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Santorre di Santa Rosa
(✶1783   †1825)


Trasferimento a Nottingham e partenza per la Grecia

Nel frattempo, cominciò a coltivare l'idea di andare a combattere in Grecia per il movimento indipendentista locale, che mirava all'indipendenza dall'Impero ottomano e alla creazione di un governo libero e moderno. Dopo lo scoppio della guerra d'indipendenza greca, Santorre decise di lasciare l'Inghilterra per combattere per la libertà; indipendentemente dalla patria per la quale avrebbe combattuto, voleva morire per quello in cui credeva. Nel 1824 si trasferì con Collegno a Nottingham, dove, grazie al prezioso aiuto di Sarah Austin, riuscì a trovare un'occupazione come professore di lingua italiana; dopo che i deputati britannici gli promisero che gli sarebbe stato affidato in Grecia un importante incarico, prese la decisione definitiva di partire. Lasciato il non rimpianto suolo inglese il 10 novembre, sbarcò due settimane dopo sulle coste del Peloponneso: le cronache del Collegno riportano che l'entusiasmo iniziale fu gradatamente sostituito da un certo rimpianto e da un'evidente paura per le preannunciate difficoltà dell'impresa, a tal punto che il conte disse:

«Io non so perché mi dispiaccia che sia finito il viaggio: la Grecia non risponderà forse alla idea che me ne ero formata; chi sa quali accoglienze; chi sa che fine ci attende!

Arruolamento nell'esercito greco

Subito dopo l'arrivo nel Peloponneso, Santorre si diresse con il fidato Collegno verso il centro di Nauplia (l'antica Napoli di Romania), dove fu ricevuto con freddezza dal governo greco, recentemente informato dagli alleati inglesi del suo imminente arrivo. Il conte richiese un qualsiasi incarico per sé e per il compagno, ma la sua richiesta fu subito ignorata, tanto che Santorre non poté fare altro che attendere per qualche tempo. Nel frattempo si recò prima in Argolide, dove ammirò le bellezze di Epidauro e dell'isola di Egina, poi nell'Attica, dove fu estasiato dai monumenti di Atene e dalla riservatezza di Maratona, sito della celebre battaglia. Poche settimane dopo, poiché nessuna risposta giungeva dal governo ellenico, decise di chiedere nuovamente un incontro, che si rivelò altrettanto infruttuoso. Gli fu fatto sapere infatti che l'unico modo per poter partecipare alla guerra sarebbe stato quello di cambiare il proprio nome: in caso contrario, gli inglesi lo avrebbero esiliato anche dalla Grecia. Presentatosi così come Annibale De' Rossi, ricevette un'uniforme militare e si preparò a combattere come soldato semplice, vista l'impossibilità di ricevere un incarico di maggior pregio. Tra il febbraio e il marzo del 1825 partecipò agli scontri di Patrasso, dove l'esercito greco ebbe la meglio su quello ottomano; il 19 aprile contribuì a sconfiggere le truppe del pascià Ibrahim e il 21 aprile giunse a Navarino, dove si predisponeva un assedio da parte delle forze locali.

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Tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio Santorre di Santa Rosa visse un periodo piuttosto tormentato; la causa di ciò era dovuta al fatto che l'immagine del prediletto figlio Teodoro, che portava sempre con sé, si era in parte cancellata per l'umidità, e riteneva che questo fatto costituisse un triste presagio per il futuro: come in molti altri casi, Santorre non si sbagliò.

Assedio di Navarino e morte in battaglia

La difesa di Sfacteria, isola di fronte a Navarino, a chiuderne l'omonima baia, ebbe inizio il 5 maggio, quando le truppe egiziane di Mehmet Ali (allora l'Egitto, benché sostanzialmente autonomo, era ancora vassallo dell'Impero ottomano) attaccarono l'isola, ma le fasi principali della battaglia si tennero nei giorni immediatamente successivi, quando i mille soldati greci cominciarono a dare i primi segni di resa. Il 7 maggio furono mandati come rinforzo solo cento uomini, tra cui lo stesso Santa Rosa, che non riuscirono a offrire un grande apporto per l'efficacia dell'artiglieria nemica: inoltre l'esercito avversario era più riposato, meglio equipaggiato e molto più numeroso. La mattina del giorno successivo, Santorre fu invitato da Grasset, un segretario con il quale aveva stretto un buon rapporto, a lasciare l'isola: Santorre decise, invece, di rimanere fino alla fine per vedere più da vicino i turchi. Quello stesso giorno l'isola cadde in mano nemica; alcuni greci riuscirono a fuggire servendosi di piccole imbarcazioni, ma tra di essi non vi era Santa Rosa, che morì ucciso da un non identificato soldato maltese o egiziano: il conte fu probabilmente riconosciuto dai nemici, ma non fu risparmiato, poiché sapevano che dalla sua prigionia non avrebbero potuto ottenere niente di vantaggioso.

