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Paolo Giovio
(✶~1483   †1552)


Il breve pontificato di Adriano VI: il marchese Adorno e le missioni antifrancesi nelle corti del nord Italia

Il conclave del 9 gennaio 1522 termina con un compromesso tra i cardinali filo francesi e quelli vicini agli interessi imperiali e vede l'elezione del monaco Adriaan Florenszoon Boeyens, vescovo di Tortosa, inquisitore di Aragona e Navarra e governatore generale di Spagna, con il nome di Adriano VI. Del nuovo pontefice, Giovio, nella Vita a lui dedicata, dà un giudizio preciso: gli appare «uomo freddo e poco abituato alle maniere diplomatiche della curia romana (...) privo della necessaria umanità e delle qualità personali di cui aveva bisogno»; mentre riguardo ai suoi consiglieri si esprime definendoli «uomini di legno, lealissimi, ma privi di qualunque abilità politica e capacità di giudizio».

Lo studioso viene inviato in missione diplomatica a Genova, messa a sacco dalle stesse truppe imperiali che avevano conquistato Como. Nella città ligure entra al servizio del marchese Adorno "con cui doveva intrecciare più tardi uno dei più seri tentativi diplomatici di soluzione della questione italiana" Nelle lettere di questo periodo, lo storico parla del graduale ritorno della città alla consueta gaiezza pubblica e privata di cui prima del saccheggio "menava vanto da molti anni". Come di consueto non trascura di magnificare le signore del suo ambiente che con compiacimento definisce "splendide, galanti, piacevoli e colte".

Nel novembre del 1522, Giovio parte, insieme con il marchese genovese, per Ferrara e Venezia, nel tentativo di convincere il duca Alfonso I d'Este e il Senato della Serenissima a recedere dalla loro alleanza con la Francia. Presso la sede della Repubblica, i colloqui si protraggono per diversi mesi. Anche qui lo studioso ha modo di entrare in contatto con numerosi influenti personaggi, con i quali intrattenne buoni rapporti per il resto dell'esistenza. Nella città veneta il marchese Adorno muore e Giovio si vede costretto a tornare al servizio del cardinale Giulio de' Medici, già suo protettore negli anni fiorentini.

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Il Papa viene definito "barbaro" anche dai curiali romani e da molti contemporanei, tra cui Giovio. Egli attua una politica rigorista che fa perdere a Giovio gran parte delle proprie rendite e viene compensato con un canonicato presso il capitolo della cattedrale di Como, da cui non si stente affatto soddisfatto, aspirando a una carriera ecclesiastica più rilevante. È probabilmente di questi anni la stesura da parte dell'umanista, pubblicata più tardi, de La vita di Leone X.

Non è dato sapere in quale misura l'azione diplomatica di Giovio e del nobile ligure presso le corti italiane in funzione antifrancese possa avere influito sull'adesione da parte di Venezia e Milano alla lega promossa da Carlo V contro Francesco I di Francia nel 1523, a cui aderì anche il re d'Inghilterra e, a malincuore, il Papa. Quest'ultimo aveva, infatti, in precedenza, puntigliosamente percorso ogni strada per unire le forze imperiali e quelle francesi in una lega anti-turca dopo la presa di Rodi da parte degli Ottomani e la conseguente cacciata dall'isola dei Cavalieri dell'ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.

Nell'agosto dello stesso anno, Giovio è in missione a Firenze e poi a Mantova. In quest'ultima città viene festeggiato ripetutamente e gli viene attribuita la cittadinanza onoraria. Mentre si trova presso la corte dei Gonzaga, il pontefice muore improvvisamente.

L'inizio del pontificato di Clemente VII

In ogni caso, è con la salita al potere di Clemente VII che l'umanista raggiunge l'apice della sua influenza politica e culturale. Diviene membro permanente della corte pontificia e inizia a essere "conosciuto come persona la cui parola pesava in misura determinante nelle decisioni del pontefice, era 'carezzato' da una vastissima schiera di personaggi accreditati presso la Santa Sede.

