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Vincenzo Cardarelli
(✶1887   †1959)

«Così la fanciullezza fa ruzzolare il mondo e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.»
(V. Cardarelli, da Adolescente nelle Poesie)

Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano.

Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome era Nazareno Caldarelli, nacque a Corneto Tarquinia (Viterbo), attuale Tarquinia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), d'origine marchigiana, gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza. Figlio illegittimo, ebbe un'infanzia travagliata, privata sin dall'inizio della presenza materna (Giovanna Caldarelli abbandonò la famiglia quando Vincenzo era un bambino piccolo), caratterizzata da una menomazione al braccio sinistro e dalla solitudine. Compì studi irregolari, formandosi prevalentemente da autodidatta. All'età di diciassette anni fuggì di casa e approdò a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore di bozze presso il quotidiano Avanti!. Sull'Avanti!, del quale divenne redattore, ebbe inizio, nel 1909, la sua carriera giornalistica.

Collaborò a Il Marzocco, La Voce, la rivista Lirica, Il Resto del Carlino e, dopo gli anni della Prima guerra mondiale che aveva trascorso tra la Toscana, il Veneto e la Lombardia, rientrò a Roma e insieme ad un gruppo di intellettuali fondò la rivista La Ronda attraverso la quale espresse il suo programma di restaurazione classica. Fu direttore della Fiera letteraria, insieme al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.

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Nel settembre del 1915 è a Firenze dove frequenta l'ambiente vociano, legandosi in particolare ad Ardengo Soffici e a Giuseppe De Robertis. Nel 1918 prende a collaborare a Il Tempo (Quotidiano politico). Nella sede del giornale romano stringe amicizia con Giovanni Papini, che lo presenta all'editore Vallecchi per il nuovo volume Viaggi nel tempo.

Nell'aprile dello stesso anno nasce La Ronda. Cardarelli abbandona Il Tempo (Quotidiano politico) per occuparsi personalmente della redazione della rivista, che incarnò il movimento letterario da essa detto rondismo. Nel febbraio del 1920 esce Viaggi nel tempo. Nel 1925 inizia a collaborare al quotidiano Il Tevere di Telesio Interlandi, inizialmente come critico teatrale, in seguito occupandosi di letteratura. Tra settembre e dicembre pubblica sul medesimo giornale diverse prose liriche (confluite in seguito nel Sole a picco). Dall'agosto del 1926 scrive di frequente sul Corriere padano di Ferrara. Nel 1928 si reca in Russia, inviato dal Il Tevere: le corrispondenze russe troveranno spazio nel quotidiano romano dal novembre sino all'aprile del 1929. Nel 1930 di ritorno dalla Russia, scrive su Il Bargello di Firenze.

Il quadro Amici al caffè di Amerigo Bartoli, in cui compare Cardarelli, vince il premio di composizione alla XVII Biennale di Venezia. In esso è immortalato uno dei tanti incontri al caffè Aragno di Roma, cui Cardarelli soleva prendere parte, insieme agli amici Ardengo Soffici, Emilio Cecchi, Antonio Baldini, Giuseppe Ungaretti e Amerigo Bartoli.

Nel 1931 escono tre volumi: la ristampa, con alcune variazioni, di Prologhi. Viaggi. Favole; i due testi critici Parole all'orecchio e Parliamo dell'Italia. Nel gennaio del 1934 esce la prima edizione di sole poesie, Giorni in piena. Nel 1939 esce Il cielo sulla città presso Bompiani. Progetta nel frattempo la silloge critica Solitario in Arcadia. Nel 1942 si dedica alla sistemazione delle Poesie, in vista di una pubblicazione presso Bompiani, che avviene nello stesso anno, con prefazione di Giansiro Ferrata, dando inizio alla collezione poetica Lo Specchio. Il 21 aprile riceve il Premio Poesia 1942. XX, dell'Accademia d'Italia.

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La sua fama resta legata alle numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco (1929) romanzo con illustrazioni del pittore bolognese Giorgio Morandi, Il cielo sulle città (1939), Lettere non spedite (1946), Villa Tarantola (1948).

Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. Suoi maestri sono stati Baudelaire, Nietzsche, Leopardi, Pascal, che lo hanno portato ad esprimere le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali. La sua è una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo, siano paesaggi, animali, persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso di un linguaggio discorsivo e nello stesso tempo impetuoso e profondo.

Per tutta la vita Vincenzo Cardarelli visse appartato, trascorrendo nella solitudine esistenziale quasi tutta la vita; spesso, per affinità poetiche, caratteriali e fisiche (Cardarelli soffriva della malattia di Pott) è stato paragonato a Giacomo Leopardi; morì a Roma il 18 giugno 1959 nell'Ospedale Policlinico, solo e povero.

Episodi degli ultimi tempi di Cardarelli sono narrati da Ennio Flaiano in "La solitudine del satiro".

