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Giuseppe Dessì
(✶1909   †1977)

Giuseppe Dessì (Cagliari, 7 agosto 1909 – Roma, 6 luglio 1977) è stato uno scrittore italiano.

Nasce a Cagliari in via Mazzini in una delle case, oggi demolite, che si trovavano sotto il bastione dello Sperone e trascorre l'adolescenza a Villacidro, di cui sono originari i suoi parenti. La lontananza e le continue assenze, durante il periodo adolescenziale, del padre, ufficiale di carriera, costretto spesso a lunghi e continui spostamenti soprattutto durante la Guerra 15/18, incidono molto sul carattere già introverso e sensibile del giovane, che manifesta un profondo spirito di ribellione.

Dopo diverse bocciature durante il ginnasio, lascia gli studi regolari. La scoperta, oltre un muro della casa del nonno, di una biblioteca, "la biblioteca murata", lo introdurrà alla lettura di testi filosofici e scientifici. Convinto da queste precoci letture, Leibniz e Spinoza in particolare, che l'uomo sia privo di libero arbitrio, matura pensieri di suicidio.

L'affetto del padre, ritornato nel frattempo al paese, e la lettura dell'Orlando Furioso gli fanno ritrovare un equilibrio stabile e il desiderio di concludere gli studi. Decide di studiare latino e greco privatamente a Villacidro, con Don Luigi Frau, per sostenere gli esami di licenza ginnasiale, poi si trasferisce a Cagliari per completare la sua preparazione ginnasiale.

Nel 1929 s'iscrive al liceo Dettori di Cagliari con un iniziale disagio dato dall'età avanzata rispetto ai suoi compagni di classe; conosce però un professore, Delio Cantimori, insegnante di filosofia, che lo sostiene e lo incoraggia a continuare gli studi. Concluso il liceo (nel frattempo gli muore dopo una lunga agonia la madre,) su consiglio del professore Cantimori, tenta di entrare nella classe di lettere della prestigiosa Scuola Normale di Pisa, ma non è ammesso, pertanto si iscrive alla Statale di Pisa, rimanendo in stretto contatto con alcuni Normalisti.

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Segue i corsi di Attilio Momigliano e Luigi Russo, con i compagni di studio Claudio Varese, Carlo Lodovico Ragghianti, Claudio Baglietto, Aldo Capitini, Enrico Alpino e Carlo Cordiè, con i quali instaura rapporti importanti per la sua formazione culturale. Dopo la laurea, per un certo periodo continua a frequentare il gruppo raccolto attorno alla rivista Letteratura, poi inizia ad insegnare in varie città italiane, tra le quali Ferrara e Bassano del Grappa; nel 1941 viene nominato, per meriti culturali, dal ministro Bottai, provveditore agli Studi di Sassari. Dopo essere stato provveditore anche in altre sedi, tra cui Ravenna e Grosseto, viene comandato a Roma presso l'Accademia dei Lincei.

Inizia a scrivere i suoi primi racconti, nei quali è protagonista (come in tutta la sua narrativa) la sua Sardegna, tra i quali si nota La città rotonda (1930), inserito in seguito nel suo primo libro di racconti La sposa in città (1939).

Nel 1939 pubblica anche il romanzo San Silvano seguito dal romanzo Michele Boschino (1942). Dopo aver pubblicato una raccolta di racconti Racconti vecchi e nuovi (1945), tra i lavori successivi ci sono L'isola dell'angelo (1949) seguito da La frana (1950), e nel 1955 il romanzo I passeri, seguito da Paese d'ombre vincitore nel 1972 del Premio Strega. Nelle sue opere descrive la Sardegna, antica, mitica e apparentemente immutabile, della sua infanzia contaminata dal "continente", visto come un mondo violento e senza valori.

Il romanzo Il disertore, ambientato durante la prima guerra mondiale, e giudicato uno dei migliori racconti della produzione italiana di quel periodo, si aggiudica nel 1962 il Premio Bagutta.

