Il «precedessore»?

Ci scrive Carmelo T. da Crotone: «Gentilissimo dott. Raso, sono un suo affezionato lettore, la seguo dai "tempi dei tempi" dalla mia meravigliosa terra di Calabria. È la prima volta che le scrivo. Spero vorrà prendere in considerazione la mia richiesta. Per quale motivo si deve dire “predecessore” e non — secondo logica — “precedessore”, il sostantivo non deriva dal verbo “precedere”? Potrebbe essere un caso di “metatesi”, vale a dire un’inversione di lettere all’interno di un vocabolo come, per esempio, “spengere”, in luogo di “spegnere”? In attesa di leggerla la saluto cordialmente ringraziandola, veramente di cuore, per le sue incomparabili "lezioncine"».

No, gentile amico, sarebbe un caso di metatesi se il sostantivo provenisse — come potrebbe sembrare — dal verbo precedere. Non è, per l’appunto, così.
Il vocabolo in questione è di origine schiettamente latina provenendo dal sostantivo del tardo latino praedecessor, -oris, formato con il prefisso prae (prima) e il sostantivo decessor, -oris, un derivato del verbo decedere (andar via). Il predecessore, quindi, dal punto di vista prettamente etimologico, è colui che è andato via prima.

Come si può ben vedere, per tanto, non c’è alcuna inversione di lettere all’interno della parola e il vocabolo è l’italianizzazione dell’accusativo latino praedecessorem. Nel passaggio dal latino all’italiano la maggior parte dei sostantivi hanno perso la consonante finale e nel caso specifico il dittongo ae si è mutato in semplice vocale: predecessore(m). Ritengo superfluo ricordare che il femminile corretto è — anche se suona male — predecessora e non, come sostengono alcuni pseudolinguisti, preceditrice.
Se non le piace, cortese amico, può sempre ricorrere al sinonimo — che francamente trovo bruttissimo, un obbrobrio linguistico — antecessore con il relativo femminile antecessora, la cui provenienza è sempre il… latino.

09-08-2017 — Autore: Fausto Raso