255. vincere in cortesia, superare in bellezza, star bene in salute, in gambe, in denari ecc.; gareggiare negli studii, valente in armi, dotto in un’arte, dottore in filosofia (o di ecc.), crescere in istatura, in senno, in dottrina, superare in autorità ecc.;

256. star bene o male a q. cosa (A Firenze il luglio e l’agosto si sta male a pesce. Redi); ben fornito a denari, misero a vestiti, scarso a libri ecc. bello a vedersi (P. I, cap. XX, § 14 verso la fine).

257. Con alcuni aggettivi il complemento di limitazione può anche farsi mediante un sostantivo senza preposizione, a maniera d’oggetto. Sul principio (Renzo) incontrava qualche viandante; ma pieno la fantasia di quelle brutte apprensioni, non ebbe cuore ecc. Manzoni. – Pien di filosofia la lingua e il petto. Petrarca. – Umida gli occhi e l’una e l’altra gota. Petrarca. – Dèe boscarecce Nude le braccia, e l’abito succinte. Tasso. – Ventisei capanne vestite il tetto d’una certa erba. G. Gozzi. Questa costruzione dicesi alla greca, ed è più propria del verso, che della prosa.

258. Al complemento di limitazione appartengono anche quei sostantivi che determinano l’estensione nello spazio, nel tempo o nel numero, e si costruiscono senza preposizione, a maniera di oggetti apparenti (vedi P. II, cap. I, § 15); p. es. alto tre palmi, lungo dieci braccia, vivere cinquant’anni. Tutte le torri di Firenze .... alte 120 braccia l’una. G. Villani.

259. Stende la lingua che è lunga quasi tre palmi. Serdonati. – Il sonno di Epimenide durò un mezzo secolo e più. Leopardi. – Ventitrè o ventiquattro giorni stettero i nostri fuggitivi al castello. Manzoni. – Perpetua entrava in un orticello pochi passi distante dalla casa. Manzoni. – Della Toscana erano la maggior parte signori i Fiorentini. Machiavelli. – Un gruppetto di case abitate la più parte da pescatori. Manzoni.

Distribuzione
260. Il sostantivo indicante le cose o persone, fra le quali un’altra cosa si distribuisce, si pone in singolare colle prep. per, a, e spesso col semplice articolo determinato, senza alcuna preposizione.

261. Per (senza articolo) è la preposizione d’uso più generale; p. es. dare un pane per ciascuno, per uno, per uomo, per testa; il tre per cento, leggere un canto per giorno, uscir di casa tre volte per sera ecc. Con ripetizione: Stavano tre per tre, cento per cento, giorno per giorno ecc.

262. A forma de’ modi avverbiali di maniera e guisa (vedi qui addietro, § 29). Inoltre si usa coi nomi di prezzo: due panini al soldo ecc.; tre a una lira. Si usa il nome senza preposizione e coll’artic. determ. quando si tratta di tempo o di misura, p. es. una volta il mese, il giorno; riscuotere mille lire l’anno (non si dice bene all’anno, al mese, al giorno), confessarsi una volta la settimana; mangiare ogni ora; due lire il braccio, tre lire il metro.