Le corna del dilemma
Adoperiamo questa locuzione, naturalmente in senso figurato, quando ci troviamo davanti a un problema che presenta due soluzioni, opposte tra loro ma le uniche possibili.
Nella logica il dilemma — che in linguistica, sotto il profilo etimologico, significa propriamente doppia proposizione — è un problema intricato e di soluzione difficile, un ragionamento fondato su due premesse dette, appunto, corni o corna, di cui una necessariamente falsa, l'altra vera le quali portano, tuttavia, alla stessa conclusione o soluzione.
Tra i più celebri dilemmi con le corna ricordiamo quello di Umar, detto, per l'appunto, dilemma di Umar, dal nome del califfo che la storia ha accusato di avere ordinato la distruzione della biblioteca di Alessandria. In quell'occasione il califfo ebbe a dire, a sua discolpa: «Se questi libri sono contrari al Corano sono dannosi, e per tanto da bruciare; se al contrario sono conformi al Corano sono decisamente inutili e, quindi, sempre da bruciare».
Trattare con i guanti gialli
Contrariamente all'uso comune l'espressione corretta è guanti gialli, non bianchi. Sinceramente non sappiamo trovare una spiegazione che giustifichi l'uso distorto del modo di dire.
Sappiamo con certezza, però, che l'espressione si riferisce a persone molto permalose, suscettibili; persone che debbono essere trattate — per avere la certezza che non risentano di un nostro involontario sgarbo — con tutte le cure possibili e immaginabili, con tutti i riguardi, insomma.
Ma perché guanti gialli e non, per esempio, neri, marrone o... bianchi come il modo di dire storpiato? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare. Un tempo, soprattutto nel periodo della belle époque, i guanti gialli erano propri di persone raffinate ed eleganti, erano, per usare una barbara e bruttissima espressione, lo status symbol delle persone; in Francia, in modo particolare dove, da sempre, la moda impera e viene esportata.
Il coraZZiere e il poliZiotto
«Pregiatissimo Dott. Raso,
mio figlio (I media) sbaglia le parole con la z, la raddoppia sempre e ciò, naturalmente, è causa di insufficienza nei componimenti. C'è un sistema che possa aiutare a capire quando la predetta consonante deve essere raddoppiata? Perché, per esempio, corazziere prende la doppia zeta al contrario di poliziotto? La ringrazio di cuore, fin da ora, se potrà aiutarmi in merito e nel contempo le faccio i miei complimenti per il suo impareggiabile servizio.
Cordialmente
Vito D.
Genova»
Gentile Vito, le segnalo una semplice regoletta. Si ha doppia zeta (zz) davanti a vocale semplice: corazza, pazzo. Si ha una sola zeta (z), invece, davanti a due vocali: azione, abbazia.
Le eccezioni sono quasi inesistenti: razzìa e pochissime parole derivate da altre che al loro interno ne contengono due per la regola sopra citata: pazzia (da pazzo); corazziere (da corazza).
Abbiamo, per tanto, poliziotto (con una sola z) perché dopo la consonante zeta ci sono due vocali (io); corazziere, con due (anche se dopo la consonante suddetta ci sono due vocali), perché deriva da corazza.

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