Indietro Indice Autori Italiani

Poggio Bracciolini
(✶1380   †1459)

Giovanni Francesco Poggio Bracciolini, nome umanistico Poggius Florentinus, (Terranuova, 11 febbraio 1380 – Firenze, 30 ottobre 1459), è stato un umanista e storico italiano. È ricordato per aver rimesso in circolazione, sottraendoli a secoli di oblio, diversi capolavori della letteratura latina; su tutti, il noto autore latino Quintiliano.

Nato da Guccio (notaio e farmacista), in gioventù si trasferì a Bologna per compiere studi giuridici, ma a causa di un rovescio finanziario del padre, Poggio dovette ritornare in Toscana e iniziare gli studi da notaio a Firenze. Per mantenersi iniziò a lavorare come copista. Sviluppò una calligrafia molto apprezzata, tanto che il suo nome giunse a personaggi in vista, come Coluccio Salutati e Leonardo Bruni. Salutati divenne il suo méntore e lo avviò agli studi di latino e greco; ebbe notevole influenza sulla sua formazione anche l'umanista Ambrogio Traversari.

Nel 1403, ventitreenne, si recò a Roma con una lettera di presentazione di Salutati. Fu prima abbreviator, poi si fece strada nella cancelleria papale fino a raggiungere, circa nel 1410, la carica di secretarius domesticus, ossia segretario personale, dell'antipapa Giovanni XXIII, eletto al Concilio di Pisa.

A causa delle vicissitudini del Grande Scisma d'Occidente (1378-1417) si trovò, per la sua posizione, a viaggiare per la Germania e la Francia, soprattutto per seguire i lavori del Concilio di Costanza (1414-1418). Il Concilio ebbe un esito infausto per Poggio: Giovanni XXIII fu deposto. Retrocesso di nuovo ad abbreviator e trattato con alterigia, Poggio lasciò l'incarico. Nel 1418 si recò in Inghilterra al seguito del vescovo di Winchester, il cardinale Enrico Beaufort e vi rimase quattro anni. Nel 1423 ritornò in Italia; durante il viaggio verso Roma passò per Colonia dove riscoprì una copia la Cena Trimalchionis, excerptum dal Satyricon. A Roma fu reintegrato nel suo incarico in Curia da Papa Martino V. Fu segretario anche dei successori Eugenio IV e Niccolò V, fino al 1453.

continua sotto




Attivissimo, lavorava come segretario papale, gestiva uno scriptorium e trovava il tempo per effettuare traduzioni (specialmente da Senofonte e da Diodoro Siculo) e scrivere dialoghi d'argomento morale. Nel 1427 Poggio comprò una casa nel paese natale, la "Valdarnina". Successivamente vi tornò almeno una volta all'anno. Nel 1436, all'età di cinquantasei anni, si sposò con la diciottenne Vaggia Buondelmonti (nata Selvaggia di Ghino Buondelmonti), appartenente a una famiglia della nobiltà feudale fiorentina. Scrisse il dialogo An seni sit uxor ducenda per spiegare questa scelta tardiva. Vaggia gli diede sei figli: cinque maschi (Pietro Paolo, Giovanni Battista, Jacopo, Giovanni Francesco e Filippo) e una femmina (Lucrezia). Tutti i maschi intrapresero la carriera ecclesiastica, ad eccezione di Jacopo, che, dopo esser divenuto un insigne studioso, fu impiccato a Firenze nel 1478 a seguito del suo coinvolgimento nella congiura dei Pazzi. Poggio ebbe anche molti figli con la sua amante Lucia Pannelli.

Nel 1453 si trasferì a Firenze, presso i Medici. Qui fu Cancelliere della Repubblica fiorentina per cinque anni. Nel 1458 si ritirò a vita privata.

Morì il 30 ottobre del 1459, a pochi mesi di distanza dalla giovane moglie (morta a febbraio). Fu sepolto, come ogni cittadino illustre, nella Basilica di Santa Croce, accanto agli altri cancellieri, e suoi amici, Salutati, Bruni e Carlo Marsuppini.

