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Dario Fo
(✶1926   †—)

Caratteristiche e stile

Fra le caratteristiche più note dell'opera di Fo ci sono l'anticonformismo, l'anticlericalismo e, più in generale, l'esercizio di una forte critica rivolta, attraverso lo strumento della satira, alle istituzioni (politiche, sociali, ecclesiastiche) e alla morale comune. La sua costante opposizione a ogni forma di potere costituito rende Fo non soltanto un artista "scomodo", ma l'antitesi degli intellettuali organici, tutti presi dal compito di conservare l'egemonia culturale già esistente o di crearne una alternativa. Dario Fo è ateo.

All'interno della sua vastissima produzione (circa settanta lavori), i personaggi dell'attualità, della storia o del mito sono presentati sempre in un'ottica rovesciata, opposta a quella comune (il gigante Golia è buono e pacifico, mentre Davide è un litigioso rompiscatole, Napoleone e Nelson si comportano come bambini che si fanno reciproci dispetti, ecc.). Già nei primi spettacoli compare, sia pure in embrione, quella satira fatta di smitizzanti ribaltamenti tanto frequente nei successivi lavori di Fo.

Tanto importante quanto la componente critica della satira di Fo è la capacità di costruire e mettere in scena delle perfette macchine per far ridere, sul modello delle farse e dei vaudeville (commedie brillanti) e con rimandi sia al filone popolare dei lazzi della Commedia dell'arte, sia alle gag del circo e del cinema muto. Questo è il tipo di produzione alla quale Fo si è dedicato dal 1957 al 1961. Si tratta di testi che, anche a distanza di anni, mantengono una straordinaria vis comica e che, inoltre, risultano godibilissimi alla lettura.

Fo torna sempre ad usare i meccanismi della farsa, fondendoli con una satira di rara efficacia. Rispetto alle prime commedie, però, col tempo si fanno più accentuati gli intenti satirici nei confronti del potere costituito. Lo spettacolo spesso si articola, secondo lo schema del "teatro nel teatro", in una struttura a cornice, con una storia esterna che ne contiene un'altra. La commedia si inserisce in un filone demistificatorio, ossia nel tentativo di raccontare fatti e personaggi della storia e dell'attualità secondo un'ottica alternativa (magari totalmente immaginaria), priva di quella retorica e di quegli stereotipi a cui la cultura ufficiale fa ricorso tanto di frequente. Questo è un nodo centrale nella poetica di Dario Fo, come egli stesso dichiara:

«La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune… anzi, è più vero… o almeno, più credibile.»
(da Dario Fo parla di Dario Fo, Lerici, 1977)

Un personaggio frequente nel teatro di Fo è quello del Matto a cui è permesso dire le verità scomode (vedi ad esempio Morte accidentale di un anarchico). Spesso il mondo delle commedie di Fo è popolato da personaggi "da sottobosco", visti però in chiave positiva: ubriachi, prostitute, truffatori carichi di inventiva, matti che ragionano meglio dei sani e simili. Di certo non è estranea alla scelta di questo tipo di personaggi l'influenza degli anni vissuti a Sangiano, il paese natale, che Fo descrive così:

«Paese di contrabbandieri e di pescatori, più o meno di frodo. Due mestieri per i quali, oltre a una buona dose di coraggio, occorre molta, moltissima fantasia. È risaputo che chi usa la fantasia per trasgredire la legge ne preserva sempre una certa quantità per il piacere proprio e degli amici più intimi.»
[senzafonte]

Anche la burocrazia è presa di mira: in Gli arcangeli non giocano a flipper, un personaggio scopre di essere iscritto all'anagrafe come cane bracco. Pur avendo scoperto che l'errore è frutto della vendetta di un impiegato impazzito per una mancata promozione, il protagonista è costretto dalle ferree leggi della burocrazia a comportarsi da vero cane bracco e solo dopo che, come cane randagio, sarà stato ufficialmente soppresso potrà tornare uomo e riscuotere i soldi che gli spettano. Qui la burocrazia ha una sua logica chapliniana, per cui non ciò che esiste viene annotato sulle carte, ma ciò che le carte certificano deve esistere.

Questa surreale situazione può essere vista come variazione in chiave vaudeville, de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. Non è chiaro se la parodia sia voluta o meno, ma certo è che, dopo le accuse di eccessivo cerebralismo che Fo ha sempre mosso a Pirandello, non è da escludere una deliberata volontà parodistica. Il rapporto tra Fo autore e Fo attore può essere riassunto da ciò che egli stesso scrive in un articolo nel 1962: "Gli autori negano che io sia un autore. Gli attori negano che io sia un attore. Gli autori dicono: tu sei un attore che fa l'autore. Gli attori dicono: tu sei un autore che fa l'attore. Nessuno mi vuole nella sua categoria. Mi tollerano solo gli scenografi".

Se c'è un testo che però non può prescindere dalla presenza scenica di Fo, questo è "Mistero buffo" (1969), lungo monologo in grammelot che imita il dialetto padano, che offre una versione smitizzata di episodi storici e religiosi, coerente con l'idea che "il comico al dogma fa pernacchi, anzi ci gioca, con la stessa incoscienza con cui il clown gioca con la bomba innescata". Una delle idee guida dello spettacolo è che la cultura alta abbia sempre rubato a mani basse elementi della cultura popolare, rielaborandoli e spacciandoli per propri (sul rapporto tra Fo e la cultura popolare, si veda Antonio Scuderi, Dario Fo and Popular Performance, Legas 1998 e, dello stesso autore, Le cuit et le cru: il simbolismo zoomorfico nelle giullarate di Dario Fo, nel volume Coppia d'arte citato nella bibliografia conclusiva).

Figura centrale di tutto lo spettacolo è quella del giullare, in cui Fo si identifica, rifacendosi alle origini dì questa figura come quella di colui che incarnava e ritrasmetteva in chiave grottesca le rabbie del popolo. Negli anni sessanta e settanta nella società italiana personaggi come Dario Fo e Leonardo Sciascia esplicavano, tramite l'analisi dialettica della situazione politica e socio-culturale e, soprattutto, del linguaggio eufemistico e accomodante di cui si avvale tuttora la classe politica, per mostrare il marciume, le fallacie logiche, le segrete connivenze fra le classi dominanti e i favoreggiamenti che si celano sotto il perbenismo politico.

Commedie come Morte accidentale di un anarchico (questa pièce sul decesso dell'anarchico Pinelli durante un interrogatorio in seguito alla strage di piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) è, insieme con la giullarata Mistero buffo, il capolavoro di Fo) non sono altro che il coerente accorpamento di tutti i dati e di tutte le comunicazioni ufficiali, sempre contrastanti e sconcertanti, se raccolti sistematicamente, e segno dell'arroganza del potere. Gli interventi di Fo sull'argomento sono tipici della Commedia dell'arte e della tradizione comica italiana così come della più feroce satira politica tedesca: la forma rende il testo umoristico e nel contempo mette a nudo i soprusi del potere e la crudeltà inarrestabile della burocrazia, la fabula vera e propria invece è desunta dalla realtà.

Il procedimento usato in questi casi è quello, già visto anche in altri autori, di portare alle estreme conseguenze l'affermazione dell'avversario fino a farla cadere. Qui tale tecnica è arricchita dal fatto che colui che la usa finge di stare dalla stessa parte di chi vuol sbugiardare. Gli elementi farseschi dovuti alla girandola di situazioni create dai continui cambi di identità del protagonista, servono a mantenere lo spettacolo, pur di argomento così drammatico, su quel registro comico, essenziale per Fo, al fine di evitare il rischio della catarsi e dell'indignazione (come in Pirandello).

Fo attualizza la tecnica e la figura del giullare come reincarnazione delle voci eretiche del passato, con una funzione fortemente polemica nel presente; sincronizza passato e presente realizzando un effetto straniante, usando il grottesco e la logica e, senza confondere i piani temporali, insinua nel presente un frammento di passato che ha una valenza negli avvenimenti politici contemporanei.

In un altro contesto l'opera di Fo può essere ricondotta a Pirandello, infatti i suoi personaggi si confrontano con una società snaturante e con una crisi esistenziale che li spinge a lottare per affermare le proprie ragioni e per smascherare le false verità imposte dall'alto.

