L'alternativa

Due parole sull'uso corretto di alternativa. L'argomento, forse, è stato già trattato e, nel caso, ci scusiamo per la ripetizione. Ma abbiamo notato che buona parte dei così detti mezzi di comunicazione di massa ignora il buon uso del termine e lo adopera a sproposito.
I grammatici sostengono, dunque, che per alternativa si deve intendere una scelta, o meglio una possibilità di scelta fra due termini e non come una delle possibilità che la scelta stessa concede. La frase, per esempio, l'alternativa è o morire o combattere è correttissima in quanto esiste un'«alternativa», vale a dire la possibilità di scegliere di combattere o di morire.
Se diciamo, invece, «non ha altra alternativa che morire» il discorso è agrammaticale, anzi insensato, perché non esiste possibilità di scelta. Che fare, quindi, in caso di dubbio sul corretto uso di alternativa? Seguire i consigli di alcuni grammatici: sostituire alternativa con dilemma. Se il discorso fila, cioè ha un senso, l'uso di alternativa è corretto, altrimenti no.
Vediamo con alcuni esempi pratici. Nella frase, vista prima, «l'alternativa è o morire o combattere» l'alternativa si può sostituire con dilemma e il discorso fila ugualmente: il dilemma è o morire o combattere. Nella seconda frase, invece, «non ha altra alternativa che morire» l'alternativa non si può sostituire con dilemma perché non ha senso dire, infatti, «non ha altro dilemma che morire». L'uso di alternativa, in questo
caso, è, dunque, spudoratamente scorretto.
I massinforma — come dicevamo — sono incuranti di queste norme (le conoscono?) e fanno un uso (e abuso) improprio, anzi scorretto, di alternativa. Ma sono in buona compagnia, dobbiamo dire, perché anche i vocabolari non sono da meno. Lo Zingarelli, per esempio, riporta: «Non avere altra alternativa; gli restava una sola alternativa». Provate a sostituire alternativa con dilemma e vedrete che i conti non tornano.
Il Sandron registra: «La sola alternativa che ci resta è la resa». Avverte, però, che l'uso è improprio. Noi sosteniamo, invece, che è maledettamente scorretto.

16-07-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Moto da luogo: di o da?

Il complemento di moto da luogo indica — come si sa — il luogo, anche figurato, dal quale il moto ha inizio. Si riconosce perché risponde alla domanda sottintesa da dove? ed è introdotto dalle preposizioni di e da': vengo dall'ufficio; esco ora di casa.
I classici, però, non adoperavano indifferentemente le due preposizioni. Riservavano la preposizione da (il latino ab) per indicare propriamente l'allontanarsi dall'esterno di un luogo; la preposizione di, invece (il latino ex o e), per indicare più spesso il partire dall'interno di un luogo, insomma l'uscirne fuori.
Secondo questa regola classica', dunque, la preposizione di si usava (e si dovrebbe adoperare ancora oggi) con i verbi partire, fuggire, uscire, cadere, guarire; la sorella da con i verbi nascere, dipendere, derivare, degenerare, tralignare, scampare.
L'uso del di per da nel moto da luogo, insomma, è una di quelle cosette linguistiche che ancora oggi — se adoperate correttamente — mettono all'occhiello dello scrivente o del parlante un bel distintivo di classicità. E Giacomo Leopardi non mancò di fregiarsene.
E con la medesima logica — i classici — distinguevano i modi lontano da, lontano a. Nel primo modo si concepisce lo spazio dal punto più lontano da noi a quello più vicino; nel secondo si percepisce lo spazio dal punto a noi più vicino al punto a noi più lontano. Sono solo sottigliezze, però.

15-07-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Mi è costato una cifra!

Cortesi amanti del bel parlare e del bello scrivere, quante volte avete sentito o pronunciato voi stessi frasi del genere? Ebbene: frasi di questo tipo sono maledettamente errate. Probabilmente ci attireremo le ire di qualche linguista "d'assalto" ma non possiamo sottacere questo orrore.

Vediamo, dunque, dov'è l'errore. È presto detto: nel termine cifra. Perché la cifra essendo propriamente il segno grafico con il quale vengono rappresentati i numeri dall'uno allo zero non si può usare nel significato di prezzo, somma, totale o numero.

Diremo correttamente, quindi, che quell'affare « mi è costato un prezzo eccessivo». Abbiamo letto su un giornale, a proposito della tragedia di Lampedusa, che «la cifra dei morti aumentava di giorno in giorno».

Non siamo riusciti a trattenere — nonostante la gravità della notizia — una clamorosa risata. E sempre a proposito di cifra, non si dica cifre romane perché i Latini per indicare i numeri adoperavano le lettere dell'alfabeto non conoscendo le... cifre arabe, per l'appunto.

12-07-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink