Il perdigiorno, i... perdigiorni

Abbiamo notato che tutti i vocabolari consultati (Treccani, Sabatini Coletti, Gradit, Gabrielli, Garzanti) tranne il DOP, dizionario di Ortografia e di Pronunzia, non contemplano il plurale del sostantivo perdigiorno.
Questo sostantivo, dunque, riferito sia a un uomo sia a una donna, non avrebbe la forma plurale. A nostro modo di vedere ha ragione solo il DOP, che ammette il plurale perdigiorni e dà come forma rara l'invariabilità.
Questo sostantivo, infatti — sempre a nostro modo di vedere — segue la regola del plurale dei sostantivi composti con una voce verbale (perdere) e un sostantivo maschile singolare (giorno). I nomi cosí composti formano il plurale regolarmente: passaporto, passaporti; parafango, parafanghi; coprifuoco, coprifuochi; perdigiorno perdigiorni.
Il plurale, oltre tutto, ci sembra logico: chi bighellona, chi non fa nulla perde i giorni che, inevitabilmente, passano. Quindi: Giulio è un perdigiorno; Pasquale e Umberto sono dei perdigiorni.
Dizionario RAI.it Dimenticavamo. Sempre a nostro modo di vedere, è preferibile non pluralizzare il sostantivo in oggetto quando si riferisce a un femminile, per analogia con ficcanaso, che resta invariato quando non fa riferimento a un maschile: Luigi e Corrado sono dei ficcanasi; Rossella e Mariella sono delle ficcanaso.

25-09-2018 — Autore: Fausto Raso