Fare come quello che portò il cacio al padrone

Questo modo di dire, di uso raro e probabilmente poco conosciuto, si riferisce a una persona che elargisce regali a destra e a manca ma, in seguito, se li riprende in altra forma.

L'espressione è tratta da un racconto di origine popolare. Un contadino andò a far visita al padrone del podere portandogli in dono una forma di formaggio.

Apprezzando molto il pensiero, l'uomo invitò il contadino a fare uno spuntino con il suo stesso formaggio; quest'ultimo, con mille ringraziamenti e salamelecchi, se lo finì tutto.

25-06-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Amenità (linguistiche)

Dopo le superfluità, alcune amenità linguistiche (non veri e propri errori orto-sintattico-grammaticali, però...) che possono pregiudicare i nostri scritti. Prestiamo, dunque, la massima attenzione nello scrivere, se non vogliamo rasentare la ridicolaggine linguistica.
Pilucchiamo, dunque, qua e là, tra le varie pubblicazioni. In corsivo marcato le amenità.
«Il numero dei morti e dei dispersi si fa salire provvisoriamente a centocinquanta»; «La badante, spaventata dal rumore dei ladri, per richiamare l'attenzione dei vicini ha cominciato a pestare le mani contro la parete»; «Gli sciatori non possono scendere in pista se non indossano gli appositi scarponi»; «Il terremoto ha talmente rovinato l'appartamento da potersi calcolare inabitabile»; «L'accampamento è stato distrutto da un grandioso incendio»; «La donna ha, poi, ringraziato gli invitati per i regali di cui l'hanno voluta colmare»; «Il poveretto, investito da un automobilista pirata, è rimasto sdraiato (se la godeva, dunque, quel poveretto?) sull'asfalto in attesa dei soccorsi»; «Tutte le persone presenti se la ridevano sotto i baffi» (anche le donne hanno i baffi?). Continuiamo? No, meglio di no. Non vogliamo riempirci il viso di rughe per le risate.

21-06-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


L'analisi logica: quanto è utile?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

«L'analisi logica è un esercizio che trova la sua ragion d'essere nell'individuazione e scomposizione della struttura della frase in soggetto, predicato e complementi e che continua ad essere proposta nella sua versione tradizionale accompagnata spesso da definizioni confuse e discutibili, nonché da liste infinite e discordanti di complementi (F. Sabatini — La Crusca per voi).»

Indubbiamente districarsi nella giungla dei complementi è un compito arduo non soltanto — come si potrebbe pensare — per gli studenti, ma talvolta anche per gli insegnanti, sia per la complessità della materia (complessità intesa soprattutto come numero dei complementi esistenti nella nostra lingua) sia per la varietà di interpretazioni (spesso diverse o contrastanti tra loro) offerte dagli specialisti e dai testi che trattano questo tema.
Sono molti gli studenti che si chiedono quale sia l'utilità dell'analisi logica.
«A che cosa mi servirà quando entrerò nel mondo del lavoro?» è la classica domanda dei giovani, non soltanto per quanto riguarda l'analisi logica, ma per ogni approfondimento culturale in cui non ravvisino la possibile ricaduta (per usare il gergo scolastico), il vantaggio che potrebbero ricavarne in futuro, a meno che non abbiano già definito il percorso di studi e i loro piani professionali.
Sicuramente l'analisi logica facilita lo studio del Latino e del Greco, ma anche delle lingue straniere. Sicuramente costituisce uno strumento di ricerca, di approfondimento e di riflessione linguistica da non sottovalutare, soprattutto in una società sempre più tentata dall'approssimazione e dalla superficialità, nel campo culturale come in ogni campo.
Poniamoci, tuttavia, anche noi la domanda dell'utilità dell'analisi logica ma, soprattutto, chiediamoci se e in quale misura la quantità (e i conseguenti dubbi interpretativi) dei complementi riconosciuti dalla nostra grammatica possa frenare l'interesse degli studenti verso una materia che, a prescindere dalle intrinseche difficoltà e dai possibili tranelli, resta tra le più affascinanti per gli appassionati della lingua.
20-06-2018 — Autore: Lidia Romani — permalink