Il 16 maggio il Collegno ritornò nell'isola, nel frattempo riconquistata, per rintracciare il suo amico, ma non riuscì neppure a trovare il suo cadavere. La sua morte fu vendicata solo nel 1827 quando, nei pressi dell'isola, una flottiglia inglese, francese e russa sbaragliò i nemici.

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Opere principali

S. di Santa Rosa, Carmi, Savigliano, Stamperia Saviglianese, 1812.
S. di Santa Rosa, La révolution piémontaise [1822], memoriale sull'insurrezione del marzo 1821, pubblicato in francese a Parigi nel 1823 e in italiano a Torino nel 1850.
S. di Santa Rosa, Le speranze degli italiani [1815], a cura di Adolfo Colombo, Milano, Caddeo, 1925.
S. di Santa Rosa, Istoria del Romito. Carmi inediti santarosiani e rarità bibliografiche, a cura di Antonino Olmo, Savigliano, L'Artistica, 1983.
S. di Santa Rosa, Ricordi 1818-1824 (Torino, Svizzera, Parigi, Londra), a cura di Marco Montersino, Firenze, Olschki, 1998.
S. di Santa Rosa, Confessions (1801-1813), edizione critica a cura di Chiara Tavella, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2020.

Manoscritti

Savigliano (CN), Archivio Storico Comunale, Archivio Santa Rosa.

Bibliografia

P. Boselli, Santorre di Santarosa, Nuova Antologia, Roma, 1925.
E. Ceresole, Santorre Derossi di Santarosa, Tipografia Estia, Atene, 1925.
P. C. Gandi, Biografia del Conte Santorre di Santarosa, Tipografia Saviglianese, Savigliano, 1925.
L. Collino, Santorre di Santarosa letterato romantico, G. B. Paravia, Torino, 1925.
A. Colombo, Nel primo centenario della morte di Santorre di Santarosa, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco e C., Casale, 1925.
A. Biancotti, Santorre di Santarosa, Casa Editrice Oberdan Zucchi, Milano, 1935.
Margaret Campbell Walker Wicks, The Italian Exiles in London, 1816-1848, 1937.
B. Ceva, Santorre di Santarosa, Casa Editrice Leonardo, Milano, 1943.
L. Gigli, Santarosa, Edizioni Garzanti, Milano, 1946.
G. Ferretti, Esuli del Risorgimento in Svizzera, (83-94), 1948.
S. Di Santa Rosa, Lettere dall'esilio (1821-1825), a cura di A. Olmo, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma, 1969.
A.A. V.V., Santorre di Santa Rosa, L'Artistica Savigliano, Savigliano, 1985.
S.B. Galli, Santorre di Santa Rosa: una biografia politica, in L'altro Piemonte nell'età di Carlo Alberto, (273-310), 2001.
G. Ambroggio, Santorre di Santa Rosa nella Restaurazione piemontese, Edizioni Pintore, 2007. ISBN 978-88-87804-29-4.
F. Ambrosini, Santorre di Santa Rosa, Edizioni del Capricorno, Torino, 2007.
M. Guglielminetti, I ‘Ricordi’ dell’esilio di Santorre di Santa Rosa, in L’io dell’Ottantanove e altre scritture, a cura di C. Allasia e L. Nay, Firenze, SEF, 2009, pp. 99-143;
M. Guglielminetti, Le ‘Lettere siciliane’ di Santorre di Santa Rosa (per le origini del romanzo storico in Piemonte), in L’io dell’Ottantanove e altre scritture, cit., pp. 247-257;
Aa. Vv., Santorre di Santa Rosa e la rivoluzione mancata in Piemonte nel 1821, Museo Tipografico Rondani, Carmagnola, 2011.
L. Nay, «Eretici» e garibaldini. Il sogno dell’Unità, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012.
C. Tavella, Contributo alla biografia letteraria di Santorre di Santa Rosa, Consiglio Regionale del Piemonte, Torino, 2013.
L. Nay, Un «gentleman inglese sull’italiano e sul greco»: Ugo Foscolo, Santorre di Santa Rosa e il romanzo epistolare europeo, in «Cahiers d’études italiennes», xx 2015, pp. 251-268.
C. Tavella, Santorre di Santa Rosa lettore di Dante, in «Studi Piemontesi», XLV, 2016, fasc. 2, pp. 441-449.
C. Tavella, «Mille grazie le rendo signor mio caro per la critica»: l’itinerario degli abbozzi letterari di quattro intellettuali piemontesi, in Dal testo all’opera, a cura di M. Aghelu, G. Benzi, M. Cianfoni, S. Corelli, C. Licameli, A. Mattei, F. Ruggiero, G. Zappalà, «Studi (e testi) italiani», 40, 2017, pp. 173-187.
C. Tavella, Un intellettuale ‘anfibio’ tra Francia e Italia: Santorre di Santa Rosa tra libri, lettere e inediti, in «Transalpina. Études italiennes», 21, 2018, pp. 135-151.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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