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Paolo Volponi
(✶1924   †1994)

Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature.

Nacque a Urbino nel 1924; il padre era proprietario di una piccola fornace per laterizi, la madre proveniva da una famiglia di piccoli possidenti agricoli. Frequentò negli anni quaranta il Liceo Classico Raffaello e nel 1943 si iscrisse a Legge nella nascente Libera Università di Urbino dove nel 1947 ottenne la laurea, dopo una breve esperienza partigiana sugli Appennini.

Determinante per la sua carriera è stato l'incontro, avvenuto nel 1950, grazie al critico Franco Fortini, con l'imprenditore Adriano Olivetti, che con la sua visione sociale e solidaristica dello sviluppo industriale lo convinse a farsi assumere presso un ente di assistenza sociale, per il quale compì inchieste sull'evoluzione economica del Sud, lavorando a Roma a partire dal 1953.

Nel 1956 entrò alla Olivetti di Ivrea prima come collaboratore e poi come direttore dei servizi sociali, e dal 1966 al 1971 tenne la direzione dell'intero settore delle relazioni aziendali. Successivamente si trasferì a Torino, dove dal 1972 avviò una consulenza con la Fiat per i rapporti tra fabbrica e città in un momento particolarmente difficile per la vita nella provincia torinese.

Nel 1975 divenne presidente della Fondazione Agnelli, ma fu costretto a lasciare tale incarico per la sua adesione al Partito Comunista Italiano, sgradita ai vertici della Fiat. Dopo essere stato assistente della società Finarte a Milano aderì da indipendente al PCI per il quale divenne senatore nel 1983. Divenne anche presidente della Cooperativa soci dell'Unità, promuovendo con il giornale una fitta rete di iniziative fra cui un convegno nazionale su Pier Paolo Pasolini a Bologna, nel 1987. Da questa esperienza nacque l'associazione Casa dei pensieri in seguito diretta da Davide Ferrari.

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Il 3 settembre 1989, il figlio Roberto rimase vittima nel disastro aereo del Volo Cubana T1281 avvenuto a L'Avana.

Di fronte alla crisi della sinistra degli anni ottanta Volponi si oppose alla dissoluzione del PCI e nel 1991, al momento della nascita del Partito Democratico della Sinistra, aderì al nuovo gruppo di Rifondazione Comunista, che a suo avviso "manteneva viva la speranza di un mondo più giusto e più razionale". Eletto deputato nazionale alle elezioni politiche del 1992 con 4.486 voti nella circoscrizione Ancona-Pesaro-Macerata-Ascoli Piceno, morì due anni dopo all'ospedale regionale di Ancona a causa di una malattia che lo colpì ai reni.

Le opere

L'attività letteraria di Volponi prese avvio nel 1948, anno della pubblicazione de Il ramarro, raccolta di poesie sospese tra tardo ermetismo e neorealismo. Le opere successive (L'antica moneta del 1955; Le porte dell'Appennino del 1960, per il quale ottenne il premio Viareggio per la poesia, e Foglia mortale, stampata in edizione ridotta nel 1974) denotano un nuovo stile narrativo, paragonabile al poemetto, in cui Volponi cerca nel paesaggio campagnolo e contadino i segni del difficile rapporto tra l'io e la realtà.

L'opera narrativa invece iniziò nel 1962 con il Memoriale, incentrato sulla contrapposizione operai-imprenditori negli anni sessanta. Dopo il tentativo, abbandonato dallo stesso autore, di creare un "romanzo di formazione" (che si sarebbe dovuto intitolare Repubblica borghese) Volponi scrisse nel 1965 il romanzo La macchina mondiale, con cui vinse il premio Strega: basato sulla storia di un proprietario terriero costretto a comparire in tribunale perché accusato di violenza domestica dalla moglie, con esso l'autore si pone degli interrogativi che assillano l'uomo da sempre e li svolge cercando delle risposte che non siano sempre le stesse, e soprattutto che siano prive esse stesse dal generare ulteriori dubbi; vi è contenuta una concezione deistica dell'universo, in cui l'uomo è osservato nel suo muoversi e agitarsi verso la meta dai medesimi che si sono divertiti a crearlo, non si sa con quanto piacere o con quanto sarcasmo, allo stesso modo che un uomo guarda, compiaciuto ed ironico ad un tempo, alla fatica che le numerose formiche sopportano per dare un senso alla loro vita.

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Dopo Corporale (1974), ampio romanzo in cui il protagonista (l'intellettuale Gerolamo Aspri) dopo brutte esperienze in fabbrica ed in città parte alla conquista della realtà, Volponi tentò varie strade letterarie, frutto di sperimentazioni in gran parte davvero vissute.

Con Le mosche del capitale (1989), narra la vita di un manager democratico ed aperto, il professor Bruto Saraccini, la cui genialità viene schiacciata in azienda dalle cieche logiche di potere e di guadagno. Il titolo di quest'opera allude ai dirigenti industriali di alto livello che, con apparente leggerezza ma con profonda volgarità, rifiutano i sentimenti e la democrazia in nome del Dio denaro. Parzialmente autobiografico, infine, è il romanzo con il quale Volponi vinse per la seconda volta il premio Strega, La strada per Roma (1991), rifacimento aggiornato del romanzo di formazione Repubblica borghese, che narra la vicenda di un giovane uomo il quale, stanco della routine di Urbino, si trasferisce a Roma, dove vive le speranze e le illusioni della grande città.

L'ideologia

L'opera e la vita di Paolo Volponi testimoniano il suo personale rapporto con la realtà contemporanea, con i suoi aspetti essenziali e determinanti: la letteratura è per lui un modo per investire il mondo con una soggettività risentita ed appassionatanonchiaro, per dichiarare l'esigenza di una razionalità capace di affermare le più integrali possibilità dell'uomo e di mirare ad una libera espansione delle sue facoltà corporee e mentali, a uso positivo del lavoro, della scienza e della tecnica.

L'adesione all'umanesimo, effettuata dal Volponi durante la sua giovinezza ad Urbino, non venne mai meno nella sua produzione letteraria, e venne affiancata nella maturità da un forte impegno politico a sinistra, con una disponibile attenzione alle forme della modernità.

Convinto della possibilità che la società industriale ha di evolversi in modo democratico, soprattutto durante gli anni della maturità egli vide nel comunismo il mezzo ideologico che le grandi e povere masse di uomini sfruttati dall'industria hanno per liberarsi dal giogo del capitalismo: ciò nonostante, egli considerò positiva l'industrializzazione (ovvero il "boom economico") che l'Italia stava attraversando negli anni cinquanta e sessanta, entrando per questo soventemente in polemica con Pier Paolo Pasolini, di parere opposto.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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