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Marco Lastri
(✶1731   †1811)

Marco Lastri (Firenze, 6 marzo 1731 – Sant'Ilario a Settimo, 24 dicembre 1811) è stato un presbitero, scrittore, critico letterario traduttore ed economista italiano.

Si contraddistinse per un forte eclettismo culturale che lo portò ad occuparsi di un gran numero di generi letterari (biografia, diario, letteratura odeporica) e di partecipare a diversi dibattiti scientifici (riguardanti demografia, economia politica, agricoltura).

Marco Lastri nacque a Firenze il 6 marzo 1731 nel quartiere di S. Croce. A causa delle umili origini della famiglia, fu educato sin da bambino verso l'ecclesiastico ministero: studiò dapprima nel collegio Eugeniano della cattedrale di Firenze, e nove anni dopo, una volta diventato sacerdote, proseguì il suo percorso di studi nel seminario diocesano, dove conobbe G.M. Lampredi, futuro professore di diritto canonico e diritto pubblico a Pisa, e O. Marrini, filologo e poeta.

Grazie alle riforme dell'arcivescovo F.G. Incontri, Lastri poté apprendere, oltre alla teologia morale, il dirito civile e canonico, la lingua "toscana" e la matematica. Nel 1756 si laureò nel collegio teologico dello Studio fiorentino, e nello stesso anno pubblicò due sonetti d'occasione per le nozze di G. Dini con la marchesa Teresa Gerini (Firenze 1756).

Il pensiero di Lastri, vivace e attivo sin dalla giovane età, è testimoniato da una lettera inviatagli nel 1752 da Lampredi, che discute l’adesione all'ateismo e alla morale naturale. Nel 1759 gli fu concesso un beneficio nella pieve dei S. Giovanni e Lorenzo di Signa, nel cui archivio Lastri svolse le prime ricerche storico-antiquarie, che hanno dato vita alle “Memorie appartenenti alla vita ed al culto della b. Giovanna da Signa” (Firenze 1761).

Quando Lastri partì per Signa iniziò una corrispondenza epistolare con Giuseppe Bencivenni Pelli. Questi scambi di lettere mettono in luce non solo il Lastri ecclesiastico e letterato, ma anche il Lastri giovane uomo, che intessé storie d’amore con diverse gentildonne, ricordate con degli pseudonimi.

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Lastri confidava nelle lettere un certo rammarico per l'isolamento che il nuovo impiego comportava e si mostrava avido di notizie sulle accademie, le librerie e i teatri che aveva frequentato. La Sacra Scrittura costituiva adesso la sua lettura principale, mentre alternava agli obblighi del ministero pastorale alcune frequentazioni di personaggi illustri che animavano il borgo di Signa con le loro villeggiature; tra questi, l'ambasciatore portoghese F. de Almada e monsignor G. Cerati, funzionario dell'Università di Pisa. Lastri mostrò inoltre un certo interesse per le opere recenti d'Oltralpe, così come gli intellettuali toscani formatisi nella Reggenza lorenese, aperti alle novità dell'Illuminismo francese. A proposito dell'Émile di Rousseau confessò di invidiare all’autore il modo in cui scriveva ma non il suo pensiero.

Da sempre orgoglioso delle sue origini, nel 1763 Lastri decise di collaborare alla stesura di Elogi degli uomini illustri toscani.

I 36 elogi scritti dall'autore, sebbene dedicati a figure molto conosciute, si caratterizzarono per la particolare visione che ne diede il Lastri. Ad esempio Machiavelli, autore del Principe, venne interpretato in chiave repubblicana.

Nel 1782, recensendo una nuova edizione dell'opera, Lastri decise però di ritrattare per paura di censure e scomuniche, sostenendo che Machiavelli, per quanto libero e repubblicano non aveva nulla contro la monarchia.

In quel periodo, Lastri recensì anche opere di letterati meno conosciuti, come G.Lami(1697-1770), fondatore delle Novelle Letterarie, che venne criticato per il suo "cinico" opporsi ai "più cari pregiudizi del volgo in materia di devota credulità". Questo fece sorgere una polemica con alcuni collaboratori di Lami, che difendevano questo "sommo filosofo" dalle opinioni di Lastri, ritenuto un "teologo mondano senza partito".

Nel 1772, Lastri tornò Firenze come preposto del battistero di San Giovanni e iniziò a partecipare in modo assiduo alla vita culturale della città.

Divenne socio dell'Accademia dei Georgofili nel 1770, dell'Accademia della Crusca nel 1773 e nello stesso anno dell'Accademia dell'Agricoltura di Padova.

Lastri, appassionato di agricoltura, intrattenne inoltre un intenso scambio di lettere con Arduino, agronomo e professore di Agricoltura proprio a Padova.

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Due anni dopo, il segretario di Stato F. Seratti, gli comunicò la nomina a revisore delle stampe, con il compito di individuare tutto ciò che era contrario al buon costume e alla reputazione dei cittadini privati. Lastri dimostrò una certa disinvoltura verso la carica a lui riconosciuta tanto che nel 1781 fu richiamato da Pietro Leopoldo per aver consentito la stampa di un Gazzettino pubblicato da G. Allegrini, il quale conteneva espressioni satiriche e allusive contro il governo e di poco rispetto nei confronti di alcune corti.

Una volta tornato a Firenze iniziò a scrivere un diario, tenendolo in modo discontinuo sino al 1806, richiamandosi nello stile ai classici del genere (da Cesare a s. Agostino, a Montaigne). Nelle prime righe del diario vengono raccontate alcune curiosità scientifiche e gli aneddoti dei suoi incontri con viaggiatori stranieri di passaggio nella città toscana.

Nel 1774 stampò una delle sue più importanti opere di fama europea: il primo volume del Lunario per i contadini, dove trattò le teorie di agronomi francesi e inglesi, i principi fisiocratici e, soprattutto, la cultura agronomica toscana (quest’ultima finalizzata alla politica riformatrice del governo lorenese, che era impegnato a conciliare il sostegno della piccola proprietà terriera con le esigenze di un libero mercato). Ciò ebbe ripercussioni anche sul periodico Novelle letterarie, che iniziò ad occuparsi maggiormente di economia e a sostenere con sempre più fermezza che il modello toscano fosse superiore rispetto alla fallimentare politica francese di Quesnay e Turgot. I Lunari furono ristampati con edizioni nuove fino al 1834.

Una volta affrontato anche il genere della letteratura odeporica, pubblicando sul Magazzino toscano di S.Manetti una lettera contenente la descrizione della Valdelsa, pubblicò un progetto di nuovi registri di popolazione per uso della Toscana, preceduto da un opuscolo inglese (il saggio proposals for establishing more accurate and comprehensive bills of mortality in Manchester di Th. Percival, edito nel 1773) a cui seguirono le Ricerche sull’antica e moderna popolazione della città di Firenze per mezzo dei registri del battistero di S.Giovanni dal 1451 al 1774. Queste due opere si occupavano dei dibattiti dell’ ”aritmetica politica” nati in Inghilterra, Francia, Lombardia e infine Piemonte sabaudo. Anche in questo caso era stato Pelli ad occuparsene per primo e a trasferire al Lastri i materiali raccolti per completare le sue opere. La novità intuita da Lastri era basata su un calcolo della popolazione che si fondava su un coefficiente dedotto dal numero delle nascite, il quale confermava o correggeva i dati dei censimenti ufficiali. Le Ricerche furono uno dei primi lavori di demografia storica e le variazioni della popolazione venivano approcciate come se fossero collegate ai cambiamenti politici. L’amico di gioventù Lampredi, tuttavia, recensì in modo molto negativo l’opera del Lastri, avvelendosi di dimostrazioni scientifiche che ne compromettevano la validità. La recensione, pubblicata nel Giornale de' letterati di Pisa del 1775 (t. XIX, col. 216), deluse molto Lastri, soprattutto perché considerata simbolo del “tradimento” di una persona cara.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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