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Virgilio Malvezzi
(✶1595   †1654)

A Bologna non perse i contatti con la Spagna, come dimostrano, tra le altre cose, le lettere che ricevette da Diego Velázquez, che aveva avuto occasione di incontrare a Madrid, nelle quali il pittore sivigliano gli parlava di Pietro da Cortona e della possibilità, suggerita da Malvezzi e infine scartata, di chiamarlo in Spagna per lavorare agli affreschi del Real Alcázar di Madrid, che furono infine realizzati dai bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.

Malvezzi morì a Castel Guelfo l'11 agosto 1654. Fu sepolto nella Basilica di San Giacomo Maggiore a Bologna.

Stile e opere


Lo stile laconico

«Il gusto poi che si riceve dal modo di Tacito consiste prima nello stile laconico, il quale tanto più piace dello asiatico quanto il vino puro dell'inacquato. Secondo, è di gran sodisfazione il non perder tempo a legger molte righe nelle quali non sia qualche insegnamento. Terzo, l'oscurità sua dà grandissimo gusto a chiunque, affaticandosi, ne trova il vero senso, giudicandolo parto del proprio intelletto; il quale, ricevendo occasione da quelle sentenze d'uscir fuori della cosa che legge ed uscendo senza ingannarsi, riceve quel godimento che trar sogliono gli uditori delle metafore per consentimento di chi ne ha scritto.» (Virgilio Malvezzi, Venezia, Discorsi sopra Cornelio Tacito, Presso Marco Ginammi, 1635, introduzione.)

Notevole storico e moralista, dallo stile preciso e profondo nella sua concisione, Virgilio Malvezzi è considerato il "primo e maggiore tra i nostri senechisti" (Sapegno), maestro indiscusso di quello stile laconico alternativo alla retorica asiana e ciceroniana di Góngora e del marinismo.

Teorico e promotore del nuovo stile era stato il filologo fiammingo Giusto Lipsio nella seconda metà del secolo XVI, sia con le sue edizioni di Seneca e Tacito, sia con le sue opere latine: un'influenza che si diffuse nel corso del secolo successivo; Quevedo, per fare un esempio paradigmatico, si dimostra un ammiratore del lavoro letterario e filosofico di Lipsio. Anche Herycius Puteanus, discepolo di Lipsio, sostiene e teorizza l'oscurità laconica come norma di stile nel suo De laconismo syntagma (1609). Malvezzi (che nel 1641 era stato impegnato nelle Fiandre, nella veste di consigliere del Cardinale Infante Ferdinando, fratello di Filippo IV) intrattenne una corrispondenza epistolare con Puteano, e tale elemento sostanzia l'ipotesi che il diretto rapporto personale sia lo sfondo dell'influenza della teoria laconica sulle opere di tono aforistico del bolognese.

Se Lipsio e Puteano erano stati i maestri dello stile laconico in latino, Malvezzi fu il principale esponente del laconismo in lingua volgare; le sue opere furono presto tradotte dall'italiano in latino, spagnolo, tedesco, olandese e inglese. e Malvezzi ebbe ferventi imitatori e seguaci in tutta Europa.

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I Discorsi sopra Cornelio Tacito e le opere storiografiche

Con i Discorsi sopra Cornelio Tacito (1622), opera "dall'elegante laconismo" Malvezzi inaugurò quello stile spezzato e aforistico che avrebbe caratterizzato tutta la sua produzione successiva. Le sententiae su cui si basano i Discorsi sono tratte dai libri 1–6 degli Annales e molte trattano i tradizionali cavalli di battaglia del tacitismo - il raggiungimento della stabilità politica e la condotta sordida di chi gravita nell'orbita del potere. Ma Malvezzi si concentrò intensamente anche sui paragrafi di apertura degli Annales, la transizione di Roma dalla Repubblica al Principato, confrontandosi sia direttamente con il testo di Tacito sia con i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Machiavelli, che si concentrano sull'ascesa e la decadenza delle repubbliche. Augusto era stato in grado di stabilire il governo di uno solo perché le persone preferiscono la sicurezza e il lusso alla libertà. A differenza di Scipione Ammirato, in Malvezzi la libertà è una condizione desiderabile, ma irraggiungibile nell'età moderna. Malvezzi accettò l'ineluttabilità della monarchia sia a Roma che nel mondo contemporaneo, ma in termini molto meno positivi: il declino della Repubblica fu il risultato dellimperfettione de' Cittadini, che si erano allontanati dalla virtù necessaria a mantenere gli stati in regime di libertà. Malvezzi utilizza consapevolmente il vocabolario umanistico per dimostrare la sua inefficacia nei regimi monarchici. Né la Libertà né l'Egualità, possono esistere in uno stato governato da un sovrano.