Nel novembre 2009, dopo la sentenza di Strasburgo che stabilì, temporaneamente, la rimozione dei crocefissi dalle aule scolastiche, Dario Fo si schierò a favore della Corte Europea paragonando il Cristo in croce alla svastica e alla falce e martello, ovvero a simboli ideologici da rimuovere dalla società.

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La controversia sulla militanza nella R.S.I.

Nel 1975, Giancarlo Vigorelli sul quotidiano Il Giorno scrisse: «Anche Fo sa di avere in pancia l'incubo dei suoi trascorsi fascisti». Fo querelò il giornalista e il quotidiano per diffamazione e la vicenda si concluse con la pubblicazione di una rettifica. Ma il senatore Giorgio Pisanò del Movimento Sociale Italiano, storico e direttore del "Candido", documentò il trascorso repubblichino di Dario Fo, volontario nei parà e sottufficiale delle Brigate Nere, che si distinse per i rastrellamenti casa per casa nei centri vicini al Lago di Como.

Nello stesso anno, il deputato democristiano Michele Zolla presentò invano un'interrogazione al Ministro della Difesa per sapere se rispondesse a verità questo fatto. Nel 1977 Fo accusò Luigi Calabresi (da lui ribattezzato "commissario Cavalcioni"), di avere gettato dalla finestra della questura di Milano l'anarchico Pino Pinelli il giorno dopo della Strage di Piazza Fontana. In seguito attaccò il PM genovese Mario Sossi per aver fatto arrestare l'ex-comandante partigiano Giambattista Lazagna. Nello stesso anno Fo querelò per diffamazione Gianni Cerutti per aver pubblicato su II Nord un articolo che lo attaccava con parole pesanti: «A Fo non conviene ritornare a Romagnano Sesia dove qualcuno lo potrebbe riconoscere: rastrellatore, repubblichino, intruppato nel battaglione Mazzarini della Guardia Nazionale della Repubblica di Salò».

Fo rispose querelando Cerutti. Il processo di svolse a Varese dove veniva stampato Il Nord: alla prima udienza, nel febbraio 1978, messo dinanzi a una foto che lo ritraeva con la divisa della Rsi, Dario Fo si giustificò raccontando che, all'età di 18 anni, nel 1944, collaborava con il padre, esponente della Resistenza nel Varesotto. Preso tre volte dai tedeschi, e sempre scappato, si era arruolato volontario nei paracadutisti di Tradate, ma lo aveva fatto per non destare sospetti, anzi, d'accordo con i partigiani amici del padre. Il suo sogno era sempre stato quello di unirsi alla formazione militare Lazzarini, la banda partigiana terrore dei nazifascisti sulla riva orientale del Lago Maggiore. Nel frattempo a marzo il giornalista Luciano Garibaldi sul settimanale Gente pubblicò la foto di Dario Fo in divisa da parà repubblichino con le testimonianze di una decina di ex-camerati di Tradate tra cui Carlo Maria Milani secondo il quale Fo partecipò, con il compito di portare bombe, al rastrellamento della Val Cannobina per la riconquista dell'Ossola.

Nello stesso articolo è presente l'intervista dell'ex comandante partigiano Giacinto Domenico Lazzarini: «Le dichiarazioni di Dario Fo destano in me non poca meraviglia. Dice che la casa di suo padre era a Porto Valtravaglia, era un "centro" di resistenza. Strano. Avrei dovuto per lo meno saperlo. Poi dice che "era d'accordo con Albertoli" per raggiungere la mia formazione. Io avevo in formazione due Albertoli, due cugini, Giampiero e Giacomo. Caddero entrambi eroicamente alla Gera di Voldomino e alla loro memoria è stata concessa la medaglia di bronzo al valor militare. Forse Fo potrà spiegare come faceva ad essere d'accordo con uno dei due Albertoli di lasciare Tradate nel gennaio 1945, quando erano entrambi caduti quattro mesi prima. Senza dire, poi, che i cugini Albertoli erano tra i più vicini a me e mai nessuno dei due mi parlò di un Dario Fo che nutriva l'intento di unirsi alla nostra formazione [...] Se Dario Fo si arruolò nei paracadutisti repubblichini per consiglio di un capo partigiano, perché non lo ha detto subito, all'indomani della Liberazione? Sarebbe stato un titolo d'onore, per lui. Perché mai tenere celato per tanti anni un episodio che va a suo merito?».

