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Pietro Francesco Orsini
(✶1649   †1730)

Papa Benedetto XIII, in latino Benedictus PP. XIII, al secolo Pietro Francesco (in religione Vincenzo Maria) Orsini (Gravina in Puglia, 2 febbraio 1649 – Roma, 21 febbraio 1730), è stato il 245º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1724 alla sua morte; apparteneva all'Ordine dei frati predicatori. Nel 2012 si è aperta l'inchiesta diocesana per la sua causa di beatificazione, che si è conclusa il 22 febbraio 2017.

Dalla nascita all'ordinazione sacerdotale

Pietro Francesco Orsini di Gravina nacque a Gravina in Puglia da Ferdinando III Orsini, XI duca di Gravina, e da sua moglie, Giovanna Frangipane della Tolfa di Toritto. Fu il figlio maggiore della coppia, che ebbe sei figli.

Il padre morì nel 1658, quando egli aveva otto anni, e - quindi - ereditò subito da lui il titolo di feudatario di Solofra. Fu educato da Niccolò Tura, domenicano di Solofra, e da sua madre Giovanna, donna religiosa e caritatevole. Iniziò gli studi nella città irpina e, a 16 anni, fondò l'Accademia dei Famelici.

A 17 anni chiese di entrare nel noviziato dell'ordine che egli più amava, quello dei domenicani, durante un viaggio a Venezia, nonostante alcuni suoi parenti non fossero d'accordo per il fatto che egli era primogenito. Si appellò a papa Clemente IX, che non solo accettò l'ingresso ma, viste le doti del ragazzo, lo dispensò dagli studi propedeutici.

Nel 1668 egli rifiutò l'eredità del titolo di duca, che passò al fratello, e fece la sua prima professione. L'Orsini divenne frate domenicano con il nome di fra' Vincenzo Maria nel convento di San Domenico in Venezia il 13 febbraio 1668. Studiò a Brescia, Napoli, Bologna e Venezia laureandosi in filosofia e teologia. Fu ordinato sacerdote da papa Clemente X il 24 febbraio 1671.

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Cardinale e vescovo

A soli ventitré anni, il 22 febbraio 1672, divenne cardinale del titolo di San Sisto e prefetto della Congregazione del concilio; accettò solo dopo che il Maestro generale dell'Ordine dei frati predicatori, chiamato dal papa Clemente X, lo obbligò. Si trasferì, quindi, a Roma. Fino all'elevazione al porporato di Benedetto Pamphilj, effettuata da Innocenzo XI il 1º settembre 1681, è stato il cardinale italiano più giovane.

Nel 1675 gli furono proposte le sedi vescovili di Salerno e di Manfredonia: la sua scelta cadde su quest'ultima, che era meno prestigiosa e meno ricca, ma vicina al suo luogo natìo; fu, quindi, nominato il 28 gennaio 1675 arcivescovo di Manfredonia e consacrato il 3 febbraio dello stesso anno dal cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni. Qui dimostrò le sue doti di vicinanza al popolo di Dio, anche se il suo carattere zelante lo portò ad avere contrasti con alcuni importanti funzionari del vice-regno e con i legati spagnoli. Durante il ministero condusse una vita ascetica, senza rinunciare in alcun modo ai suoi doveri di vescovo, tra cui quello di effettuare periodiche visite alle chiese locali.

Papa Innocenzo XI e il cardinale Paluzzi Altieri, suo protettore e uomo vicino alla sua famiglia, fecero in modo che il 22 gennaio 1680 accettasse il trasferimento alla sede vescovile di Cesena, con il titolo personale di arcivescovo. In tale città, però, ebbe problemi di salute e vi poté soggiornare solo due anni (su un totale di sei anni), poiché si assentò per curarsi all'isola d'Ischia e a Napoli.

