L'ipotipòsi
Probabilmente alcuni lettori non hanno mai sentito parlare di una figura retorica chiamata ipotipòsi perché non tutti i testi di linguistica la menzionano. Vediamola assieme.
L'ipotipòsi, dunque, consiste nel descrivere, nel rappresentare cose e persone al vivo in modo che l'ascoltatore o il lettore possa vedere e toccare l'immagine.
Tra gli esempi classici di ipotipòsi bellissima, a nostro avviso, quella di Giacomo Leopardi nel descrivere la battaglia di Maratona (Canzone all'Italia): «Come lion di tori entro una mandra / or salta a quello in tergo e si gli scava / con le zanne la schiena, / or questo fianco addenta or quella coscia... »
Essere poco utile come la mula di Balestraccio
Il significato di questa locuzione — per la verità poco conosciuta — è intuitivo e non abbisognevole, per tanto, di spiegazioni. Ci interessa conoscere l'origine che ricaviamo dal «Nuovo Tesoro di proverbi italiani», di Tommaso Buoni (un autore del secolo XVIII).
«Fu Balestraccio povero villano, e come di pochi beni fu costretto per fuggir la fame esercitar l'arte della mola; e avvenga che fosse di tutte le cose male agiato, molto meno era del denaro. Andato al mercato, e veduta una mula vecchia, e perciò da tutti fuggita; ed ei con poche parole, e con meno di quelli che avea la comprò; e così la povera mula che faticato avea per tutta la gioventù, pensando di pigliar riposo in vecchiezza, fu guidata da messer Balestraccio al mulino per faticare più gagliardamente. Ma quantunque Balestraccio facesse buone alla mula dell'altrui, però ella come facea il debito suo a ben mangiare; poco il facea al portare delle some, e solo in questo compiacea al suo padrone, che volentieri portava le sacche piene, e sopra per buona misura messere lo Balestraccio, ma solo vicino a casa, o fin a mezza strada, che dal mezzo in là volea esser portata lei con le sacche. Or vedete che soma bisognava che portasse il tapinello; e insomma di sì poco utile fu la mula di Balestraccio; quindi passò in proverbio la sua mula contro quelle persone che molto più mangiano, che non ne sono utili».
Equino, equestre, ippico
A voler sottilizzare gli aggettivi su menzionati non sarebbero l'uno sinonimo dell'altro sebbene si riferiscano tutti al cavallo. Ciascun aggettivo, infatti, ha un suo proprio significato. Vediamoli succintamente.
Cominciamo con il dire che equino ed equestre sono di provenienza latina, mentre ippico è di origine greca.
Equino si riferisce al cavallo (in quanto animale) sotto l'aspetto zoologico (razze equine, coda equina ecc.); con equestre si indica la persona che monta il cavallo, con l'accezione, quindi, di cavallerizzo, cavaliere (spettacolo equestre, combattimento equestre, statua equestre e simili).
Con ippico, infine, ci si riferisce a tutto l'apparato che riguarda le corse di questi animali, come sport (gare ippiche).

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