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Gaetano Salvemini
(✶1873   †1957)

Professore all'Università di Harvard

Arthur Meier Schlesinger Sr., presidente del dipartimento di storia dell'Università di Harvard degli Stati Uniti d'America, nel 1929 invitò Gaetano Salvemini a insegnare a Harvard e Salvemini dal 1933 fu membro a pieno titolo del dipartimento, ottenendo una cattedra di storia della civiltà italiana e prendendo anche la cittadinanza statunitense.

A partire dal 1943 pubblicò Le lezioni di Harvard sulle Origini del fascismo in Italia. Destinate a suoi studenti americani, esse chiarificavano e rendevano più comprensibili situazioni e fenomeni della storia italiana, con un'esposizione di straordinaria nitidezza, facendo di quest'opera uno strumento prezioso per coloro che non conobbero il fascismo. Le lezioni hanno un tono più meditato e meno polemico rispetto ad altri scritti precedenti sul fascismo; quest'opera costituisce quindi il pensiero salveminiano più maturo intorno al fascismo, riconfermando l'idea di Salvemini che l'insegnamento della storia sia il più valido strumento di libera educazione civile.

Salvemini fu inoltre una figura familiare negli anni della gioventù di Arthur Schlesinger Jr., redattore dei discorsi elettorali detti allora della Nuova Frontiera per John F. Kennedy.

Profonda, pur con molti dissensi, l'amicizia che lo legò in questi anni a un altro grande esule antifascista: don Luigi Sturzo, fondatore del Ppi, testimoniata da un fitto carteggio. Fu inoltre in rapporti di reciproca stima con Arturo Toscanini.

Professore itinerante

Durante la seconda guerra mondiale Salvemini tenne negli USA, in Gran Bretagna e in Francia, conferenze e lezioni universitarie, si batté per una politica contro fascismo, comunismo, clericalismo e monarchia italiana. Nel 1939 fondò la Mazzini Society, insieme con un gruppo di aderenti a GL, di repubblicani e antifascisti democratici, tra cui Lionello Venturi, Giuseppe Antonio Borgese, Randolfo Pacciardi, Michele Cantarella, Aldo Garosci, Carlo Sforza, Alberto Tarchiani e Max Ascoli. La loro posizione era contraria alla monarchia e all'accordo stipulato a Tolosa fra comunisti, socialisti e altri aderenti a GL.

In questo periodo di esilio Salvemini pubblicò vari volumi in lingua inglese, tra i quali The Fascist Dictatorship in Italy (1928), Under the Axe of Fascism (1936) e Prelude to World War II.

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Professore a Firenze

Tornato in Italia nel 1949 riprese l'insegnamento all'Università di Firenze e continuò a vari livelli la sua lotta politica, ispirata a una visione laica della vita, all'avversione contro dogmatismi e fumosità ideologiche, contro la burocrazia, il clericalismo e lo statalismo, quale fautore di un riformismo democratico, in comunità d'intenti con Ernesto Rossi. Si oppose al governo democristiano e al Fronte Democratico Popolare, sostenendo la necessità di abrogare il Concordato e i Patti Lateranensi e difendendo la scuola pubblica contro le riforme, da lui giudicate reazionarie, dei governi.

Morte

Nel 1955 ottenne dall'Accademia dei Lincei il premio internazionale Feltrinelli per la storia e la laurea honoris causa dall'Università di Oxford. Morì a Sorrento, dove oggi è presente un liceo scientifico a lui dedicato, il 6 settembre 1957. È sepolto a Firenze, nel prato d'onore del Cimitero di Trespiano (Firenze).

Eredità

Dal 1998 i documenti digitalizzati dell'archivio Salvemini sono stati resi disponibili in rete a cura dello storico Roberto Vivarelli e dell'archivista Stefano Vitali.

Pensiero


Sulla politica

Membro non allineato del Partito Socialista, Salvemini rimase sempre indipendente nelle proprie opinioni rispetto a quelle della maggioranza: la sua concezione politica era originale, e a un convinto socialismo di tendenza meridionalista che affondava le proprie radici nel radicalismo repubblicano risorgimentale, egli affiancava un deciso liberismo economico, in polemica con il protezionismo e lo statalismo. Il suo fu perciò un singolare caso di socialismo liberale, che anticipò le idee dei fratelli Rosselli. Il suo anticlericalismo, motivato oltre che dalla difesa dello Stato laico anche da una profonda avversione per la religione cattolica in generale (nonostante la vicinanza a eminenti personaggi del mondo cattolico come don Sturzo, o Arturo Carlo Jemolo), era accompagnato da un parallelo anticomunismo, che lo portò a opporsi alla scelta del PSI, che era stato il suo partito, di allearsi con il PCI in vista delle elezioni del 1948, oltre che da un antifascismo che non vacillò nemmeno negli anni del massimo consenso del regime mussoliniano. Nonostante la propria profonda avversione per il clericalismo e il partito cattolico, proprio per quest'ultimo Salvemini inviterà a votare in un momento difficile della vita politica nazionale: a lui si rifarà anni dopo il giornalista Indro Montanelli con la sua celeberrima frase "Turatevi il naso, ma votate DC!".

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Sulla pubblica istruzione


«La politica scolastica del partito clericale non può essere in Italia che una sola: deprimere la scuola pubblica, non far nulla per migliorarla e più largamente dotarla; favorire le scuole private confessionali con sussidi pubblici, e con sedi d'esami, con pareggiamenti; rafforzata a poco a poco la scuola privata confessionale e disorganizzata la scuola pubblica, sopprimere al momento opportuno questa e presentare come unica salvatrice della gioventù quella. Programma terribilmente pericoloso perché non richiede nessuno sforzo di lotta attenta ed attiva ma solo di una tranquilla e costante inerzia, troppo comoda per i nostri burocrati e per i nostri politicanti, troppo facile per l'oligarchia opportunista che ci sgoverna.»

(Gaetano Salvemini, Che cosa è la laicità (1907), in Scritti sulla scuola, in Opere, Vol. V, a cura di L. Borghi e B. Finocchiaro, Milano, Feltrinelli, 1969, cit., p. 891)


Sulla storiografia


«Storici risorgimentalisti si nasce o si diventa? Ovviamente, con un Risorgimento non del tutto concluso, si diventa. Emblematico il caso di Gaetano Salvemini che, prima di occuparsi da par suo delle vicende dell'unificazione italiana, si è imposto come capofila del rinnovamento della storiografia medievale italiana. In quel 1899 in cui esce il suo capolavoro Magnati e popolani a Firenze dal 1280 al 1285 Salvemini fa uscire anche I partiti politici italiani nel secolo XIX. È il primo lavoro di una serrata serie di saggi che, dopo il Mazzini (1905) e La Triplice Alleanza (1916-17), culminerà nel 1925 con L'Italia politica del XIX secolo. La stessa acribia con cui ha lavorato sulle fonti medievali la riversa su vicende assai più vicine e che coinvolgono il suo impegno politico, senza tuttavia derogare mai da un rigore storiografico ammirevole. "L'imparzialità - ammonisce - è un sogno. La probità un dovere"».

Poiché gli studi di storia diplomatica erano "monopolio di esponenti politici e giornalisti" e i tentativi di "vere storie ufficiali della politica estera furono criticati negli ambienti accademici, che lamentavano l'indisponibilità delle fonti", è rimarchevole la posizione di Salvemini: "pur riconoscendo l'interesse dello Stato alla tutela del segreto diplomatico, sosteneva, e non si poteva dargli torto, che una cautela di questo genere era giusta finché valeva per tutti gli studiosi".

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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