Portare la lettera (o la missiva) di Bellerofonte

Qualche lettore avrà sperimentato sulla propria pelle — con molta probabilità — il modo di dire sopra citato. L'espressione si riferisce, infatti, a colui che è latore di una missiva contenente notizie spiacevoli per sé stesso. La locuzione è tratta dalla mitologia greca.
L'eroe corinzio Bellerofonte, durante il dorato esilio a Tirinto presso il re Preto, respinse con decisione le profferte d'amore della consorte del re. La regina, offesa e infuriata, lo accusò, allora, di avere tentato, con ogni mezzo, di sedurla. Il re, per tanto, meditò di vendicarsi dell'affronto inviando il giovanotto presso il suocero Iobate con l'importante incarico di recargli un messaggio.
La lettera, sigillata — ovviamente — conteneva la richiesta di condannare a morte chi l'avesse recapitata. Iobate, però, prima di esaudire il volere del genero, volle sottoporre Bellerofonte a prove difficilissime; prove che il giovane superò brillantemente. Il sovrano, incredulo e pieno d'ammirazione per quell'eroe, invece di metterlo a morte, come avrebbe desiderato il genero re Preto, lo colmò di doni e gli dette in sposa la sua secondogenita.

16-06-2020 — Autore: Fausto Raso