Subito dopo, in un'intervista a La Repubblica Fo dichiarò: «Io repubblichino? Non l'ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. Fino a quando ho potuto ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera. Mi sono arruolato volontario per non destare sospetti sull'attività antifascista di mio padre, quindi d'accordo con i partigiani amici di mio padre». Le dichiarazioni di Milani e Lazzarini provocarono grande scalpore, tant'è che furono chiamati a testimoniare nel processo di Varese contro Fo il quale, dopo un acceso confronto, li denunciò per falsa testimonianza. La querela al comandante partigiano Giacinto Lazzarini provocò non poco stupore, poiché ne la biografia "La storia di Dario Fo", di Chiara Valentini, si legge che «il leggendario comandante Lazzarini fu l'idolo della mia vita».

Il processo di Varese durò un anno e si concluse il 15 febbraio 1979, dopo oltre dieci udienze, con una sentenza che assolve per intervenuta amnistia il direttore de II Nord. Nel 1979 nella sentenza fu scritto: «È certo che Fo ha vestito la divisa del paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate. Lo ha riconosciuto lui stesso - e non poteva non farlo, trattandosi di circostanza confortata da numerosi riscontri probatori documentali e testimoniali - anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell'infiltrato pronto al doppio gioco. Ma le sue riserve mentali lasciano il tempo che trovano. [...] lo rende in certo qual modo moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. È legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore».

Milani fu assolto dall'accusa di falsa testimonianza con sentenza definitiva nel 1980 perché «il fatto non sussiste». La sentenza non fu appellata e così passò in giudicato. Fo dichiarerà poi nel 2000 al Corriere della Sera:

«Aderii alla Rsi per ragioni più pratiche: cercare di imboscarmi, portare a casa la pelle. Ho scelto l’artiglieria contraerea di Varese perché tanto non aveva cannoni ed era facile prevedere che gli arruolati sarebbero presto stati rimandati a casa. Quando capii che invece rischiavo di essere spedito in Germania a sostituire gli artiglieri tedeschi massacrati dalle bombe, trovai un’altra scappatoia. Mi arruolai nella scuola paracadutisti di Tradate. Poi tornai nelle mie valli, cercai di unirmi a qualche gruppo di partigiani, ma non ne era rimasto nessuno.»

Nel 2004 Oriana Fallaci ritornerà sulla questione, attraverso numerose interviste e in particolare scrivendo ne La forza della ragione: «Fui esposta al pubblico oltraggio. Istigato, questo, da un vecchio giullare [Dario Fo] della repubblica di Salò. Cioè da un fascista rosso che prima d'essere fascista rosso era stato fascista nero quindi alleato dei nazisti che nel 1934, a Berlino, bruciavano libri degli avversari». Nel 2007 viene pubblicata l'autobiografia "Il mondo secondo Fo. Conversazione con Giuseppina Manin" edita da Guanda. Nel libro viene riaperta la questione, Dario Fo «ha fatto parte della Repubblica di Salò», osserva l'intervistatrice Giuseppina Manin, coautrice del libro. Dario Fo non si sottrae e risponde che quella «parentesi» lui non l'ha «mai negata».

Ammette di essersi arruolato «per salvare la pelle». E fa notare la differenza con un altro premio Nobel, Gunter Grass, che la sua militanza nelle Waffen-SS l'ha tenuta nascosta fino al 2006. «Quello che più mi ha colpito della sua vicenda è il fatto di aver tenuto quel segreto dentro per tutto il tempo. Grass ha convissuto con la sua colpa per oltre sessant'anni».

Cultura di massa

Dario Fo è comparso brevemente in un episodio (Accordi di bifolchi) della serie animata I Simpson, come personaggio di un cartellone teatrale.