Il suo fervore religioso e la sua condotta di vita virtuosa influenzarono con il tempo anche sua madre, sua sorella e due sue nipoti che entrarono nel terz'ordine domenicano. Alla morte di Clemente X partecipò al conclave del 1676 entrando nel grande gruppo dei cardinali cosiddetti "zelanti", cioè non schierati con nessuna potenza europea. Il 18 marzo 1686 gli fu proposta la sede arcivescovile di Benevento, ritenendola più consona al suo stato di salute; vi risiedette per ben trentotto anni e conservò la cattedra anche dopo l'elezione a Romano Pontefice, in via eccezionale.

Di grande rilievo fu la sua sollecitudine pastorale; ogni anno, infatti, visitava in media una settantina di parrocchie completando il giro ogni due anni. Tenne due sinodi provinciali, il primo nel 1693, al quale parteciparono diciotto vescovi e il secondo nel 1698, con il contributo di venti vescovi; entrambi gli atti furono approvati a Roma. Costruì ospedali e alleviò le sofferenze dei poveri. Precorrendo i tempi, diede un forte impulso alla fondazione dei monti frumentari in tutta la diocesi per prestare ai contadini indigenti i fondi per acquistare le sementi. Essi assunsero l'impegno di restituirli dopo aver venduto il raccolto.

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Durante il suo episcopato il terremoto colpì due volte la città sannita (8 giugno 1688 e 14 marzo 1702). L'Orsini fece riparare numerosi edifici danneggiati, meritandosi l'appellativo di “secondo fondatore” della città. Protesse il giovane Niccolò Paolo Andrea Coscia, facendogli percorrere una rapida carriera come funzionario della Curia diocesana, fino a nominarlo suo segretario personale.

Il 3 gennaio 1701 optò per l'ordine dei cardinali vescovi e la sede suburbicaria di Frascati, conservando l'amministrazione di Benevento. Il 27 settembre 1710 consacrò, su invito di Alessandro Macedonio, la miracolosa Cappella di San Giovanni Battista, realizzata nella torre del castello Macedonio a Grottolella. Nella cripta della cappella di San Giovanni Battista riposavano le spoglie della duchessa Emilia Cioffi, moglie di Nicola Macedonio, feudatario di Grottolella.

Il 18 marzo 1715 il cardinal Orsini scelse la sede suburbicaria di Porto e Santa Rufina e ottenne sempre di conservare l'amministrazione di Benevento. Ogni città dell'allora vasta provincia ecclesiastica di Benevento serba tracce incancellabili del suo episcopato, e il suo nome, come il suo blasone, sono scolpiti su centinaia di pietre e dipinti in innumerevoli quadri.

Il cardinal Orsini partecipò a sei conclavi, inserendosi sempre nel gruppo degli zelanti. L'ultimo pontefice prima di lui che partecipò a sei conclavi fu Leone XI (1-27 aprile 1605). Dopo di lui nessun papa (fino al XX secolo incluso) ha partecipato a un pari numero di elezioni papali.

Nel 1728 scrisse un'opera di teologia pratica e penitenza, pubblicata nello stesso anno.

Il conclave del 1724

Benedetto XIII fu eletto papa il 29 maggio 1724 nel Palazzo Apostolico e fu incoronato il 4 giugno dal cardinale Benedetto Pamphilj. Scelse il nome pontificale di Benedetto XIII in onore di Benedetto XI (domenicano come lui).

Fu il quarto e ultimo papa appartenente all'Ordine domenicano (gli altri furono Innocenzo V, Benedetto XI e Pio V) e l'ultimo pontefice (fino a tutto il XX secolo) nato nell'Italia meridionale.

Il conclave durò dal 20 marzo al 29 maggio. Parteciparono alla fase finale 53 cardinali. I cardinali si riunirono attorno a quattro gruppi: filo-imperiali; filo-francesi; zelanti; i cardinali veneziani.

Fra i candidati che vennero poi superati dall'Orsini va ricordato il cardinal Giulio Piazza, che era sostenuto dal cardinale Juan Álvaro Cienfuegos Villazón.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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