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Ruggiero Bonghi
(✶1826   †1895)


«Niente educa il carattere quanto l'abitudine costante di dire il vero.»

Ruggiero (Francesco Saverio Vincenzo Giuseppe) Bonghi (Napoli, 20 marzo 1826 – Torre del Greco, 22 ottobre 1895) è stato un filologo, politico e accademico italiano.

Fecondo scrittore e versatile giornalista moderato, ebbe contatti con vari esponenti della cultura italiana del XIX secolo, tra i quali Antonio Rosmini e Alessandro Manzoni.

Figliastro del poeta e letterato purista Saverio Baldacchini, fu attivo negli ambienti liberali neoguelfi napoletani. Nel 1848 pubblicò con il patrigno e con Carlo Troya, allora presidente del governo costituzionale delle Due Sicilie, il quotidiano Il Tempo.

Il colpo di mano di Ferdinando II delle Due Sicilie del 15 maggio 1848, con il quale cessava l'esperimento di democrazia costituzionale, lo colse a Roma, dove era stato inviato dal Troya a trattare con Pio IX la costituzione di una lega italiana contro l'Austria; Bonghi preferì non ritornare a Napoli, scegliendo l'esilio dapprima a Roma, in seguito a Firenze, dove frequentò il Gabinetto Viesseux. Espulso da Firenze su richiesta del governo delle Due Sicilie, fu esule in varie capitali europee (Parigi, Londra, Torino) e in gravi difficoltà economiche. Nel 1855 a Stresa incontrò Manzoni, che lo convinse che il fiorentino dovesse essere il modello dell'italiano. Scrisse sedici lettere al direttore de «Lo Spettatore» Celestino Bianchi, nelle quali, rispondendo alle critiche di Alessandro D'Ancona apparse sullo stesso periodico, in realtà interveniva sul tema della lingua; le lettere vennero poi pubblicate in volume con il titolo Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia.

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Nel 1859 ottenne la cattedra di Logica all'Università di Pavia. Fu professore di letteratura latina e di storia antica e moderna nelle Università di Firenze, Roma e Torino, dove nel 1862 fondò «La Stampa» (da non confondere con l'omonimo quotidiano attuale).

Trasferitosi a Milano, dal 1866 al 1874 diresse il quotidiano «La Perseveranza» e collaborò alla «Nuova Antologia» e al «Politecnico». Nel 1881 fondò la rivista «La Cultura». Agli anni milanesi risale la sua definizione della città di Milano quale "capitale morale d'Italia", che poi ebbe molta fortuna nei decenni seguenti.

Fu deputato (1860 - 1895), eletto nei collegi di Agnone e di Lucera, e Ministro dell'Istruzione Pubblica (1874 - 1876).

Riordinò l'Accademia della Crusca (1875), fondò la "Direzione generale degli scavi e dei Musei" (1875), istituì la "Biblioteca Vittorio Emanuele II" a Roma (1875), e fondò il "Collegio Convitto" di Assisi per gli orfani dei maestri e quello di Anagni per le orfane.

Opere principali

Oltre a varie traduzioni di opere classiche, quali la Metafisica di Aristotele (Milano: F.lli Bocca,1942) l'Eutidemo e Protagora di Platone, alcuni titoli della sua attività letteraria sono:
Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia (1856)
Storia della finanza italiana (1868)
Discorsi e saggi sulla pubblica istruzione (1876)
Il conclave e l'elezione del pontefice (1878)
Ritratti contemporanei: Cavour, Bismarck, Thiers (1879)
Francesco d'Assisi (1884)
Storia di Roma (1884-1896)
Arnaldo da Brescia (1885)
Vita di Gesù (1890)
I fatti miei e i miei pensieri - pagine del Diario (1927)
”Come cadde la Destra” (a cura di Francesco Piccolo), Fratelli Treves Editori, Milano, 1929.

Bibliografia

Pietro Scoppola, "Bonghi, Ruggiero". In: Dizionario biografico degli Italiani, Vol. 12 (on-line)

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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