Il suo paese natale è stato rinominato Terranuova Bracciolini in suo onore.

Cacciatore di manoscritti

In conseguenza dei suoi incarichi nella Curia romana, Poggio ebbe l'opportunità di effettuare molte ricerche nelle biblioteche dei monasteri delle aree vicine a Costanza (San Gallo, Reichenau, Cluny), nelle quali riscoprì molte opere dell'antichità. In Germania si sapeva che le abbazie ed i conventi contenessero opere latine, ma nessuno le aveva trascritte né diffuse.

continua sotto




Divennero così note agli umanisti:
molte orazioni di Cicerone (due trovate a Cluny nel 1415 ca. e sette a Langres nel 1417);
le "Istituzioni di oratoria" di Quintiliano (trovate a San Gallo nel 1416);
il poema Astronomicon di Marco Manilio (ritrovato a San Gallo nel 1417)
opere di Tertulliano;
il De architectura di Vitruvio;
le Silvae di Papinio Stazio, non lette nel corso del Medioevo;
i Punica di Silio Italico;
quattro libri degli Argonautica di Valerio Flacco;
il De Medicina di Cornelio Celso
una copia del De rerum natura di Lucrezio;

La maggiore scoperta attribuita a Bracciolini fu probabilmente quella del trattato di Vitruvio De architectura, evento accaduto nel 1414 nell'Abbazia di Montecassino. L'opera vitruviana ebbe grande importanza per l'Architettura, dal Rinascimento fino al XIX secolo. In realtà copie del manoscritto erano state possedute e studiate da Petrarca e da Boccaccio ed altre copie sono documentate in Italia a fine Trecento. Se Poggio non fu l'effettivo riscopritore dell'opera, comunque deve averne rinvenuta una copia nelle sue ricerche, forse in area tedesca, forse a Montecassino, contribuendo alla sua successiva diffusione.

Un altro grande ritrovamento attribuito a Poggio è il De rerum natura di Lucrezio. L'opera fu reperita in un monastero tedesco (Poggio tenne segreto il nome della località) nel 1417. La copia dello scrivano di Bracciolini fu immediatamente trascritta dall'umanista Niccolò Niccoli, amico di Poggio. Queste due copie rimasero la fonte di tutte le edizioni di Lucrezio apparse nei secoli XV-XVI.

Tra il 1452 e il 1453 fu protagonista di un'accesa polemica con Lorenzo Valla in cui, all'interno del comune recupero dell'Antico, si contrapposero concezioni opposte della cultura umanistica: da una parte il metodo filologico e storicizzato e l'esigenza della scientificità e del rigore nell'uso linguistico del latino (Valla); dall'altra l'approccio di Poggio, più entusiastico ed incentrato sulla rivalutazione della continuità culturale tra cultura antica e letteratura cristiana e medievale e sul mito della retorica, personificato da Cicerone nella cui figura Poggio Bracciolini cercò una totale immedesimazione stilistica convinto della trasmissibilità attraverso le epoche dell'insegnamento degli antichi.

continua sotto




La grafia «minuscola umanistica»

Poggio Bracciolini ebbe il notevole merito di incentivare la grafia minuscola carolina che era caduta in disuso, sostituita dalla meno chiara scrittura gotica. Poggio continuò sulla linea del suo méntore Coluccio Salutati, convinto che la minuscola fosse la grafia usata dai Romani (e non quella che si sviluppò alla corte di Carlo Magno).

