-ano e -iano

Due parole, due, sul suffisso -ano, che — a nostro modesto avviso — viene molto spesso storpiato, anche da coloro che sostengono di fare la lingua, con l'aggiunta di una "i". Vediamo di spiegarci. Il latino -anus (donde il nostro suffisso -ano) stava a indicare un rapporto di appartenenza: romanus, paganus, silvanus ecc.
In seguito, con la nascita della lingua volgare, l'italiano, è stato adoperato per la formazione di vocaboli di provenienza latina o formati per analogia con questi e per la formazione di aggettivi con uso sostantivato derivati da nomi indicanti mestieri, classi, categorie, oppure per designare gli abitanti delle città, dei paesi, delle nazioni e altre entità geografiche (ecco, quindi, il rapporto di appartenenza che aveva il latino anus): mantovano, goriziano, ergastolano, diocesano.
Il suffisso -iano è un ampliamento di quello classico latino -ano e da adoperare — a nostro modestissimo avviso — solo in caso di cacofonia (suono sgradevole) e con i nomi propri: pirandelliano, per esempio, è meglio di pirandellano, come foscoliano è meglio di foscolano.
Per quanto attiene a cristiano la i non si giustifica con il fatto che deriva dal nome proprio di Cristo, ma dall'origine della parola. Viene, infatti, dal latino christianus, che a sua volta è il greco χριστιανός (christianòs). Come si può ben vedere, dunque, la i è insita nella parola stessa.

15-10-2019 — Autore: Fausto Raso