Si diletta anche in pittura, nel 1958 espone presso la galleria "Il Cenacolo" di Roma, con l'artista Maria Lai una serie di dipinti, sarà la prima di diverse collaborazioni e l'inizio di una lunga amicizia con l'artista di Ulassai.

Ha prodotto anche diverse opere teatrali teatrali, sviluppate dai suoi racconti: il suo primo dramma, La giustizia fu diffuso dalla BBC inglese e poi dalla RAI, prima di essere incluso nei Racconti drammatici. Il dramma La Trincea, che rievocava un episodio della prima guerra mondiale di cui fu protagonista il padre dello scrittore, allora ufficiale della Brigata Sassari, fu messo in onda da Rai 2 il 4 novembre 1961, giorno dell'inaugurazione del canale. Ha scritto anche l'opera teatrale Eleonora d'Arborea, dedicato alla giudichessa sarda che nel Trecento animò la resistenza dell'isola contro gli Aragonesi.

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Dopo la sua morte avvenuta a Roma il 6 luglio del 1977, in suo ricordo è stato istituito, nel 1986 a Villacidro, il Premio Letterario Giuseppe Dessì ed è stata costituita una Fondazione i cui soci fondatori sono la Regione Autonoma della Sardegna e il comune di Villacidro.

Il premio si articola nelle sezioni Narrativa, Poesia e Premio Speciale della Giuria e viene assegnato ad autori di narrativa e di poesia in lingua italiana.

Sin da adolescente Dessì confessa la sua profonda ammirazione per Emilio Lussu ("Oltre che un uomo eccezionale, Lussu è stato un momento della storia, e non voglio dire della storia di ciascuno di noi e della nostra Isola, ma della storia semplicemente. Io lo conobbi sin da bambino, a Cagliari, tramite mio padre") e verso quell'idea liberalsocialista a cui sarà legato per tutta la sua vita. A Pisa, a contatto con molti "normalisti", Dessì si trova immerso in un ambiente culturale che lentamente sta passando dal "non fascismo" all'antifascismo vero e proprio. Nel 1944 esce a Sassari, diretto da Francesco Spanu Satta, un settimanale "politico, letterario e d'informazione", intitolato «Riscossa», al quale Dessì collabora attivamente. Del gruppo dei collaboratori facevano parte ancora Emilio Lussu, Antonio Borio, Salvatore Cottoni, Franco Fulgheri, Giovanni Floris, Francesco Masala, Fiorenzo Serra, Nino Giagu, Vico Mossa, Giovanni Maria Cherchi, Antonio Santoni Rugiu, Angelo Mannoni, Giovanni Lilliu, Luca Pinna, Gavino Musio, Augusto Maddaleni, Salvatore Mannuzzu, Teresa Crobu, tutti sardi, e Lorenzo Giusso, Aurelio Roncaglia, Lanfranco Caretti, Giorgio Bassani, Franco Matacotta, Antonio Delfini e Joyce Lussu.

In seguito, alla caduta del fascismo partecipa, insieme ad Antonio Borio, alla fondazione della prima sezione sassarese del ricostituito Partito socialista italiano. Nel 1960 accetta di essere presentato, come indipendente, nella lista del PCI per il Consiglio comunale di Grosseto. Eletto, partecipa alla vita politica di quel comune come consigliere dal 1960 al 1964.

Nel 1974 decide di iscriversi per la prima volta al PCI, nonostante non sia mai stato in sintonia con una certa ortodossia marxista-leninista allora dominante. Pur non essendo sempre stato attivamente impegnato in politica, Dessì non mancherà mai di diffondere il suo pensiero politico-sociale in qualche modo pacifista e, secondo alcuni, antimilitarista (citando ad esempio Il Disertore del 1961 ma non considerano altri testi come il dramma La trincea. In questo contesto acquista rilievo «l'operazione di quegli scrittori, tra i quali Giuseppe Dessì, che hanno saputo unire all'impegno etico e civile l'impegno formale sul piano del linguaggio e delle strutture letterarie.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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