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Opere

Sono molte le farse con cui Fo si prende gioco del mondo ecclesiastico (dal quale gli sono giunte spesso critiche) e della morale borghese, ma che sono comunque intrise di valori sociali e politici. Molte sono state ideate ed interpretate assieme a Franca Rame.
Il dito nell'occhio (1953)
Sani da legare (1954)
Teatro comico, Milano, Garzanti, 1962.
Contiene: La marcolfa, Gli imbianchini non hanno ricordi, I tre bravi, Non tutti i ladri vengono per nuocere (1958), Un morto da vendere, I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano, L'uomo nudo e l'uomo in frak, Canzoni e ballate.
Le commedie di Dario Fo, Torino, Einaudi, 1966.
Contiene: Gli arcangeli non giocano a flipper (1959); Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri (1960); Chi ruba un piede è fortunato in amore (1961); Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963); Settimo: ruba un po' meno (1964); La colpa è sempre del diavolo (1965).
Mistero buffo. Giullarata popolare in lingua padana del '400, Cremona, Tip. Lombarda, 1969.
Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso, Cremona, Tip. Lombarda, 1969.
L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone, Cremona, Tip. Lombarda, 1969.
Compagni senza censura, I, Milano, Mazzotta, 1970.
Di Fo contiene: Mistero buffo; Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso; L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000, per questo lui e il padrone.
Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente. Resistenza: parla il popolo italiano e palestinese. In appendice: documenti sulla lotta palestinese, Verona, EDB, 1970.
Morte accidentale di un anarchico. Prima rappresentazione, sabato 5 dicembre 1970 a Varese, Verona, EDB, 1970.
Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone? Lotte operaie 1911-1922, Verona, EDB, 1971.
Morte e resurrezione di un pupazzo, Verona, Sapere, 1971.
Fedayn, Verona, Sapere, 1972.
Ordine! Per DIO.OOO.OOO, Verona, Bertani, 1972.
Pum, pum! chi è? la polizia! Con cronologia storico-politica 1969-72 della strage di Stato, col Collettivo teatrale, Verona, Bertani, 1972; 1973; 1974.
Compagni senza censura, II, Milano, Mazzotta, 1973.
Di Fo contiene: Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone?; Morte accidentale di un anarchico; Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente; Fedayn.
Guerra di popolo in Cile, Milano, Mazzotta, 1973.
Ballate e canzoni, Verona, Bertani, 1974.
Non si paga, non si paga!, Milano, Collettivo teatrale La comune, 1974.
Intervista con Dario Fo; Il Fanfani rapito (1973), in Lanfranco Binni, Attento te...! Il teatro politico di Dario Fo, Verona, Bertani, 1975.
Le commedie di Dario Fo, III, Torino, Einaudi, 1975.
Contiene: Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi (1968); L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000, per questo lui è il padrone; Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso.
La giullarata, Verona, Bertani, 1975.
La marijuana della mamma è la più bella, Verona, Bertani, 1976.
Poer Nano, Milano, Ottaviano, 1976.
La signora è da buttare. [Commedia per soli clown], Torino, Einaudi, 1976. (1967)
Le commedie di Dario Fo, IV, Torino, Einaudi, 1977.
Contiene: Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente; Tutti uniti! tutti insieme!; Ma scusa quello non è il padrone?; Fedayn.
Le commedie di Dario Fo, V, Torino, Einaudi, 1977.
Contiene: Mistero buffo; Ci ragiono e canto.