Riposa nel cimitero di Tarquinia di fronte alla Civiltà etrusca secondo la sua volontà espressa nel proprio testamento. La Civiltà etrusca, frequentemente evocata nelle sue poesie e nelle sue prose aveva ai suoi occhi il valore di un simbolo morale, oltre che tema autobiografico, in quanto era stata il faro che lo aveva guidato durante il suo periplo tra le difficoltà della vita.

Poetica

L’esperienza poetica di Cardarelli si pone a cavallo tra l’avanguardia degli anni Dieci e la restaurazione degli anni Venti. Ad ogni modo l’esperienza avanguardistica si riverbera nell’opera cardarelliana anche successivamente al distacco da essa e al rigetto di ogni trasgressione espressiva. La collaborazione alla rivista La Voce rappresenta il punto di maggiore tangenza al clima avanguardistico, del resto le opere di quegli anni rivelano non pochi influssi riconducibili all'alveo dell’avanguardia: espressionismo linguistico, frammentismo, temi come lo sradicamento, il viaggio, l’adolescenza, la perdita di identità. Parallelamente l'arte cardarelliana risulta segnata da una ricerca costante di compostezza, di tono colloquiale e di atteggiamento ragionativo e distaccato. Nella poesia di Cardarelli sono individuabili due tendenze opposte che entrano solitamente in tenzone: una pulsione trasgressiva e una volontà di autocontrollo. A prevalere è generalmente la seconda, che comporta l'accentuazione della compostezza formale senza però far venire meno l'elemento di derivazione avanguardistica. Il ritorno all'ordine che si attesta a partire dagli anni Venti, come per altri scrittori, è la logica conseguenza di un'insicurezza psicologica frutto della crisi della funzione sociale dell'intellettuale. In tal senso è da leggersi il passaggio dall'avanguardismo vociano al clima restaurativo della Ronda, rivista improntata al culto del passato e dei classici, ma anche al recupero della funzione tradizionale dell'intellettuale. Tale transizione è accettata con entusiasmo da Cardarelli, che vi legge la possibilità di un rilancio dell'identità del letterato e dell'intellettuale.

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Opere principali

Prologhi, Milano, 1916;
Viaggi nel tempo, Firenze, 1920;
Terra genitrice, Roma, 1935;
Favole e memorie, Milano, 1925;
II sole a picco, Bologna, 1928; Premio Bagutta 1929
Prologhi viaggi, favole, Lanciano, 1929;
Giorni in piena, Roma, 1934;
Il cielo sulle città, 1939
Poesie, Roma, 1936 ristampa accresciuta, Roma, 1942;
Rimorsi, Roma, 1944;
Lettere non spedite, Roma, 1946;
Poesie nuove, Venezia, 1946;
Solitario in Arcadia, Milano, 1947;
Villa Tarantola, Milano, 1948; Premio Strega
Poesie, Milano, 1949;
Invettiva ed altre poesie disperse, Milano, 1964;
Autunno, sei vecchio, rassegnati, a cura di C. Martìgnoni, Lecce, 1988;
Opere complete, a cura di G. Raimondi, Milano, 1962;
Opere, a cura di C. Martignoni, Milano, 1981.
Gabbiani, a cura Mondadori, Milano, 1998.
Estate, a cura di Alice, 2008

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Bibliografia

Giuseppe Grasso, La poesia di Vincenzo Cardarelli, con una nota di Giuliano Manacorda, Roma, Cadmo, 1982
Daniele D'Alterio: Marco Leopardi sindacalista rivoluzionario: politica e letteratura in Italia nel primo Novecento, Bulzoni: Rom 2005
Carmine Di Biase: Invito alla lettura di Vincenzo Cardarelli, 1986
Charles Burdett: Vincenzo Cardarelli and His Contemporaries: Fascist Politics and Literary Culture (Oxford Modern Languages and Literature Monographs), Oxford University Press 1999, ISBN 0-19-815978-1
Italienische Lyrik. 50 Gedichte. Ital./Dt. Übers. u. Hrsg.: Jürgen Freiherr von Stackelberg, Reclam ISBN 978-3-15-018310-6
Giuseppe Savoca: Concordanza delle poesie di Vincenzo Cardarelli, Olschki: Florenz 1987, ISBN 88-222-3540-1
Pia-Elisabeth Leuschner, Vincenzo Cardarelli: „Settembre a Venezia / September in Venedig, in: Italienisch. Zeitschrift für italienische Sprache und Literatur, Bd. 48, November 2002, S. 66ff.
H. Meter: Vincenzo Cardarelli: 'Autunno veneziano', in: Manfred Lentzen (Hg.), Italienische. Lyrik in Einzelinterpretationen, Berlin (E. Schmidt) 1999, S. 79 - 87
Antonio Carrannante, Scrittori a Roma (Sulle tracce di Vincenzo Cardarelli), in Strenna dei Romanisti, 21 aprile 2006, pp.129-138
L.Martellini, Vincenzo Cardarelli, il sogno, la scrittura. Presentazione di Franco Lanza (Atti del convegno di studi Tarquinia-Viterbo 8/9 novembre 2001). Ed.Scientifiche italiane, Napoli, 2003, ISBN 8849504659

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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