Astrologi o astrologhi?

Mi spiace immensamente dover parlare male di alcuni vocabolari, anche perché conosco benissimo la fatica che comporta la loro compilazione. Ma so altrettanto bene che i fruitori della lingua hanno bisogno di notizie chiare, precise e non debbono essere ingannati da certi dizionari che riportano i famosi ma anche… come nel caso del plurale dei nomi in  logo: astrologi e astrologhi.
Come dicevo moltissimi vocabolari ammettono, appunto, entrambe le forme:  gi e  ghi; non sono assolutamente d’accordo, una regola ci sarebbe e andrebbe rispettata.
Per non creare ulteriore confusione mettiamo da parte i sostantivi in -logo e occupiamoci dei nomi in -co e -go (nei quali sono compresi anche quelli in -logo).
Se i predetti sostantivi hanno l’accentazione sulla terzultima sillaba (accento che si legge ma non si segna), ossia se sono parole così dette sdrucciole, faranno il plurale in  ci e  gi: canonico, canonici; astrologo, astrologi.
Se, invece, sono parole piane, hanno cioè l’accento tonico sulla penultima sillaba, faranno il plurale in -chi e -ghi: buco, buchi; mago, maghi. Non mancano, naturalmente, delle eccezioni a questa regola, basti pensare ad amico che pur essendo una parola piana fa il plurale amici e non amichi; oppure al "valico" che fa valichi e non valici.
Ho voluto mettere in evidenza la possibilità di una regola che nella maggior parte dei casi si può trovare e i vocabolari dovrebbero essere tutti concordi, dando così alla lingua quella omogeneità di cui abbisogna e allontanare lo spettro dell’anarchia linguistica.

15-02-2009 — Autore: Fausto Raso