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Italo Calvino
(✶1923   †1985)

La famiglia Calvino non ha una fede religiosa, e per quei tempi manifestare un certo atteggiamento agnostico comportava almeno l'appellativo di "anticonformisti". Segno che Calvino ricorderà poi quale elemento di formazione importante, per averlo presto svezzato ai sentimenti della tolleranza e della diversità, con la conseguenza di predisporlo al costante confronto con le ragioni dell'altro. "Non credo che questo mi abbia nuociuto: ci si abitua ad avere ostinazioni nelle proprie abitudini, a trovarsi isolati per motivi giusti, a sopportare il disagio che ne deriva, a trovare la linea giusta per mantenere posizioni che non sono condivise dai più. Ma soprattutto sono cresciuto tollerante verso le opinioni altrui, particolarmente nel campo religioso (...). E nello stesso tempo sono rimasto completamente privo di quel gusto dell'anticlericalismo così frequente in chi è cresciuto in mezzo ai preti".

In questi anni il giovane Calvino si avvicina alla lettura di opere letterarie che stimolano il suo interesse verso lo "spirito d'ironia sistematica" che trova nelle pagine delle riviste umoristiche come "Bertoldo", "Marc'Aurelio", "Settebello" libere dalla retorica del regime. Si diverte a disegnare vignette e fumetti e si appassiona al cinema. "Ci sono stati anni in cui andavo al cinema quasi tutti i giorni e magari due volte al giorno, ed erano gli anni tra diciamo il Trentasei e la guerra, l'epoca insomma della mia adolescenza".

Sono questi i semi culturali e storici di quella formazione che il giovane Calvino più tardi tradurrà in una scrittura capace di spaziare dalla saggistica politica a quella letteraria e teatrale; dal racconto impegnato, a quello ironico e umoristico; dalla pungente critica sociale, alla sceneggiatura di testi teatrali, finanche alla composizione di poesie.

Ma proprio quando l'età gli darebbe occasione di gustare appieno quella grande ricchezza cosmopolita e culturale che si addensa nel circondario di Sanremo in quegli anni, la guerra mondiale sconvolge la vita di provincia, e destina Calvino a una serie di vicissitudini, dai toni anche drammatici, capaci però di saldarsi con l'apertura di vedute maturata nell'infanzia, forgiando così l'impegno politico che Calvino esprimerà in forma di partecipazione e di scrittura. L'estate in cui Calvino afferma di uscire dall'infanzia definitivamente, per diventare un giovane spensierato, è quella del 1938, preludio allo scoppio della guerra. "L'estate in cui cominciavo a prender gusto alla giovinezza, alla società, alle ragazze, al libri, era il 1938: finì con Chamberlain e Hitler e Mussolini a Monaco. La "belle époque" della Riviera era finita (...)".

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La giovinezza (1938-1943)

«Avevamo vent'anni oltre il ponte / oltre il ponte che è in mano nemica / vedevamo l'altra riva, la vita / tutto il bene del mondo oltre il ponte / tutto il male avevamo di fronte / tutto il bene avevamo nel cuore / a vent'anni la vita è oltre il ponte / oltre il fuoco comincia l'amore»
(Italo Calvino, Oltre il ponte)

La posizione ideologica di Calvino non ha fino allo scoppio della guerra, come lo stesso dichiara, un indirizzo ben definito. "Fino a quando non scoppiò la seconda guerra mondiale, il mondo mi appariva un arco di diverse gradazioni di moralità e di costume, non contrapposte ma messe l'una a fianco dell'altra (...). Un quadro come questo non imponeva affatto delle scelte categoriche come può sembrare ora".

Scopre in questo periodo l'interesse per la scrittura e inizia a scrivere poesie, brevi racconti, testi teatrali e coltiva la passione per il disegno, soprattutto per la caricatura e la vignetta. Tra la primavera e l'estate del 1940 alcune sue vignette saranno pubblicate, con la firma di Jago, sul "Bertoldo" di Giovanni Guareschi nella rubrica "Il Cestino".