Dario Fo parla di Dario Fo, intervista e saggio introduttivo di Erminia Artese, Cosenza, Lerici, 1977.
Tutta casa, letto e chiesa, con Franca Rame, Verona, Bertani, 1978.
La storia di un soldato, Milano, Electa, 1979.
Storia della tigre ed altre storie, Milano, La Comune, 1980.
Clacson, trombette e pernacchi, Milano, La Comune, 1981.
Storia vera di Piero d'Angera che alla crociata non c'era, Milano, La Comune, 1981.
Fabulazzo osceno, Milano, La Comune, 1982.
Le commedie di Dario Fo, VI, Torino, Einaudi, 1984.
Contiene: La Marcolfa; Gli imbianchini non hanno ricordi; I tre bravi; Non tutti i ladri vengono per nuocere; Un morto da vendere; I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano; L'uomo nudo e l'uomo in frak; Canzoni e ballate.
Il ratto della Francesca, Milano, La Comune, 1986.
Parti femminili. Una giornata qualunque, Una coppia aperta, con Franca Rame, Milano, La Comune, 1987.
Manuale minimo dell'attore, Torino, Einaudi, 1987. ISBN 88-06-59810-4; 1997. ISBN 88-06-14775-7.
Le commedie di Dario Fo, VII, Torino, Einaudi, 1988.
Contiene: Morte accidentale di un anarchico; La signora è da buttare. ISBN 88-06-59947-X.
Le commedie di Dario Fo, VIII, con Franca Rame, Torino, Einaudi, 1989. ISBN 88-06-11458-1.
Contiene: Venticinque monologhi per una donna.
Diario di Eva, Milano, Librolibero, 1989.
Dialogo provocatorio sul comico, il tragico, la follia e la ragione, con Luigi Allegri, Roma-Bari, Laterza, 1990. ISBN 88-420-3526-2.
La fine del mondo, Valverde, Il girasole, 1990.
Le commedie di Dario Fo, IX, Torino, Einaudi, 1991. ISBN 88-06-12271-1.
Contiene: Coppia aperta, quasi spalancata (1983).
Totò. Manuale dell'attor comico, Torino-Enna. Aleph, 1991; Firenze, Vallecchi, 1995. ISBN 88-8252-028-5.
Fabulazzo, Milano, Kaos, 1992. ISBN 88-7953-006-2.
Johan Padan a la descoverta de le Americhe, Firenze, Giunti, 1992. ISBN 88-09-00712-3; 1997. ISBN 88-09-01058-2.
L'italiana in Algeri raccontata per figure da Dario Fo. Con l'aiuto di Francesco Calcagnini e Paola Mariani. Bozzetti, figurini, disegni di regia in mostra, Pesaro, Cassa di Risparmio di Pesaro, 1994.
Le commedie di Dario Fo, X, Il papa e la strega e altre commedie, Torino, Einaudi, 1994. ISBN 88-06-13351-9.
Contiene: Fanfani rapito, Claxon trombette e pernacchi, Il ratto della Francesca, Il papa e la strega (1989).
Sesso? Grazie, tanto per gradire, con Jacopo Fo e Franca Rame, in "Sipario", n. 552, dicembre 1994.
Le commedie di Dario Fo, XI, Torino, Einaudi, 1994. ISBN 88-06-13722-0.
Contiene: Storia vera di Piero d'Angera, che alla crociata non c'era; L'opera dello sghignazzo; Quasi per caso una donna: Elisabetta.
Il diavolo con le zinne, Torino, Einaudi, 1998. ISBN 88-06-14785-4.
Marino libero! Marino è innocente!, Torino, Einaudi, 1998. ISBN 88-06-14934-2.
Le commedie di Dario Fo, XII, Torino, Einaudi, 1998. ISBN 88-06-15069-3.
Contiene: Non si paga! non si paga!; La marijuana della mamma è la più bella; Dio li fa e poi li accoppa....
Le commedie di Dario Fo, XIII, con Franca Rame, Torino, Einaudi, 1994. ISBN 88-06-15145-2.
Contiene: L'eroina; Grasso è bello!; Sesso? Grazie, tanto per gradire; Appunti e altre storie.
Lu Santo Jullare Françesco, con VHS, Torino, Einaudi, 1999. ISBN 88-06-15390-0.
La vera storia di Ravenna, Modena, Panini, 1999. ISBN 88-8193-076-5.
Teatro, Torino, Einaudi, 2000. ISBN 88-06-15615-2.
