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Arturo Onofri
(✶1885   †1928)


«Dal nero d'una finestrella ammuffita di secoli, da cui spiove un fresco chiarore di gerani, improvvisamente una testa bionda, un sorriso, si sporge nel raggio radente del mattino, col divampo felice dei suoi capelli d'aurora.»
Orchestrine, Mattino d'Orvieto)

Nato a Roma nel 1885, dove visse fino alla sua morte che avvenne nel 1928, Onofri proveniva da una famiglia di origine borghese. Condusse sempre una vita tranquilla lavorando come impiegato alla Croce Rossa e dedicandosi all'attività letteraria che iniziò molto presto. Dal matrimonio con Bice Sinibaldi, nel 1916, nacquero Giorgio e Fabrizio Onofri, che nel secondo dopoguerra sarà un esponente di spicco del P.C.I., oltre che scrittore in proprio e sceneggiatore, di cui va ricordato almeno il film Sacco e Vanzetti (1971) diretto da Giuliano Montaldo.

La formazione culturale

La formazione culturale di Arturo Onofri avvenne soprattutto attraverso Bergson e James e sugli insegnamenti dei simbolisti e dei crepuscolari.

Le prime pubblicazioni

Nel 1914 pubblicò le sue prime poesie sulla rivista "Vita letteraria" e nei tre anni seguenti seguirono le sue prime tre raccolte di versi: "Liriche" nel 1907, "Poemi tragici" nel 1908 e "Canti delle oasi" nel 1909. Queste raccolte vennero raggruppate nel 1914 e pubblicate con il titolo "Liriche".

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La collaborazione alle riviste dell'epoca

Fu attivo collaboratore di diverse riviste letterarie, soprattutto di Nuova Antologia durante gli anni 1910-1912 e in seguito nel 1927. Nel 1912 fondò con Umberto Fracchia la rivista Lirica e collaborò a La Voce, nel periodo in cui questa rivista era diretta da Giuseppe De Robertis (1914-17) con il quale condivideva gli interessi riguardanti i problemi di stile ma dal cui sodalizio si staccò polemicamente nel 1916 per alcune divergenze editoriali, ponendosi in una condizione di isolamento e di ricerca personale lontana dai gruppi culturali dominanti, cui resterà fedele per tutto il resto della sua vita. Su Lirica pubblicò diverse poesie e scritti critici sul verso libero mentre su La Voce pubblicò le sue analisi critiche sulle Myricae del Pascoli e Tendenze, uno dei manifesti del frammentismo primonovecentesco più aperto alle suggestioni culturali internazionali. D'altronde è proprio di questi anni un esperimento di traduzioni di seconda mano di poeti cinesi (Li Po, Tu Fu) della dinastia Tang che, pur rimanendo inedito fino a anni recenti, fu all'epoca oggetto di un intenso interesse da parte di alcuni degli esponenti di spicco del rinnovamento culturale di quegli anni: da Giovanni Papini a Emilio Cecchi e Vittorio Gui, fino forse allo stesso Giuseppe Ungaretti.

Precedentemente, nel 1913, era stato critico letterario sul quotidiano Il Popolo romano con saggi sui poeti stranieri, come Gide, Mallarmé, Claudel e Wagner. Scrisse anche sulla rivista La Diana tra il 1916 e il 1917 e su Cronache d'Italia.

La conoscenza delle opere di Rudolf Steiner

In seguito alla pubblicazione di Orchestrine e di Arioso il poeta, che aveva nel frattempo aderito al frammentismo, rallentò la sua produzione poetica. Venne intanto a conoscenza delle opere di Steiner del quale premise La scienza occulta nelle linee generali, nel 1924. Fece anche parte del Gruppo di Ur con lo pseudonimo di Oso e pubblicò alcuni articoli sulla rivista del gruppo.

Il ciclo di Terrestrità del sole

Nel 1927 iniziò a pubblicare la prima delle cinque parti del Ciclo lirico della Terrestrità del sole, Terrestrità del sole; dell'anno successivo, 1928, è la raccolta intitolata Vincere il drago. Le altre tre parti del ciclo uscirono postume: Zolla ritorna cosmo nel 1930, Suoni del Gral nel 1932, Aprirsi fiore nel 1935. Simili a melodie rapprese in mondo, del 1929, sono 33 poesie che, nelle intenzioni dell'Autore, avrebbero dovuto far parte di Aprirsi fiore. Tutte le pubblicazioni postume furono edite per la cura della moglie di Onofri, Bice. L'intero Ciclo lirico è preceduto sia dalla raccolta poetica intitolata Le trombe d'argento, sia dal saggio poematico che ne illustra le prerogative intitolato Nuovo rinascimento come arte dell'io, 1925. Allo stesso anno risale la composizione di quasi tutte le liriche della prima raccolta del ciclo e di parte della seconda, in seguito riviste. Il Ciclo lirico della terrestrità del sole è fra gli esempi più alti di poesia cosmica europea nel Novecento.

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Il diario

Prima della sua morte riordinò cronologicamente il diario, sul quale annotava pensieri e riflessioni, suddividendolo in Selva (1909-1910), Pandaemonium (1910-1913) e Pensieri e teorie (1915-1928).

Poetica

La prima fase

La sua poetica si è ispirata, nel periodo 1900-1914, a Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio, il futurismo e i crepuscolari. Gli esiti maggiori convergono nella raccolta delle Liriche (Napoli, 1914).

La seconda fase

Successivamente, tra gli anni 1914 e 1921, approfondì gli aspetti compositivi che culminarono con quello che Donato Valli indicò opportunamente come il 'manifesto del frammentismo in Italia', vale a dire la raccolta di poesie delle Orchestrine; in questo secondo periodo della propria poetica Onofri giunge ad una dimensione più familiare, ad una poesia come immagine al contempo pura e libera da ogni rapporto "esterno"; il poeta diviene creatore di mondi e ne è esempio la silloge Arioso.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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