmente per dei forti reumatismi. Tra il 1824 ed il 1826 diede alla pubblicazione le sue traduzioni dal tedesco di opere divulgative di carattere storico e geografico, frutto di una commissione governativa. In questo periodo collaborò con il suo amico Stefano Franscini per la traduzione della Storia della Svizzera pel popolo svizzero di Heinrich Zschokke, ma che venne pubblicata solo nel 1829.

Vita familiare

Nel 1825 muore il padre e suo fratello maggiore Filippo, il primogenito, gli succede nel negozio di oreficeria. In questo stesso anno Cattaneo conosce Anna Woodcock, una giovane anglosassone con la quale inizierà ad allacciare una relazione sempre più profonda.

Nel 1848 a Milano Cattaneo ottenne alcune concessioni dal vicegovernatore austriaco, subito annullate dal generale austriaco Josef Radetzky.

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Attività politica

Cattaneo e i suoi amici parteciparono e contribuirono alle cinque giornate di Milano. Ma dopo di esse, Cattaneo rifiutò l'intervento piemontese, perché considerava il Piemonte meno sviluppato della Lombardia e lontano dall'essere democratico. Cattaneo fu presidente del Consiglio di guerra di Milano, che governò insieme al Governo provvisorio fino alla caduta della città al ritorno degli austriaci.

Dopo una serie di moti popolari, nel frattempo, il 9 febbraio 1849 viene proclamata la Repubblica Romana, guidata da un triumvirato costituito da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini.

In seguito alla conclusione dei moti del 1848-1849 il Cattaneo riparò in Svizzera e si accasò definitivamente a Castagnola, quartiere di Lugano, nel villino di caccia dell'avvocato liberale radicale Pietro Peri. Qui ebbe modo di stringere maggiormente la sua amicizia con Stefano Franscini, potente politico ticinese, e di partecipare alla vita politica del Cantone e della città. Fu uno dei fondatori e il primo Rettore del Liceo di Lugano, che volle fortemente per creare un'istruzione pubblica laica libera dal giogo della Chiesa, al fine di formare quella classe borghese liberale e laica che era alla base dello sviluppo economico del resto della Svizzera. Fu amico di Luciano Manara. Nel 1860 andò a Napoli per incontrare Garibaldi, ma poi tornò in Svizzera, perché deluso dall'impossibilità di formare una confederazione di repubbliche.

Morì nel 1869 a Lugano, e pur essendo più volte eletto in Italia come deputato del Parlamento dell'Italia unificata, rifiutò sempre di recarsi all'assemblea legislativa per non giurare fedeltà ai Savoia. Il suo corpo giace nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano accanto a illustri concittadini come Alessandro Manzoni e Carlo Forlanini.

Il pensiero politico federalista

Cattaneo viene ricordato per le sue idee federaliste impostate su un forte pensiero liberale e laico. All'alba dell'Unificazione italiana, Cattaneo era fautore di un sistema politico basato su una confederazione di stati italiani sullo stile della Svizzera. Egli, infatti, avendo stretto amicizia di vecchia data con politici ticinesi come Stefano Franscini, aveva ammirato nei suoi viaggi l'organizzazione e lo sviluppo economico della Svizzera interna che imputava proprio a questa forma di governo.

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Cattaneo è più pragmatico del romantico Giuseppe Mazzini, è un figlio dell'illuminismo, più legato a Pietro Verri che a Rousseau, ed in lui è forte la fede nella ragione che si mette al servizio di una vasta opera di rinnovamento della società. Pur essendogli state dedicate numerose logge massoniche ed un monumento realizzato a Milano dal massone Ettore Ferrari, una sua lettera a Gian Luigi Bozzoni del 7 agosto 1867, consente di escludere la sua appartenenza alla massoneria, per sua esplicita dichiarazione.

Per Cattaneo scienza e giustizia devono guidare il progresso della società, tramite esse l'uomo ha compreso l'assoluto valore della libertà di pensiero; il progresso umano non deve essere individuale ma collettivo, attraverso un continuo confronto con gli altri.

La partecipazione alla vita della società è un fattore fondamentale nella formazione dell'individuo: il progresso può avvenire solo attraverso il confronto collettivo. Il progresso non deve avvenire per forza, e, se avviene, avverrà compatibilmente con i tempi: sono gli uomini che scandiscono le tappe del progresso.

