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Ernesto Buonaiuti
(✶1881   †1946)

Ernesto Buonaiuti (Roma, 25 giugno 1881 – Roma, 20 aprile 1946) è stato un presbitero, storico, antifascista, teologo, accademico italiano, studioso di storia del cristianesimo e di filosofia religiosa, fra i principali esponenti del modernismo italiano. Scomunicato e dimesso dallo stato clericale dalla Chiesa cattolica per aver preso le difese del movimento modernista, fu prima esonerato dalle attività didattiche, in base ai Patti Lateranensi tra Chiesa e Regno d'Italia, e poi privato della cattedra universitaria per essersi rifiutato, con pochi altri docenti (appena dodici), di giurare fedeltà al regime.

Ernesto Buonaiuti nacque a Roma, in via di Ripetta 102, il 25 giugno 1881, quartogenito di Leopoldo e Luisa Costa. Il padre, gestore di una rivendita di tabacchi, morì nel 1887 di tubercolosi, lasciando la moglie (che non si risposò mai e visse quasi sempre con Ernesto fino alla morte, avvenuta nel 1941), e cinque bambini. Da un primo matrimonio, infatti, aveva avuto la figlia maggiore Augusta; dei suoi sette figli di secondo letto soltanto tre, oltre Ernesto, superarono la prima infanzia: uno, Alfredo, divenne sacerdote e parroco di Settecamini, un altro, Alarico, fu insegnante di italiano nelle scuole consolari e pubblicista, venendo iniziato alla Massoneria, mentre il minore, Pasquale, esercitò il mestiere di ebanista. Ernesto ricevette la prima educazione religiosa dalla madre e nella parrocchia di San Rocco, adiacente alla casa di via di Ripetta.

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Dopo avere frequentato il Pontificio Seminario Romano dell'Apollinare di Roma (qui fra i suoi compagni vi fu Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII), fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903. Durante il periodo degli studi aveva dimostrato ben presto doti intellettuali fuori dal comune, incorrendo però in sanzioni da parte dei superiori per la troppa libertà dimostrata nell'apprezzare le moderne impostazioni scientifiche delle discipline religiose. Proseguì i suoi studi, collaborando con lo storico delle religioni Salvatore Minocchi, utilizzando le risorse offerte dal metodo positivo allo studio del Cristianesimo primitivo (Il cristianesimo primitivo e la Politica imperiale romana, 1911).

Fondò a soli 24 anni la Rivista storico-critica delle scienze teologiche, per la diffusione della cultura religiosa in Italia e diresse in seguito la rivista Ricerche religiose. Queste riviste, premiate almeno in un primo momento da un discreto successo editoriale, vennero poste poi all'Indice. Il 25 gennaio 1926 era stato colpito con la scomunica, ribadita più volte, per aver preso le difese del movimento modernista soprattutto nelle opere Il programma dei modernisti (1908) e Lettere di un prete modernista (1908), contro la posizione ufficiale della Chiesa espressa nell'Enciclica Pascendi dominici gregis, emanata da papa Pio X nel 1907. Nell'autobiografia (Il pellegrino di Roma, 1945), Buonaiuti ricostruì il conflitto con la Chiesa cattolica, della quale, nonostante la scomunica, continuò a proclamarsi figlio fedele.

Nel 1915 vinse il concorso a cattedra, bandito per ricoprire il ruolo di professore ordinario di Storia del cristianesimo rimasto vacante per la morte di Baldassarre Labanca, presso l'Università di Roma, prevalendo su altri candidati illustri come lo stesso Minocchi, Adolfo Omodeo, Luigi Salvatorelli e Umberto Fracassini, Nicolò d'Alfonso. Gli anni di insegnamento, liberamente esercitato presso un Ateneo statale a dispetto delle censure ecclesiastichesenzafonte, gli permisero di formare un gruppo di allievi, tra i quali spiccano Agostino Biamonti, Ambrogio Donini (che dopo la fine della guerra sarebbe stato professore di Storia del Cristianesimo a Bari e senatore comunista) e Marcella Ravà (poi divenuta direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), fortemente attaccati alla figura e all'opera del maestro. In seguito al Concordato del 1929, tuttavia, venne esonerato dalle attività didattiche e assegnato a compiti extra-accademici, come direttore dell'Edizione Nazionale delle Opere di Gioacchino da Fiore. La cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente nel 1931 per aver rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo, al pari del suo amico Giorgio Levi Della Vida, che di lui lasciò un affettuoso ricordo di grande valore scientifico e umano nel suo Fantasmi ritrovati.

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Gli anni successivi, segnati dagli stenti per via della sospensione dello stipendio, lo videro impegnato nell'attività di conferenziere, sempre sotto l'osservazione della polizia segreta fascista, soprattutto presso la congregazione metodista romana e di professore ospite presso l'Università di Losanna in Svizzera, dove tenne cicli di lezioni sulla storia del Cristianesimo. L'offerta di una cattedra stabile di Storia del Cristianesimo presso la Facoltà di Teologia della stessa Università fu da lui declinata, poiché richiedeva come condizione la sua adesione ufficiale alla confessione cristiana riformata.

Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre 1943, nascose per qualche mese nella sua casa romana un ragazzo ebreo, Giorgio Castelnuovo, allora tredicenne, affidatogli dalla famiglia, salvandolo così dalle deportazioni. Per questo Buonaiuti ha ricevuto nel 2012 il riconoscimento postumo di giusto tra le nazioni dall'istituto Yad Vashem di Gerusalemme.

Dopo la fine della guerra, nel 1945, Buonaiuti non fu comunque reintegrato nel ruolo di professore ordinario come era accaduto per gli altri colleghi superstiti che non avevano accettato il giuramento di fedeltà al Fascismo, sulla base di una discussa applicazione retroattiva, sostanzialmente ad personam, dei Patti Lateranensi, che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra in una università statale: a favorire questo esito della vicenda ci furono non solo i cattolici della Democrazia Cristianasenzafonte, ma anche i comunisti e i liberalisenzafonte, riuniti dalla comune ostilità, ereditata dal passato, contro il Modernismosenzafonte, visto ideologicamente come una corrente cristiana non facilmente inquadrabile nella polarizzazione tra laici e cattolici, sotto il cui segno nasceva il nuovo stato italiano.

Si spense nella sua città il 20 aprile 1946, a seguito dell'aggravarsi dei problemi cardiaci che da tempo lo affliggevano. È sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma.

Dopo la sua morte vi sono state numerose iniziative per la sua piena riabilitazione, l'ultima e più importante è l'appello promosso dal movimento "Noi siamo Chiesa" nel giugno 2014 che ha raccolto oltre 350 adesioni tra cui quelle di Raniero La Valle, Gianni Novelli, Ettore Masina, Giovanni Avena, Vittorio Bellavite, Luigi Bettazzi, Enrico Payretti, Paola Gaiotti De Biase, Giovanni Franzoni, Lidia Menapace, Carlo Molari, "Tempi di Fraternità", "Agire politicamente. Coordinamento di cattolici democratici", Giovanni Miccoli, Giovanni Bianco, Adriana Valerio, Armido Rizzi, Paolo Farinella, Vito Mancuso, Mina Welby, Francesco Zanchini, "Coordinamento delle comunità cristiane di base", Frei Betto.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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