Messa di requiem
«Gentilissimo dott. Raso, ho dato un'occhiata al suo libro (peccato che non sia in vendita) e gli occhi mi sono caduti dove tratta dell'uso corretto della preposizione da. Lei sostiene che si debba dire Messa di requiem e non da. I testi che ho consultato sembrano, però, darle torto. A questo punto sono spiazzato: a chi debbo dare ascolto? Mi illumini meglio, la prego. Restando in attesa di un suo cortese riscontro, la saluto cordialmente.
Mario T.
Rovereto
(Trento)»
Cortese Mario, non si tratta di dare ascolto a qualcuno, si tratta di osservare le norme grammaticali che regolano la nostra lingua.
E una di queste norme stabilisce che si deve usare la preposizione di, non da, quando si parla di una determinata qualità di una cosa. Mi sembra inverosimile che i suoi testi non facciano menzione di questa regola.
Comunque, gentile amico, al di là di ogni polemica linguistica, fa fede Giuseppe Verdi che ha composto la Messa di requiem.
La scooter
Lucca, muore dopo 20 giorni di agonia il pensionato ucciso dalla scooter pirata. Così titolava un giornale a diffusione nazionale.
La stampa — ignorando le raccomandazioni della Crusca — continua imperterrita ad adoperare forestierismi quando ci sono termini omologhi italiani. Il bello, oltre tutto, è che li sbagliano anche.
Scooter, adoperato in italiano, è di genere maschile. Leggiamo, infatti, nel vocabolario Treccani in rete: «scooter ‹ skùutë › s. ingl. der. del gergale (to scoot «guizzare via» (pl. scooters ‹skùutë<∫›), usato in ital. al masch.».
Dappresso e davanti
Il primo vocabolo si può scrivere anche in due parole: da presso. Mai con l'apostrofo (d'appresso). Il secondo, preposizione impropria, si costruisce regolarmente con la a: abito davanti a lui.
Si sconsiglia l'impiego della preposizione unita direttamente al sostantivo: passavo davanti la casa; meglio davanti alla casa. La medesima regola vale per dinanzi e checché ne dicano certi vocabolari la di non è geminante, vale a dire non fa raddoppiare la n (*dinnanzi).
L'errore è dovuto, probabilmente, per un accostamento analogico con innanzi il cui rafforzamento sintattico (raddoppiamento della n) è solo apparente perché la doppia n risulta dalla fusione di in e dalla locuzione latina in antea già contratta in nanzi (in + in antea = in nanzi = innanzi); dinanzi deriva, invece, dalla fusione di di e di nanzi = dinanzi).

- Dizionario italiano
- Grammatica italiana
- Verbi Italiani
- Dizionario latino
- Dizionario greco antico
- Dizionario francese
- Dizionario inglese
- Dizionario tedesco
- Dizionario spagnolo
- Dizionario greco moderno
- Dizionario piemontese