Fare come il caval del Ciolle

Per la spiegazione di questo modo di dire (probabilmente poco conosciuto) ricorriamo — come facciamo di tanto in tanto — a una storiella.
Il ragionier Frullini desiderava ardentemente avanzare di grado nell'ufficio in cui prestava la sua opera. Ogni mattina, quindi, si recava nella stanza del capo del Personale con la speranza di ricevere la buona novella, e ogni mattina il dr Piani — questo il nome del dirigente — lo congedava con belle parole e tante promesse.
«Vede, ragioniere, lei è insostituibile, conosce il suo lavoro meglio di altri, se la rimuovo dall'incarico che svolge attualmente per 'promuoverla' — come lei desidera e come giustamente merita — mi ritrovo l'ufficio esportazioni privo di un capo 'carismatico' quale lei è. Abbia ancora un po' di pazienza, aspetti che il suo collaboratore abbia imparato bene le mansioni per le quali è stato assunto poi, glie lo prometto, il posto di dirigente aggiunto, resosi vacante, sarà suo».
Dopo queste bellissime parole, Frullini lasciava la stanza del suo superiore contento e 'ringalluzzito', e riprendeva serenamente il suo lavoro in attesa del 'grande salto'. Questa scena si ripeteva — come abbiamo visto — tutte le mattine, da diversi mesi. Gli impiegati lo avevano soprannominato, per questo, il cavalier del Ciolle perché si comportava come il suo cavallo: si accontentava di tante parole senza approdare a nulla.
Per l'origine dell'espressione chiediamo aiuto a Benedetto Varchi, che nel suo 'Ercolano' cosí scrive: «Di quelli che si beccano il cervello, sperando vanamente che una qualche cosa debba loro riuscire e ne vanno cicalando qua e là, si dice che fanno come il caval del Ciolle, il quale si pasceva di ragionamenti, come le starne di monte Morello di rugiada»

17-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Ricevere la rosa d'oro

La rosa d'oro — forse pochi lo sanno — era un dono rituale che veniva tradizionalmente offerto dal Pontefice — a partire dall'anno Mille - come segno tangibile di apprezzamento e di riconoscenza a sovrani o altissimi dignitari che si erano particolarmente distinti — con atti concreti — nei confronti della Chiesa.
Il riconoscimento papale consisteva in un cespo di pietre preziose e rose d'oro, e prima di essere consegnato veniva solennemente benedetto, dallo stesso Pontefice, la quarta domenica di Quaresima (chiamata, per questo, domenica delle rose, ndr).
Per la cronaca ricordiamo che l'ultima rosa d'oro venne offerta alla regina Elena, nel 1937, da Pio XI.
Con il trascorrere del tempo, l'espressione ricevere la rosa d'oro ha acquisito il significato - metaforico - di alto e raro riconoscimento.

14-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Essere un asino risalito

L'espressione che avete appena letto — siamo quasi certi — è sconosciuta ai piú, anche se molti amici lettori — nel corso della loro vita — hanno avuto modo (e lo vedranno) di conoscere parecchi di questi 'asini'.
La locuzione, dunque, si riferisce a persone di bassa cultura e di infimo ceto sociale, che essendo riuscite a salire i gradini della cosí detta società civile esibiscono atteggiamenti arroganti, sprezzanti, pacchiani e via dicendo: un asino, si sa, anche se risalisce resta sempre tale.
Allora, amici, abbiamo indovinato? Tornate indietro nel tempo e vedrete in quanti 'asini risaliti' vi siete imbattuti, specialmente durante la vostra vita lavorativa. Le aziende, gli uffici, pullulano di questi asini. E, a nostro avviso, non c'è peggior persona di un asino risalito.
Con significato affine si adopera anche l'espressione essere un asino battezzato, riferita, appunto, a una persona ignorante, presuntuosa e testarda oltre che villana, che si distingue dall'asino solo perché, presumibilmente, ha ricevuto il battesimo.

13-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink