Sostantivi esocentrici
Abbiamo deciso di spendere due parole sui sostantivi chiamati composti esocentrici perché siamo sicuri — a costo di essere tacciati di presunzione — che le così dette firme di spicco del giornalismo (ma non solo) non hanno mai sentito parlare di questo
tipo di sostantivi, anche se si piccano di fare la… lingua.
Si chiamano esocentrici, dunque, quei nomi composti — generalmente un sostantivo e un aggettivo — che hanno il significato nel loro interno, dentro (dal greco ἐσω- éso, εἰσω- , dentro, all’interno). Un nome composto la cui esocentricità è ben… visibile è pellerossa.
Proprio per questo motivo alcuni Autori lasciano detto sostantivo invariato nella forma plurale: il pellerossa, i pellerossa. Per costoro, dunque, il significante è all’interno del termine: l’uomo che ha la pelle rossa; l’uomo dalla pelle rossa.
Noi non condividiamo assolutamente e preferiamo attenerci alla regola secondo la quale i nomi composti di un sostantivo (pelle) e di un aggettivo (rossa) nella forma plurale mutano le desinenze di entrambi i componenti: il pellerossa, i pellirosse. È meglio, comunque, lasciare invariato il sostantivo invece di pluralizzare solo il primo elemento: i pellirossa.
Il solito così detto opinionista di un grande quotidiano ha scritto, infatti, che «i ‘pellirossa’ sono stati maltrattati per secoli». Cerchiamo di non maltrattare, cortese amico, né i pellirosse né la lingua di Dante.
È proprio una facimola
Ci scrive Edoardo S. da Savona: «Gentile dott. Raso, leggendo un vecchio, vecchissimo, libro mi sono imbattuto in un termine mai sentito e non riportato nei dizionari che ho consultato: “facimola”. La frase recita: «Ragazzi, vi ripeto, non date ascolto a quella donna, è proprio una facimola». Cos'è questa 'facimola'? Spero possa aiutarmi. Grazie e complimenti vivissimi per la meritoria opera che svolge».
Cortese amico, il termine da lei citato è in disuso da secoli, per questo non è più attestato nei vocabolari, e significa fattucchiera, strega . Si trova in alcune edizioni del vocabolario degli accademici della Crusca. Veda questi collegamenti:
Etimo.it — facimola
Dizionario.org — facimola
Google.it — facimola
Previo e salvo
Riteniamo importante spendere due parole sull'uso distorto — e, quindi, raddrizzarlo — di due aggettivi tanto cari ai nostri burocrati: previo e salvo.
Previo e salvo sono, come dicevamo, due aggettivi e in quanto tali concordano nel genere e nel numero con il sostantivo cui vengono anteposti. Ci capita sovente di leggere in documenti ufficiali — quelli redatti dalla macchina burocratica — frasi tipo “ la documentazione richiesta sarà rilasciata previo domanda scritta ”; oppure “ l'ufficio si riserva il diritto di decidere in merito, salvo eccezioni previste dalla legge ”. Bene. Anzi male, malissimo.
Quel previo e quel salvo sono maledettamente errati perché non sono avverbi — che rimangono, ovviamente, invariati — ma aggettivi, di conseguenza devono concordare con il sostantivo. La forma corretta deve essere, per tanto, previa domanda scritta e salve eccezioni.
Previo, insomma, dal latino prae (prima) e via (strada), significa inviato prima , quindi che precede, precedente.
Precedente (o previo ), dunque, non è un aggettivo? Per quale motivo debba essere considerato alla stregua di un avverbio resta un mistero eleusino. Confidiamo in qualche solone della lingua: che ci illumini in merito. Noi, più modestamente, consigliamo agli amanti del bel parlare e del bello scrivere — per non sbagliare — di non scomodare questo nobile aggettivo in locuzioni assolute tipo previo avviso e simili.
Discorso pressoché identico per quanto attiene all'aggettivo salvo. Questo vocabolo — che è un aggettivo, ripetiamo — adoperato in costruzione assoluta è forma ellittica e sta per a condizione che sia salvo.
Va da sé, dunque, che deve prendere il genere e il numero del sostantivo che lo segue. In base a questa legge linguistica occorre dire — per tornare all'esempio sopra citato — [fatte] salve [le] eccezioni previste dalla legge perché è la forma ellittica di [ a condizione che siano] salve [le] eccezioni.
Pedanteria? No, a nostro modo di vedere: uso corretto della lingua di Dante.

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