I suoi quartieri in Vaticano, quello che Giovio ironicamente definisce il suo 'paradiso', divennero luogo di incontro di prelati e diplomatici, segretari e spie di tutta Europa, alla ricerca delle ultime notizie". Per conto del pontefice assolve diversi incarichi diplomatici a Mantova e Ferrara, occupandosi sovente del disbrigo di faccende delicate di cui Clemente "non può, o non vuole, occuparsi", come, ad esempio, «...il pagamento di debiti contratti dalla Curia nei confronti del duca Federigo Gonzaga di Mantova». Incarichi dai quali, come traspare dai resoconti epistolari, emerge la venalità di Giovio, che tende a trarre benefici collaterali per sé o per i propri familiari. In ogni caso, in questo periodo, egli dà origine ad una fitta rete di rapporti epistolari, da cui ricava informazioni dirette e indirette che, una volta organizzate, gli serviranno per la stesura delle sue Historiae, oltre a garantirgli il privilegio di un buon punto di osservazione delle vicende culturali e politiche europee di quegli anni.

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Le fortune militari sembrano arridere dapprima ai francesi che riconquistano diversi territori. Questo fatto, porta Clemente VII, già preoccupato della supremazia spagnola in Italia, ad annunciare incautamente nel gennaio del 1525 un rovesciamento di alleanze, denunciando l'accordo in vigore con l'imperatore, a favore del re di Francia e dando il via libera per la presa di Milano da parte di quest'ultimo, sia Giovio che Francesco Guicciardini definiscono il papa come una personalità debole, incapace di prendere decisioni rapide".

La battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525 si risolve in un disastro per le armate francesi, segnando la fine della quarta guerra d'Italia e il trionfo militare di Carlo V; lo stesso Francesco I viene fatto prigioniero. Dopo la disfatta francese Clemente VII tenterà un nuovo avvicinamento all'Imperatore, ovviamente senza successo

In questi anni travagliati, Giovio non rinuncia, sebbene in misura minore, avendo il papa altri dottori, all'esercizio della professione medica (sappiamo da fonte diretta che quando Ludovico Consalvo ha problemi di salute, Clemente gli invia Giovio per curarlo). Tuttavia l'attività di letterato e diplomatico diviene preponderante e come tale gli viene riconosciuta dai più, in Italia e in Europa

Prime opere del periodo clementino

La costante, incontenibile attenzione verso le vicende storiche sostenuta da un solido e non comune patrimonio culturale, frutto degli ottimi studi e della privilegiata formazione successiva a questi, hanno come esito, in questi anni, non soltanto l'avvio dell'ambizioso progetto delle Historiae, ma anche la redazione di alcune opere che testimoniano quanto fossero radicati in Giovio gli interessi di natura scientifica. Il De romanis piscibus (I pesci romani) del 1524 fa certamente parte di questo primo gruppo di lavori successivo alle Noctes. Si tratta di un testo di ittiologia, antesignano delle molte opere monografiche di zoologia che vedranno la luce negli anni seguenti per mano di diversi autori.“Erudito et faceto libro”, secondo la definizione dello stesso autore, (...) è un'opera in cui Giovio fa mostra di un'erudizione letteraria e scientifica molto vasta, attingendo da autori antichi e moderni, Plinio, Galeno ma anche l'umanista Platina (diligens historicus et cocus industrius cioè: "storico diligente e cuoco solerte"), e condendo il tutto di aneddoti piccanti e di curiose informazioni su condimenti e metodi di cottura del pesce. Pubblicata (...) con la dedica al cardinale Ludovico di Borbone ('la fatica de' Pesci m'andò vota col Cardinal di Borbone, al qual dedicai il libro, rimunerandomi esso con un benefizio fabuloso, situato nella isola Thile oltre le Orcadi), si rammaricherà poi in una lettera a Galeazzo Florimonte), l'operetta, poco più di uno scherzo letterario in un latino agile e disinvolto, appare interessante soprattutto come testimonianza delle abitudini epicuree e spensierate dell'autore" Da esso possiamo, infatti, ricavare l'amore di Giovio per la buona cucina, in cui, tra l'altro, si "abbandona a una compiaciuta, dottissima rassegna di prelibatezze gastronomiche, frutto, più ancora che della sua competenza di medico, della sua diretta esperienza di buongustaio"

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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