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Pellegrino Artusi
(✶1820   †1911)

Pellegrino Artusi (Forlimpopoli, 4 agosto 1820 – Firenze, 30 marzo 1911) è stato uno scrittore, gastronomo e critico letterario italiano.

Figlio di un droghiere benestante, Agostino (detto Buratèl, cioè "piccola anguilla") e di Teresa Giunchi, Pellegrino Artusi nacque in una famiglia numerosa: 12 fratelli; fu chiamato Pellegrino in onore del santo forlivese Pellegrino Laziosi.

Come molti ragazzi di buona famiglia, compì gli studi nel seminario della vicina Bertinoro, nel forlivese.

Negli anni tra il 1835 e il 1850, Artusi frequentò ambienti studenteschi bolognesi (in un brano di una sua opera afferma che era iscritto all'università).

Nella locanda «Tre Re» fece la conoscenza del patriota Felice Orsini, di Meldola, località anch'essa presso Forlì.

Tornato nel suo paese natale, intraprese la professione del padre, ricavandone un certo profitto, ma la vita della famiglia Artusi venne sconvolta per sempre dall'incursione del 25 gennaio 1851 a Forlimpopoli del brigante Stefano Pelloni, detto il Passatore. Costui prese in ostaggio, nel teatro della città, tutte le famiglie più in vista, rapinandole una per una. Fra le famiglie rapinate vi fu anche quella di Pellegrino Artusi. Terminata la raccolta del bottino, gli efferati banditi stuprarono alcune donne, e tra queste Gertrude, sorella dell'Artusi che impazzita per lo shock, dovette essere ricoverata in manicomio.

L'anno dopo, tutta la famiglia si trasferì a Firenze. Qui Pellegrino si dedicò all'intermediazione finanziaria; contemporaneamente sviluppò le sue grandi passioni: la letteratura e l'arte della cucina.

Sposate le sorelle e morti i genitori, poté vivere di rendita grazie alle tenute che la famiglia possedeva in Romagna (a Borgo Pieve Sestina di Cesena e Sant'Andrea di Forlimpopoli).

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Acquistò una casa in piazza D'Azeglio a Firenze, dove tranquillamente condusse la sua esistenza fino al 1911, quando morì, a 90 anni.

Celibe, visse con un domestico del suo paese natale e una cuoca toscana, Marietta.

Riposa nel cimitero di San Miniato al Monte.

La sua opera più famosa è La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene. Il titolo è di chiara matrice positivistica. Artusi, ammiratore del fisiologo monzese Paolo Mantegazza, esaltava il progresso ed era fautore del metodo scientifico, metodo che applicò nel suo libro. Il suo, infatti, può essere considerato un manuale "scientificamente testato": ogni ricetta fu il frutto di prove e sperimentazioni.

Il caso del minestrone ed il colera

Di particolare interesse è una testimonianza dello stesso Artusi riguardo ad una sua disavventura avvenuta durante la stagione dei bagni a Livorno, nel 1855, quando lo stesso gastronomo entrò a diretto contatto con il colera, la malattia infettiva che in quegli anni mieteva molte vittime in Italia.

Giunto a Livorno, Artusi si recò in una trattoria per cenare. Dopo avere consumato il minestrone, decise di prendere alloggio presso la palazzina di un certo Domenici in piazza del Voltone. Come Artusi testimonia, passò la notte in preda a forti dolori di stomaco e diede la colpa per questi ultimi al minestrone. Il giorno dopo, di ritorno a Firenze, gli giunse la notizia che Livorno era stata colpita dal colera e che il Domenici ne era caduto vittima. Fu allora che comprese chiaramente la situazione: non era stato il minestrone, ma i primi sintomi della malattia infettiva a procurargli i forti dolori intestinali.

L'episodio convinse l'Artusi a scrivere una personale e celebre ricetta del minestrone.

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Opere

Tre furono le opere di Artusi: due saggi di critica letteraria e un manuale di cucina.
I saggi - una biografia di Ugo Foscolo e uno studio critico su trenta lettere di Giuseppe Giusti - passarono quasi completamente sotto silenzio, e presto non vennero più ristampati.
Il manuale, dal titolo La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene, dopo un iniziale insuccesso alla sua prima pubblicazione, nel 1891, fece raggiungere invece al suo autore la popolarità. Il volume è tuttora in stampa da oltre cent'anni ed è stato tradotto in diverse lingue, tra le quali, ultima in ordine cronologico, il portoghese.
L'opera di Artusi, considerata la prima trattazione gastronomica dell'Italia unita, è stata riscoperta e valorizzata dall'edizione critica curata da Piero Camporesi nel 1970, che ha prodotto come risultato indiretto l'inserimento a pieno titolo del trattato gastronomico artusiano nel canone della letteratura italiana.

Intitolazioni

Festa artusiana
Dal 1997 il comune di Forlimpopoli, paese natale dell'Artusi, celebra in onore del suo famoso concittadino la "Festa Artusiana", manifestazione dedicata al cibo in tutte le sue declinazioni: gastronomia, cultura, spettacolo. Nel corso della Festa Artusiana vengono assegnati ogni anno il "Premio Pellegrino Artusi", a un personaggio che, a qualunque titolo, si sia distinto per l'originale contributo dato alla riflessione sui rapporti fra uomo e cibo, e il "Premio Marietta", intitolato alla collaboratrice di Pellegrino Artusi, assegnato ad una donna o ad un uomo di casa abile artefice - nello spirito di Pellegrino e di Marietta - di ghiottonerie domestiche.

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Bibliografia

Pellegrino Artusi, Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolcri, Casa Editrice Barbèra, Firenze 1878 (rist. an. Forlì 2011).
Piero Camporesi, Introduzione e note a Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, Einaudi, Torino 1970.
Dino Mengozzi, Gli Artusi, il Passatore e la follia. Il bisogno di sicurezza e la crisi del 1849-51, in Idem, Sicurezza e criminalità. Rivolte e comportamenti irregolari nell'Italia centrale, 1796-1861, FrancoAngeli, Milano 1999, pp. 152-188.
Dino Mengozzi, Geltrude Artusi in manicomio, in Idem, Sicurezza e criminalità. Rivolte e comportamenti irregolari nell'Italia centrale, 1796-1861, FrancoAngeli, Milano 1999, pp. 189-192.
Marco Malvaldi, Odore di chiuso, (romanzo), Sellerio Editore, Palermo 2011.
Tobia Aldini e Vittorio Bassetti, Pellegrino Artusi forlimpopolese di antico ceppo, in «Forum Popili», I (1961), pp. 22-26.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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