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Scipione Ammirato
(✶1531   †1600)

Sin dal 1591 l'Ammirato cominciò la composizione dei Discorsi. «Quando io posi mano a questa impresa – scrive a monsignor Ferrante Taverna – non mi feci da capo, ma secondo mi abbatteva a cosa che mi piacesse o che mi paresse opportuna ad insegnare a chi sapea meno di me n'andai facendo tanti (discorsi), che parendomi che fossero un giusto libro, li vo ora rimettendo nel lor libro secondo l'ordine dei libri del medesimo autore; il che quando sarà finito, sarà facil cosa ch'io lo dia fuora, se così ne sarò da' severi giudici confortato».

È lo stesso Ammirato a spiegare per quale ragione abbia scelto Tacito come maestro del futuro principe, perché è il pittore più ampio ed accurato del principato romano e perché la sua opera è tra le mani di tutti. «L'autor nostro – egli scrive – ci dimostra qual sono le vere arti del dominare, utilissime non meno a' signoreggianti, che a' signoreggiati et di tanta sicurezza, che niuna altra cosa può esser maggiore, come confesserà ciascuno che punto vi applica l'animo». Oltre a Tacito l'Ammirato fece ampio ricorso alle opere di Livio, Cesare, Cassio Dione, Plutarco, Cicerone, Platone e Senofonte.

Nei Discorsi l'Ammirato sostiene che la ragione di stato «altro non essere che contraventione di ragione ordinaria per rispetto di publico beneficio, overo per rispetto di maggiore e più universal ragione». Egli riteneva che il monarca o il reggitore delle sorti dello stato fosse provvisto di una plenitudo potestatis, sebbene dovesse essere saggio ed esemplare, consapevole dei suoi doveri. L'Ammirato in ultima istanza riteneva che la ragion di Stato fosse solo una deroga agli ordinamenti vigenti, in casi particolari in cui fosse a repentaglio l'esistenza stessa dello Stato, ma non una deroga alle leggi naturali o divine. In altri termini, esiste a suo giudizio una ragione di stato non arbitraria (dominationis flagitia), ma rispettosa del bene generale, tesa a limitare i privilegi e gli eccessi, a condizione che venga esercitata dal principe, solo e legittimo rappresentante dello stato, nel rispetto delle leggi di Dio e della natura.

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L'esposizione chiara e, per quanto lo permetteva la materia, di non difficile lettura, nella quale l'erudizione non soffoca il ragionamento, assegna al libro dell'Ammirato il primo posto tra quanti trattarono di politica sulla fine del secolo XVI, di gran lunga al di sopra della gran massa degli altri che, eccettuato il Botero, non fanno che affastellare citazioni antiche e moderne e generare confusione e fastidio in chi si accinge a leggerli.

I Discorsi dell'Ammirato ebbero grande successo. La granduchessa gli scriveva che sperava «di cavarne utilità di virtuosi e giusti avvertimenti et compiacimento» e li chiamava un «libro salutifero». Il granduca sperava anch'egli di trarre «da essi con dilettazione frutto et aiuto» per il suo governo, «tenendo per certo che con Cristiana pietà siano prudentemente indirizzati a un giusto reggimento e ad una accorta conservazione de' popoli e delli Stati con publico benefizio». Simile accoglienza ebbero nel mondo letterario: furono lodati da Antonio Possevino, tradotti nel 1609 in latino e nel 1619 in francese e apprezzati da René Rapin, che pure riteneva lo studio della politica di Tacito le plus vaine de touts. Più recentemente Amelot de la Houssaye nella sua nota versione di Tacito così si esprimeva a proposito dei Discorsi dell'Ammirato: «Je n'ai pas laissé de trouver beaucoup de bon sens dans ses raisonnemens et même beaucoup de droiture dans ses maximes». Notata poi l'opposizione al Machiavelli ed una certa oscurità derivante, secondo lui, dall'aver voluto imitare soverchiamente lo stile di Tacito, continua: «Il entre-mêle assez souvent les exemples modernes avec les anciens afin, dit-il dans un de ses discours, que chacun voye que la vérité des choses n'est pas alterée par la diversité des temps. En un mot, son Commentaire est assurement un des milleurs que nous ayons sur Tacite.»

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Opere

Albero genealogico della famiglia Cancellieri tratto dall'Historia della famiglia Cancelliera di Pistoia di Scipione Ammirato (1622)
I trasformati, Lecce, 1559 circa;
Delle famiglie nobili napoletane, vol. 1 (consultabile online) e 2 (online), Firenze, 1580 e 1651;
Discorsi del signor Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito, Firenze, 1594;
Della famiglia dell'Antoglietta, 1597;
Dell'istorie fiorentine, vol. 1 (online) e 2 (online), Firenze, 1600 e 1641;
Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze, 1615;
Historia della famiglia Cancelliera di Pistoia, Venezia, 1622;
Poesie spiritvali, Venezia, 1634;
Albero e istoria della famiglia de' conti Gvidi, Firenze, 1640;
Opvscoli, vol. 1 (online), 2 (online) e 3 (online), Firenze, 1640, 1637 e 1642.

Traduzioni francesi

Discovrs politiqves sur les oeuvres de C. Cornelius Tacitus, Parigi, 1619;
Discovrs politiqves et militaires, sur Corneille Tacite, excellent historien, e grand homme d'Éstat: contenans les fleurs des plus belles histoires du monde, Lione, 1619.

Traduzioni latine

Dissertationes politicæ sive Discvrsvs in C. Cornelivm Tacitvm, Helenopoli, 1609;
Dissertationes politicæ, siue Discvrsvs in C. Cornelivm Tacitvm, Francoforte, 1618 (3 volumi).

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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