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Federigo Tozzi
(✶1883   †1920)

Opere

La zampogna verde, Ancona, Puccini e figli, 1911.
Antologia d'antichi scrittori senesi. (Dalle origini fino a santa Caterina), Siena, Giuntini e Bentivoglio, 1913.
La città della Vergine. Poema, Genova, Formiggini, 1913.
Mascherate e strambotti della congrega dei rozzi di Siena, a cura e con prefazione di, Siena, Giuntini e Bentivoglio, 1915.
Bestie, Milano, Treves, 1917.
L'amore. Novelle, Milano, Vitagliano, 1919.
Con gli occhi chiusi. Romanzo, Milano, Treves, 1919.
Giovani. Novelle, Milano, Treves, 1920.
Ricordi di un impiegato. Opera postuma, Roma, La rivista letteraria, 1920; Milano, A. Mondadori, 1927.
Tre croci. Romanzo, Milano, Treves, 1920.
Il podere. Romanzo, Milano, Treves, 1921.
Gli egoisti. Romanzo; L'incalco. Dramma in tre atti, Roma-Milano, A. Mondadori, 1924.
Novale. Diario, Milano, A. Mondadori, 1925.
Realtà di ieri e di oggi, Milano, Alpes, 1928.
Opere complete di Federigo Tozzi
- I, Tre croci; Giovani, Firenze, Vallecchi, 1943.
- II, Il podere; L'amore, Firenze, Vallecchi, 1943.
- III, Con gli occhi chiusi; Bestie; Gli egoisti, Firenze, Vallecchi, 1950.
Nuovi racconti, Firenze, Vallecchi, 1960.
Opere, Firenze, Vallecchi, 1961-1988.
- I, I romanzi, Firenze, Vallecchi, 1961.
- II, Le novelle, 2 tomi, Firenze, Vallecchi, 1963.
- III, Il teatro, Firenze, Vallecchi, 1970.
- IV, Cose e persone. Inediti e altre prose, Firenze, Vallecchi, 1981.
- V, Le poesie, Firenze, Vallecchi, 1981.
- VI, Novale, Firenze, Vallecchi, 1984.
- VII, Carteggio con Domenico Giuliotti, Firenze, Vallecchi, 1988.
Adele. Frammenti di un romanzo, Firenze, Vallecchi, 1979.
Opere. Romanzi, prose, novelle, saggi, Milano, A. Mondadori, 1987. ISBN 88-04-22666-8.
Barche capovolte, Firenze, Vallecchi, 1993.

Le opere di Federigo Tozzi esigono una certa maturità di lettura. Gli ostacoli che si trovano nella sua prosa spesso impediscono una lettura gradevole; talvolta è scostante, non fa nulla per incantare il lettore. Il principale ostacolo è la profonda tristezza del mondo che descrive. Tozzi richiede collaborazione per superare questa barriera e per entrare nella sua poetica; mette di fronte il lettore, in prima persona, attraverso gli occhi dei contadini, a esperienze di vita dei campi.

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Con gli occhi chiusi

Federico Tozzi iniziò il romanzo nel 1909, lavorandoci a più riprese, riuscendo finalmente a farlo stampare solo nel 1919 presso l'editore Treves. È il più vicino al frammentismo vociano. Esso narra la storia di Pietro Rosi, un giovane debole e introverso; il padre è il proprietario di una trattoria e di un podere e lo disprezza, considerandolo un inetto. Pietro ha una contrastata relazione con Ghisola, una povera contadina che vive presso gli zii, salariati del padre. L'amore di Pietro per Ghisola non decolla e, dopo alterne vicende,i suoi sentimenti per lei svaniranno.

Il romanzo ha una struttura narrativa spesso definita "imperfetta". A volte infatti sembra smarrire il filo logico con distrazioni e digressioni. Non c'è più una gerarchia di momenti privilegiati o secondari. I personaggi sono studiati attraverso la psiche: non hanno spina dorsale, né scheletro o impalcatura; tra loro manca solidarietà. I personaggi principali risultano addirittura sfocati. L'andamento della vicenda procede per salti e scarti repentini, seguendo, come nei romanzi di Svevo, ciò che detta la coscienza.

La trama sembrerebbe rivelare un profonda concezione pessimistica della vita: tra i personaggi regna l'incomunicabilità, in tutto il romanzo è forte la presenza del male.

In realtà, in una prospettiva religiosa e non psicanalitica devono essere ricondotti tutti i grandi temi del romanzo: l'incomunicabilità degli individui, che rende infernale la condizione umana, il mistero di ogni atto. D'altra parte lo stesso titolo Con gli occhi chiusi deriverebbe da un passo del De imitatione Christi: "Beati gli occhi che sono chiusi alle cose esteriori", per cui essi si aprono soltanto dinanzi alla visione delle cose più profonde. Piuttosto che come segno di inettitudine, avere gli occhi chiusi andrebbe interpretato come capacità di aprirsi ad una dimensione altra e conoscibile appieno esclusivamente attraverso il cuore.

