La dispensa e le... dispense

Breve viaggio alla scoperta di parole omofone - parole che hanno la medesima grafia, quindi il medesimo suono - ma di significato completamente diverso, di cui il nostro idioma è ricchissimo. Queste parole le adoperiamo nel parlare quotidiano con la massima indifferenza, inconsciamente, senza renderci conto del fatto che uno stesso termine può assumere, appunto, significati diversi.
Quante volte ci capita di dire frasi del tipo «apri la dispensa e prendi il pane» oppure «è arrivata la dispensa di storia dell’arte» o, ancora, «siamo in attesa della dispensa ministeriale per quanto concerne quell’affare».
Nel primo caso per dispensa si intende un locale (o un mobile) dove vengono riposte le riserve alimentari che giornalmente dovranno essere consumate. Nel secondo caso, invece, il termine indica un numero determinato di fogli di un’opera che si pubblica periodicamente. Nel terzo caso, infine, per dispensa si intende l’esonero, l’esenzione da un determinato obbligo. Vediamo, quindi, come si è giunti alle varie accezioni.
Tutte e tre le dispense hanno il medesimo padre: il verbo latino dispensare, composto del prefisso dis (che indica distribuzione) e il verbo pensare, intensivo di pendere (pesare) con il significato traslato di pagare, quindi distribuire, concedere, dividere, somministrare.
La dispensa, vale a dire il locale o il mobile che contiene i generi alimentari, è così chiamata perché vi si custodiscono gli alimenti che quotidianamente verranno, per l’appunto, dispensati, cioè distribuiti.
La raccolta di una varia disciplina, di un’arte, di una scienza – i fascicoli che vediamo nelle edicole, insomma – prende lo stesso nome perché anche questa dispensa viene distribuita periodicamente.
E veniamo alla terza accezione. Dal significato originario del verbo dispensare, cioè concedere, dare è nato quello di esonerare, vale a dire concedere la facoltà di non fare una cosa, sciogliere da un obbligo. La dispensa ministeriale di cui parlavamo ci concede, quindi, la possibilità di non sottostare a un determinato dovere.
Il verbo dispensare, infine, ha generato altri figli. Vediamone qualcuno. Dispensario: istituto ospedaliero dove si distribuiscono medicamenti gratuiti; dispensiere: colui che ha la cura e la sorveglianza della dispensa; dispensatore: colui che ha la facoltà di distribuire o di esonerare.
Da una cosa nessuno – e lo vogliamo mettere bene in evidenza – potrà mai essere dispensato, cioè esonerato, soprattutto i dispensatori di… cultura, gli operatori dell’informazione: dallo scrivere rispettando le leggi che regolano la nostra lingua.

22-03-2010 — Autore: Fausto Raso