690. Altre volte si costruisce colla prep. da; e ciò quando il complemento con a potrebbe sembrare dipendente dal solo infinito, non dal verbo principale; o quando vi sia vicino un altro simile complemento. - Aveva .... paura .... della giovane, la quale tuttavia gli pareva di vedere o da orso o da lupo strangolare. Boccaccio.

691. Fece da' suoi ministri aprire per forza l'uscio (dicendosi a' suoi ministri, sarebbe parso che facesse aprir l'uscio, perchè v'entrassero i ministri). Lasca. - Doloroso fuor di modo, per non far peggio, lasciava guidarsi da coloro (a coloro sarebbe parso la direzione del guidarsi). Lasca. - Gli diede in cuor suo tutti que' titoli che non aveva mai udito applicargli da altri (ad altri avrebbe reso il senso oscuro dopo quel gli). Manzoni.

692. Coi verbi di percezione il soggetto dell'infinito può stare talvolta anche senza veruna preposizione, purchè gli sia anteposto. Quando (gli altri pianeti) vedranno la terra fare ogni cosa che fanno essi (invece di fare alla terra). Leopardi. - Quando io udiva i1 custode o altri aprire la porta, copriva il tavolino con una tovaglia (invece di udiva aprire al custode ecc.). Pellico.

693. I Romani a questo suono spaventati videro i Parti a un tratto gittare in terra le invoglie di lor armi invece di gittare ai Parti o gittare dai Parti. Adriani il G. - Poscia ch'i ebbi il (invece di al) mio dottore udito Nomar le donne antiche e i cavalieri, Pietà mi vinse ecc. Dante.

694. L'INFINITO COME PROPOSIZIONE INTERA Si può usare anche con altri verbi in luogo del che col congiuntivo o l'indicativo; ma è più dello stile nobile, che del parlare umile e familiare. Io ho sempre inteso l'uomo essere il più nobile animale che fosse creato da Dio. Boccaccio. - Alcuni erano di più crudel sentimento, dicendo niun'altra medicina essere alle pestilenze migliore, nè cosi buona, come il fuggir loro davanti. Boccaccio.

695. Quando il soggetto dell'infinito in simili costrutti è un pronome di prima o seconda persona, si suol porre in forma soggettiva (io, tu), se un pronome di terza persona, si usa nella forma oggettiva (lui, lei, loro), collocate l'una e l'altra dopo l'infinito. Deliberai di non volere, se la fortuna mi è stata poco amica, essere io nemica di me medesima. Boccaccio. - Chiaritosi (messosi in chiaro) esser lui che faceva questi baccani, crescevano gli oltraggi ad uomini e donne. Davanzati. - Questa reina (regina) comprese bene .... esser lui il più savio uomo del mondo. Sacchetti.