Notevoli le biografie «non tanto romanzate quanto ragionate e moralizzate» (Sapegno) di personaggi della storia antica: il Romulo (1629), il Tarquinio il Superbo (1632), il David perseguitato (1634) e le Considerationi con occasione d'alcuni luoghi delle vite d'Alcibiade, e di Coriolano (1648), parte del progetto mai realizzato di discutere le Vite di Plutarco. «La riflessione etico-politica che correda le vite malvezziane è un interessante tentativo di coniugare l'eredità classica con le acquisizioni del pensiero del Machiavelli e del Guicciardini, sotto l'influsso della rinascita stoica cristiana promossa a livello europeo da Giusto Lipsio, il grande studioso di Seneca e Tacito.» Denso di significato è anche Il ritratto del privato politico christiano (1635), biografia del conte-duca di Olivares che gli guadagnò il sostegno della Corte di Spagna. In una prosa di stile barocco ma attenta anche ai modelli classici di Seneca e Tacito, Malvezzi compie un'acuta analisi della figura del «privato» di Spagna, ruolo che portava ad avere enorme potere pur rimanendo sempre dipendente dal re. Del conte spagnolo emergono le qualità, espresse principalmente in termini di prudenza, ossia capacità di mediazione, e fedeltà ai valori dell'impero universale spagnolo, ma anche gli errori, nel giudicare i quali Malvezzi espresse la consapevolezza di come nella realtà si consumi una spietata lotta per il potere. Nella sua opera Malvezzi giunse a una totale opposizione alla visione storica di Machiavelli, con la negazione di qualsiasi valore esemplare della storia.

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Malvezzi scrisse anche opere di storia contemporanea, come i Successi principali della monarchia di Spagna nell'anno 1639 (1641), già pubblicato nel 1640 in lingua spagnola, e l'Introduttione al racconto de' principali successi accaduti sotto il comando del potentissimo re Filippo IV (1651). Nella storiografia malvezziana si saldano «le due grandi correnti storiografiche dell'antichità che il pensiero umanistico aveva recepito e rielaborato in forme originali: il filone ciceroniano-quintilianeo, dalle finalità spiccatamente pedagogiche, e quello di Tucidide e di Luciano, promotori di uno stile brevis (celebrato dal Malvezzi nella versione tacitiana) atto a trattare argomenti di interesse politico.»

Giudizio storico

Malvezzi «godette non poca reputazione, che non fu già quella vana e fittizia degli elogi iperbolici allora assai comuni, ma la reputazione presso gl'intendenti, i quali in lui salutarono un moralista e stilista che rinnovava ed emulava Seneca, e il maggiore, se non il primo per tempo, dei «senechisti» italiani.» Le sue opere furono lette e ammirate da scrittori come Baltasar Gracián, Francisco de Quevedo (che nel 1632 tradusse in spagnolo il Romulo), Charles de Vion d'Alibray (che tradusse in francese il Romulo e il Tarquinio), Nicolas Caussin e Diego de Saavedra Fajardo. Malvezzi ebbe molto successo anche in Inghilterra nel periodo della Guerra Civile. Nel 1637 fu pubblicata la traduzione del Davide Perseguitato realizzata Robert Ashley. I Discorsi sopra Cornelio Tacito furono tradotti da Sir Richard Baker e pubblicati per la prima volta nel 1642. Henry Carey conte di Monmouth tradusse il Romulo e il Tarquinio dall'originale italiano nel 1637. L'edizione del 1648 della traduzione del Romulo di Monmouth era preceduta da versi di Robert Stapylton, Thomas Carew, John Suckling e William Davenant; due lettere di Malvezzi furono tradotte e pubblicate nel 1651 con il titolo di Stoa triumphans da Thomas Powell, caro amico del poeta Henry Vaughan. Powell tradusse anche il Ritratto del privato politico christiano; entrambe le traduzioni furono caldamente elogiate da Vaughan nell'Olor Iscanus (1651). Robert Gentilis, figlio di Alberico Gentili, tradusse i Successi principali della Monarchia di Spagna nell'anno 1639 (Chief Events in the Monarchy of Spain in the Year 1639, 1647) e le Considerationi con occasione d'alcuni luoghi delle vite d'Alcibiade, e di Coriolano (Considerations upon the Lives of Alcibiades and Coriolanus, 1650).

Non mancarono, peraltro, detrattori dello stile di Malvezzi. Era il caso di Daniello Bartoli, nel suo L'uomo di lettere difeso ed emendato (1645), e, prima ancora, di Agostino Mascardi nella sua Arte istorica (1636): bersaglio di entrambi, in modi e tempi diversi, fu proprio quel Malvezzi, "who can cut Tacitus into slivers and steaks" (che è capace di ridurre Tacito in mille pezzi), per usare le parole di John Milton, che corredò di ampie postille la sua copia dei Discorsi nella traduzione inglese di sir Richard Baker. Per Gabriel Naudé, infine, Malvezzi , Manzini e Loredan sono ugualmente responsabili di aver aderito all'«impertinence» dello stile spezzato che tanto viene applaudito dagli «ignorants».

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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