Con gli occhi chiusi ottenne, come tutte le opere di Tozzi, un riconoscimento critico piuttosto limitato, benché gli scrittori di Solaria e Campo di Marte avessero segnalato il romanzo. Insieme a Tre croci il romanzo fu apprezzato per la modernità degli approfondimenti psicologici. L'affermazione dell'opera avvenne solo negli anni Sessanta, quando ebbe una giusta diffusione.

Tre croci

Il romanzo fu apprezzato più dal pubblico che dalla critica e mise in ombra Con gli occhi chiusi. La critica, invece, considera "Tre croci" meno poetico del precedente, ma più epico perciò più attraente per i lettori. Come dice Carlo Cassola:

«Sono soprattutto due i romanzi importanti di Federigo Tozzi: Con gli occhi chiusi e Tre Croci. I letterati preferiscono il primo; la gente comune il secondo. Il primo romanzo non diventerà mai popolare; il secondo lo diventerà, quanto meno ha i numeri per diventarlo.
La gente comune ama i romanzi, e Tre Croci è più romanzo di Con gli occhi chiusi. Con gli occhi chiusi è più poetico, ma meno epico dell'altro.
A questo punto mi accorgo che è necessaria una spiegazione generalissima: in che consiste la differenza tra le due fondamentali espressioni letterarie, la lirica e l'epica? Uso apposta la parola epica, benché ai nostri tempi la sola forma dell'epica sia la narrativa, perché nessuno possa cavarsela dicendo che la prima è in versi e la seconda in prosa.
Certo che il romanzo è in prosa; ma il poema epico, che lo ha preceduto nel tempo, assolvendo la stessa funzione? La Commedia, tanto per fare un solo esempio, è in versi, eppure non ha niente a che vedere col Canzoniere del Petrarca, e con la stessa poesia amorosa di Dante. Quest'ultima appartiene al genere lirico, mentre la Commedia all'epico.
Allora, qual è la differenza? Che il poeta lirico parla di sé, mentre il poeta epico parla degli altri. Bisogna però che questi altri non siano proiezioni dell'autore, come accadde per parecchio tempo allo stesso Tozzi.»
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Il podere

In questo romanzo Tozzi cerca di recuperare, pur senza rinnegare le sue precedenti innovazioni, uno stile e una forma più tradizionali. Descrive un mondo di ansia, angoscia e paura determinato dall'impatto con la realtà che è minacciosa, incombente, aggressiva. È un mondo fatto di traumi, ferite sempre aperte, lesioni profonde della personalità. I personaggi non ne hanno la cognizione, ma ne vengono influenzati e si comportano illogicamente grazie a questi impulsi inconsci.

Il protagonista è Remigio, che alla morte del padre riceve in eredità un podere, contesogli sia dalla matrigna che dalla vecchia amante del padre. È essenzialmente la storia di un inetto che subisce la crudeltà umana: Remigio infatti respinge il modello propostogli dal padre ma non sa trovare una valida alternativa, per cui non riesce ad essere un buon padrone, non sa comandare e farsi rispettare dai suoi sottoposti. Tutti sono contro di lui perché secondo la loro ottica chi non sa amministrare è un pericolo sociale e come tale deve essere allontanato il più presto possibile. Alla fine, uno di loro, Berto, che lo odia apparentemente senza ragione, lo uccide.

Bestie

Si tratta di una raccolta di 69 frammenti o aforismi, che hanno una sola cosa in comune: in ognuno di questi brevi racconti compare, in maniera anche casuale e marginale, un animale. Per capire il senso globale dell'opera, occorre tenere presenti l'aforisma iniziale e quello finale, che definiscono quelli intermedi. Questi due frammenti sono infatti caratterizzati dalla presenza dell'unico animale che, all'interno della raccolta, sembra essere stato investito di un valore simbolico: l'allodola, che rappresenterebbe un bisogno di elevazione, di senso, di accordo con la natura. Nel primo frammento viene descritta la difficoltà dell'allodola a vivere in un mondo dominato dall'uomo; nell'ultimo è presente un appello all'animale perché ritorni nell'anima. Gli aforismi intermedi, privi dell'allodola, diventano delle allegorie vuote, che sottolineano il bisogno di significato e l'impossibilità di ottenerlo. "Bestie" è quindi un'opera che esprime la frammentarietà e l'assurdità della vita.

Giovani

Approntata dall’autore stesso, ma uscita postuma nel 1920 presso Treves a pochi mesi dalla sua morte, questa scelta di novelle copre il periodo della maturità di Tozzi e della sua ormai avviata affermazione nel mondo letterario italiano, che, se la morte prematura non lo avesse sorpreso, si sarebbe evoluta in sicura preminenza.

Ma già la nutrita produzione nel breve arco della sua vita, sia nell’ambito dei romanzi, sia in quello delle novelle, configura Tozzi come uno dei massimi narratori italiani. Autore poco adattabile ad un gusto facile di lettore, impietoso e crudo come pochi altri nel disvelamento della condizione umana, senza l’attenuazione del (pur amaro) riso pirandelliano o dell’ironia sveviana, refrattario ad ogni rigida determinazione critica, Tozzi, nelle sue novelle, manifesta una rara forza espressiva, nonché una virtù innovativa sia nella trattazione dei temi e dei personaggi, che nella strutturazione formale del narrare. Di tali qualità è ottimo esempio la raccolta di "Giovani".

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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