Da essa sviluppò la "minuscola umanistica rotonda", che promosse nelle sue lettere (i manoscritti ricopiati invece erano in corsivo, scrittura meno chiara ma molto più rapida). Fu una mossa decisiva nel secolo in cui sarebbe nata la stampa: infatti a fine secolo i "piombi" (caratteri tipografici) furono fatti in minuscola e non in gotica. Da essi derivano anche gli odierni caratteri a stampa. Niccolò Niccoli inventò la scrittura minuscola corsiva. Poggio, dal 1408, grazie all'osservazione delle epigrafi romane, aggiunse le maiuscole. Il suo interesse per le epigrafi è dimostrato dalla redazione di una raccolta, la Sylloge (1429).

Opere

Originali


Avendo dedicato tutta la vita alla professione di segretario personale del pontefice, Poggio Bracciolini non fu scrittore a tempo pieno. Fu comunque autore di diversi dialoghi: sull’avarizia, la nobiltà, contro l’ipocrisia. Inoltre scrisse un'opera sulla storia di Firenze.

Anni romani (1423-1453)

Nell'Urbe Poggio scrisse i seguenti dialoghi: De avaritia (1425-8, di cui informa F. Barbaro nel 1428), De infelicitate principum (1444) e Contra hypocritas (1447-9). Poi, An seni sit uxor ducenda (1436), Dialogus trium disputationum e De praestantia Caesaris et Scipionis, in realtà un'epistola-trattato diretta a Scipione Mainenti, dove difendeva il modello repubblicano utilizzando la figura di Scipione.
La lunga permanenza a Roma gli consentì di studiare approfonditamente le vestigia del passato. Gli studi furono raccolti nel De varietate fortunae, (1431-1448). Tale opera è considerata una delle più importanti testimonianze sui monumenti romani scritta nel XV secolo. Essa si apre con una descrizione delle rovine di Roma: esse sono monumentum della fragilità delle cose umane (probabilmente spunto avuto dal collega curiale Biondo Flavio, che nel 1446 scrisse un Roma instaurata, opera di 'restauro' topografico di Roma antica). A Roma Bracciolini ebbe modo anche di collezionare storie aneddotiche e novelle, successivamente raccolte nel volume Facetiae (Facezie o, forse più correttamente, Fiabe), 1438-1452.
Poggio raccolse il proprio epistolario in dieci libri, di cui si conoscono tre redazioni: la prima comprendeva solo le lettere al Niccoli (datate al 1435 ca.), poi dal 1438 cominciò la raccolta dell'epistolario completo, che portò a termine a Firenze con le ultima lettere (scritte negli anni dal 1445 al 1459). Poggio fu anche un fecondo autore di invettive, soprattutto quando sostenne dispute con altri umanisti. Tra esse vi sono:

Anni fiorentini (1453-1459)
Nel periodo in cui risiedette a Firenze, in età avanzata, scrisse:
un dialogo in due volumi intitolato De miseria humanae conditionis ("La miseria della condizione umana"), 1455;
una Historia florentina che copriva il periodo dalla metà del secolo precedente alla sua epoca.

continua sotto




Traduzioni

Dal greco al latino
la Ciropedia di Senofonte
Lucio o l'asino di Luciano di Samosata
l'opera in sei libri di Diodoro Siculo

Edizioni

Poggio Bracciolini, Historia Florentina, Impresso Avinegia, Jacques Le Rouge, 1476.

Bibliografia

Giovanni Fiesoli, Nella biblioteca di Poggio Bracciolini: un percorso storico e documentario tra codici ed epistole, in Memorie Valdarnesi s. IX, a. 179° (2013), pp. 81-152.
Stephen Greenblatt, Il manoscritto, Milano, Rizzoli, 2012.
R.V. Manekin, Analisi del contenuto come metodo di ricerca sulla storia del pensiero (Poggio Bracciolini). Ricerche sulla scienza delle fonti storiche, Gazzetta dell'Università di Mosca. Serie 8. Storia. 1991. N 6, pag. 72-82.
Emilio Bigi, «Bracciolini, Poggio (Poggius, Poggius Florentinus)», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.
Gianvito Resta, «Bracciolini, Poggio», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

Indietro Indice Autori Italiani