Lezione sul Cenacolo di Leonardo da Vinci tenuta da Dario Fo nel cortile della Pinacoteca di Brera a Milano il 27 maggio 1999, con VHS, San Lazzaro di Savena, Nuovi mondi, 2001. ISBN 88-900630-2-5; 2007. ISBN 978-88-8290-950-5.
L'ascensione di Alessandro Magno portato in cielo da due grifoni, illustrazioni di Rachele Lo Piano, Sinnos, 2001, ISBN9788886061544.
22 cose che la sinistra deve fare e non ha ancora fatto, con Jacopo Fo e Franca Rame, San Lazzaro di Savena, Nuovi mondi, 2002. ISBN 88-900630-4-1.
Cinquant'anni di storia italiana attraverso il teatro. Tournée 2001-2002, Viareggio, Baroni, 2002. ISBN 88-8209-207-0.
Il paese dei mezaràt. I miei primi sette anni (e qualcuno in più), Milano, Feltrinelli, 2002. ISBN 88-07-01626-5.
L'anomalo Bicefalo, con Franca Rame, Roma, L'Espresso, 2004.
Il tempio degli uomini liberi. Il Duomo di Modena, Modena, Panini, 2004. ISBN 88-8290-714-7. Caravaggio al tempo di Caravaggio, Modena, Panini, 2005. ISBN 88-8290-783-X.
Il Mantegna impossibile, Modena, Panini, 2006. ISBN 88-8290-912-3.
Bello figliolo che tu se' Raffaello, Modena, Panini, 2006. ISBN 88-8290-946-8.
L'amore e lo sghignazzo, Parma, Guanda, 2007. ISBN 978-88-6088-093-2.
Il mondo secondo Fo, conversazione con Giuseppina Manin, Parma, Guanda, 2007. ISBN 978-88-8246-888-0.
Eloisa, Milano, Corriere della Sera, 2007.
Gesù e le donne, Milano, Rizzoli, 2007. ISBN 978-88-17-01728-2.
Tegno nelle mane occhi e orecchi: Michelagniolo, Modena, Panini, 2007. ISBN 978-88-248-0340-3.
Sotto paga! Non si paga! Commedia in due atti, Torino, Einaudi, 2008. ISBN 978-88-06-19331-7.
L'Apocalisse rimandata, ovvero Benvenuta catastrofe!, Parma, Guanda, 2008. ISBN 978-88-6088-672-9.
Una vita all'improvvisa, con Franca Rame, Parma, Guanda, 2009. ISBN 978-88-6088-176-2.
Giotto o non Giotto, Modena, Panini, 2009. ISBN 978-88-570-0139-5.
Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano, Torino, Einaudi, 2009. ISBN 978-88-06-19486-4.
Correggio che dipingeva appeso in cielo, Modena, Panini, 2010. ISBN 978-88-570-0208-8.
L'osceno è sacro. La scienza dello scurrile poetico, Parma, Guanda, 2010. ISBN 978-88-6088-368-1.
La Bibbia dei villani, Parma, Guanda, 2010. ISBN 978-88-6088-679-8.
Arlecchino, con DVD, Torino, Einaudi, 2011. ISBN 978-88-06-20550-8.
Il Boccaccio riveduto e scorretto, Parma, Guanda, 2011. ISBN 978-88-6088-575-3.
Dio è nero! Il fantastico racconto dell'evoluzione, con DVD, Milano, Cortina, 2011. ISBN 978-88-6030-435-3.
Dario Fo e Franca Rame ripropongono e recitano Ruzzante, con DVD, Torino, Einaudi, 2012. ISBN 978-88-06-20358-0.
La lezione. Storie del teatro in Italia, con Giorgio Albertazzi, con 4 DVD, Milano-Roma, BUR Rizzoli senzafiltro-Rai Eri, 2012. ISBN 978-88-17-05585-7.
Il paese dei misteri buffi, Parma, Guanda, 2012. ISBN 978-88-6088-628-6.
Picasso desnudo, Modena, Panini, 2012. ISBN 978-88-570-0551-5.
Il Grillo canta sempre al tramonto - Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, Chiarlettere, 2013. ISBN 978-88-6190-429-3.
Un clown vi seppellirà, Guanda, 2013 ISBN 978-88-235-0541-4
La figlia del Papa, Chiarelettere, Milano, 2014, ISBN 978-88-6190-571-9
Ciulla, il grande malfattore, con Piero Sciotto, Guanda, Parma, 2014, ISBN 978-88-235-0952-8
C'è un re pazzo in Danimarca, Chiarelettere, Milano, 2015, ISBN 978-88-6190-654-9
Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu, con Florina Cazacu, Chiarelettere, Milano, 2015.
Razza di zingaro Chiarelettere, Milano, 2016.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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