Dopo aver completato gli studi presso il ginnasio-liceo G.D. Cassini, si iscrive alla facoltà di Agraria presso l'Università di Torino dove il padre era incaricato di Agricoltura tropicale. Sostiene con successo ma senza convinzione quattro esami del primo anno, senza però inserirsi nell'ambiente universitario rimanendo estraneo ai fermenti che stanno maturando nell'ambiente dei Guf e continuando a coltivare quelli che sempre più marcatamente appaiono come i suoi veri interessi: la letteratura, il cinema, il teatro. Scrive alcune recensioni di film e nell'estate del 1941 il "Giornale di Genova" gliene pubblicherà un paio tra cui quella di San Giovanni decollato che vede come protagonista Totò.

Scrive nel 1942 La commedia della gente, un lavoro teatrale per un concorso del Teatro nazionale dei Guf di Firenze che sarà in seguito segnalata dalla giuria e nello stesso anno raccoglie i suoi primi racconti giovanili con il nome di Pazzo io o pazzi gli altri che presenterà alla casa editrice Einaudi ma senza successo, dove parla di un "ordigno incommensurabile" che avrebbe spazzato via l'umanità, anticipando di qualche anno l'impiego delle bombe atomiche.

L'ambiente culturale di Torino, che Calvino frequenta assiduamente, ed i fermenti politici di contrapposizione al regime, più che mai vivi nel capoluogo piemontese, fondono in lui letteratura e politica. Grazie all'amicizia ed ai suggerimenti di Eugenio Scalfari (già suo compagno al liceo), focalizza i suoi interessi sugli aspetti etici e sociali che coltiva nelle letture di Montale, Vittorini, Pisacane. Nel 1943 si trasferisce alla facoltà di Agraria e Forestale di Firenze, dove sostiene pochi esami. Frequentatore assiduo della biblioteca del Gabinetto Vieusseux comincia a definire in modo più preciso le sue scelte politiche. Nel campo militare di Mercatale di Vernio, gli giunge la notizia dell'incarico dato a Pietro Badoglio di formare un nuovo governo e viene a conoscenza della destituzione e dell'arresto di Mussolini.

Dopo l'otto settembre, per sfuggire alla leva della repubblica di Salò, trascorse diversi mesi nascosto cercando di allontanare il senso di solitudine con intense letture che influenzeranno la sua vocazione di scrittore.

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La Resistenza (1943-1945)

Il 9 agosto 1943 torna a Sanremo. All'indomani dell'uccisione del giovane medico e comandante partigiano Felice Cascione per mano fascista, avvenuta nel gennaio del 1944, Calvino aderisce assieme al fratello Floriano alla seconda divisione d'assalto partigiana "Garibaldi" intitolata allo stesso Cascione. Egli, in una risposta al questionario di un periodico milanese, "Il Paradosso", si definisce un anarchico, "La mia scelta del comunismo non fu affatto sostenuta da motivazioni ideologiche. Sentivo la necessità di partire da una "tabula rasa" e perciò mi ero definito anarchico (...). Ma soprattutto sentivo che in quel momento quello che contava era l'azione; e i comunisti erano la forza più attiva e organizzata" Ma proprio grazie all'esperienza di quegli anni di clandestinità imparerà ad ammirare l'organizzazione partigiana comunista oltre alla particolare forza di spirito che animava i suoi uomini. In una lettera all'amico Scalfari dirà "La mia vita in quest'ultimo anno è stato un susseguirsi di peripezie (...) sono passato attraverso una inenarrabile serie di pericoli e di disagi; ho conosciuto la galera e la fuga, sono stato più volte sull'orlo della morte. Ma sono contento di tutto quello che ho fatto, del capitale di esperienze che ho accumulato, anzi avrei voluto fare di più".

Il 17 marzo 1945, quando ormai gli alleati sono in Italia, Calvino è protagonista attivo nella battaglia di Baiardo, una delle ultime battaglie partigiane. Ricorderà l'evento nel racconto Ricordo di una battaglia, scritto nel 1974. (Il suo nome da partigiano era "Santiago", dal nome del paesino cubano - Santiago de Las Vegas, vicino all'Avana - dove egli era nato 20 anni prima).

L'esperienza partigiana sarà alla base del suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno e della raccolta di racconti Ultimo viene il corvo. Nonostante lo stile neorealistico di questi romanzi giovanili, profondamente differente da quello del Calvino maturo e successivamente abbandonato, sono tuttavia già presenti, sia pure allo stadio embrionale, alcuni elementi che caratterizzeranno la produzione successiva, in particolare la dimensione fantastica e la visione dal punto di vista del narratore, in questo caso gli occhi di un bambino.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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