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Scipio Slataper
(✶1888   †1915)

Scipio Slataper (Trieste, 14 luglio 1888 – Monte Calvario, 3 dicembre 1915) è stato uno scrittore e militare italiano, irredentista, fra i più noti nella storia letteraria di Trieste.

Di ascendenze italiane e boeme, come egli stesso lasciò scritto nella sua opera principale Il mio Carso, si trasferì a Firenze per studiare. Qui si laureò in Lettere, con una tesi su Ibsen. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Gigetta Carniel da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di Scipio e che, arruolato nella Divisione Julia, rimase disperso in Russia durante la ritirata (1942-1943).

Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste, allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, nel Regio esercito italiano raggiungendo il grado di sottotenente di fanteria nel 1º Reggimento "Re" e morì al fronte combattendo sul monte Podgora (toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia). Per il suo sacrificio gli fu concessa la medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Lo scrittore

Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista La Voce fondata da Giuseppe Prezzolini, vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli. E le Lettere triestine sono una serie di articoli pubblicati su La Voce nel 1909. In questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca, che ai suoi occhi si presentava senza «tradizioni di coltura». La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'impero asburgico, basava la propria "italianità" oltre che su elementi etnici, soprattutto su motivazioni di stampo culturale. L'accusa venne dunque percepita come grave e venne rifiutata con sdegno dalla classe dirigente triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.

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Il mio Carso pubblicato nella Libreria della Voce nel 1912, è la sua opera più importante, l'unico romanzo della sua breve carriera, interrotta prematuramente dalla guerra. È un'autobiografia spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il suicidio dell'amata Anna Pulitzer, che lo spinge a intuire la necessità di una legge morale più profonda per la sua vita. Nel 1921 fu tradotto in francese da Benjamin Crémieux.

Va sicuramente menzionata la tesi di laurea di Slataper su Ibsen, scritta nel 1912 e che fu da lui successivamente rimaneggiata per darla alle stampe. Uscì postuma nel 1916. Questo studio si configura come un'analisi di tutto l'itinerario della vita e della produzione dello scrittore norvegese. Pur rifacendosi a critici di area austriaca e tedesca (un esempio evidente e confessato è quello dell'opera del Weininger, che è alla base dell'interpretazione slataperiana del Peer Gynt), Slataper riesce a proporre tesi originali e innovative che rendono a tutt'oggi il suo studio una tappa fondamentale per chi vuole occuparsi di Ibsen.

Infine bisogna ricordare le lettere Alle tre amiche, che nelle intenzioni di Slataper sarebbero dovute essere la base per un nuovo romanzo, il seguito de Il mio Carso. Furono pubblicate postume dall'amico Giani Stuparich.

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Opere

Il mio Carso, Firenze, Libreria della Voce, 1912; 1916; Firenze, A. Vallecchi, 1933; Milano, A. Mondadori, 1958.
I confini necessari all'Italia, Torino, L'Ora Presente, 1915.
Le strade d'invasione dall'Italia in Austria. Fella, Isonzo, Vipacco, Carso, Firenze-Milano-Roma, Bemporad, 1915.
Ibsen, Torino, Bocca, 1916.
Scritti letterari e critici, raccolti da Giani Stuparich, Roma, La Voce, 1920; Milano, A. Mondadori, 1956.
Scritti politici, raccolti da Giani Stuparich, Roma, Stock, 1925; Milano-Verona, A. Mondadori, 1954.
Lettere, a cura e con prefazione di Giani Stuparich, 3 voll., Torino, Buratti, 1931.
Epistolario, a cura di Giani Stuparich, Milano, A. Mondadori, 1950.
Appunti e note di diario, a cura di Giani Stuparich, Milano, A. Mondadori, 1953.
Alle tre amiche. Lettere, a cura e con introduzione di Giani Stuparich, Milano-Verona, A. Mondadori, 1958.
Scritti politici, 1914-15, a cura di Giorgio Baroni, Trieste, Italo Svevo, 1977.
Le lettere a Maria, Roma, G. Volpe, 1981.
Confini orientali, Trieste, Dedolibri, 1986.
Lettere triestine. Col seguito di altri scritti vociani di polemica su Trieste, Trieste, Dedolibri, 1988. ISBN 88-7800-036-1.
Passato ribelle. Dramma in un atto, Trieste, Dedolibri, 1988. ISBN 88-7800-037-X.
Terremoto nella Marsica. Scipio Slataper inviato speciale, L'Aquila, Amministrazione provinciale, 1999.
Scipio e Maria. Un amore ingenuo. Poesie 1905, Trezzano sul Naviglio, Parsifal, 2003. ISBN 88-900960-4-7.
Lettere alle tre amiche. Florilegio, Padova, Alet, 2007.
Il mio Carso. La Redazione autografa dell'Archivio di stato di Trieste, Padova, CLEUP, 2007. ISBN 978-88-6129-071-6.
Carteggio, 1909-1915, con Giuseppe Prezzolini, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 2011. ISBN 978-88-6372-280-2.

Bibliografia

Francesco Bucci, La morte di Scipio Slataper su La Grande Guerra 1915-1918.
Valentina Di Cesare, Scipio Slataper, “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano” su East Journal.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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