Cattaneo nega l'idea di contratto sociale, gli uomini si sono associati per istinto: "la società è un fatto naturale, primitivo, necessario, permanente, universale..."; è sempre esistito un "federalismo delle intelligenze umane": è sorto perché è un elemento necessario delle menti individuali.

Pur riconoscendo il valore della singola intelligenza, afferma però, che più scambio e confronto ci sono, più la singola intelligenza diventa tollerante; in questo modo anche la società sarà più tollerante: i sistemi cognitivi dell'individuo devono essere sempre aperti, bisogna essere sempre pronti ad analizzare nuove verità.

Così come le menti si devono federare, lo stesso devono fare gli stati europei che hanno interessi di fondo comuni; attraverso il federalismo i popoli possono gestire meglio la loro partecipazione alla cosa pubblica: "il popolo deve tenere le mani sulla propria libertà", il popolo non deve delegare la propria libertà ad un popolo lontano dalle proprie esigenze.

La libertà economica è fondamentale per Cattaneo, è la prosecuzione della libertà di fare: "la libertà è una pianta dalle molte radici" e nessuna di queste radici va tagliata sennò la pianta muore. La libertà economica necessita di uguaglianza di condizioni, le disparità ci saranno ma solo dopo che tutti avranno avuto la possibilità di confrontarsi.

Cattaneo fu un deciso repubblicano e una volta eletto addirittura rinunciò ad entrare in parlamento rifiutandosi di giurare dinanzi all'autorità del Re sabaudo.

Oggi Cattaneo viene richiamato quale iniziatore della corrente di pensiero federalista in Italia.

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Opere

Interdizioni israelitiche, saggio del 1836
Psicologia delle menti associate: quest'opera non è stata completata e rimane allo stato di frammenti. Il tema dell'opera sarebbe dovuto consistere nel cercare una interpretazione sociale nello sviluppo dell'individuo.
La città considerata come principio ideale delle istorie italiane
Dell'India antica e moderna
Notizie naturali e civili su la Lombardia
Vita di Dante di Cesare Balbo
Il Politecnico, "Repertorio mensile di studi applicati alla prosperità e coltura sociale", fondato nel 1839
Dell'Insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
Opera omnia, edizione Le Monnier, 1956–1981

Bibliografia

Norberto Bobbio, Una filosofia militante: studi su Carlo Cattaneo, Einaudi, Torino 1971.
Michele Campopiano, "Cattaneo e La città considerata come principio ideale delle istorie italiane", in "Dialoghi con il Presidente. Allievi ed ex-allievi delle Scuole d'eccellenza pisane a colloquio con Carlo Azeglio Ciampi", a cura di M. Campopiano - L. Gori - G. Martinico - E. Stradella, Pisa, Edizioni della Normale, 2008, pp. 29-42
Antonio Carrannante, Carlo Cattaneo e Carlo Tenca di fronte alle teorie linguistiche del Manzoni, in «Giornale storico della letteratura italiana», 1977, fasc. 480, pp. 213-237.
Arturo Colombo, Carlo Montaleone, Carlo Cattaneo e il Politecnico, Franco Angeli Edizioni, Milano 1993.
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Carlo Lacaita (a cura di), L'opera e l'eredità di Carlo Cattaneo, Feltrinelli, Milano 1974.
Umberto Puccio, Introduzione a Cattaneo, Einaudi, Torino 1977.
Adriano Soldini (a cura di), Carlo Cattaneo nel primo centenario della morte, antologia di scritti, edizioni Casagrande, Bellinzona 1970
Antonio Gili (a cura di), Pagine storiche luganesi, anno 1, numero 1, novembre 1984, Arti grafiche già Veladini Co SA, Lugano 1984.
Carlo G. Lacaita, Economia e riforme in Carlo Cattaneo, Ibidem, 1984, 169-186.
Anna Cotti, Carlo Cattaneo in una lettera inedita di Luigi Lavizzari alla moglie Irene del 17 ottobre 1859, Ibidem, 187-190.
Romeo Astorri, «Carlo Cattaneo: studio biografico dall'Epistolario»; opera di Vittorio Michelini (Milano, NED, 1982), in Ibidem., 191-195.
Ettore Bonora"Cattaneo scrittore" in Manzoni e la via italiana al realismo, Liguori, Napoli 1989.
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Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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