La sitofobia

«Gentilissimo dott. Raso,
eccomi ancora una volta a disturbarla per un altro quesito. Un mio lontano parente, da molto tempo ormai, si rifiuta ostinatamente di mangiare, quasi avesse paura del cibo. Ha una specie di fobia per il cibo, insomma. Per alcuni sarebbe affetto da una vera e propria malattia. Questa
malattia esiste e ha un nome?
Grato della sua attenzione, la ringrazio e la saluto cordialmente.
Costantino C.
Carbonia
»

Cortese amico, non essendo un medico non sono in grado di dirle se si tratti di una malattia.
Esiste, comunque, una sorta di ripugnanza per il cibo, che prende il nome di sitofobia e coloro che ne sono vittime si chiamano sitofobici.
In proposito le faccio 'rispondere' dal Treccani.
Treccani, l'enciclopedia italiana
«SITOFOBIA (dal gr. σῖτος "frumento, cibo" e ϕόβος "paura"). - Sintoma psicopatico che consiste nel rifiuto ostinato del cibo. Ha diverso meccanismo a seconda delle diverse malattie mentali. Nei melanconici, che più di tutti lo presentano, deriva da invincibile ripugnanza o, più raramente, da un proposito di suicidio per inanizione o da un delirio d'indegnità

25-03-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


La stranità

«Gentilissimo e paziente dott. Raso,
la ringrazio vivamente per la tempestiva risposta alla mia domanda precedente. Oggi ho un altro quesito da sottoporre alla sua attenzione: esiste il sostantivo
stranità? L'insegnante di mio figlio ha corretto stranità in stranezza. Ho cercato il termine in tutti i vocabolari in mio possesso: nulla. Il vocabolo non esisterebbe.
Secondo lei,
stranità è proprio da matita blu?
Grazie in anticipo
Cordialmente
Costantino C.
Carbonia
»

Cortese amico, l'insegnante di suo figlio ha ragione, il termine non è a lemma in nessun vocabolario dell'uso.
Personalmente, però, e a costo di attirarmi gli strali di qualche linguista, non mi sento di condannare 'stranità' (si potrebbe considerare un neologismo lessicale) essendo un vocabolo formato con l'aggettivo strano e il suffisso -ità, che, cito dal Treccani, è un «suffisso derivativo di nomi astratti tratti da aggettivi. La forma che ha subito la sincope è limitata ad alcune voci tradizionali con temi che terminano in l, n, (bontà, umiltà); più diffusa e ancora vitale oggi è la forma -ità: attività, brevità, capacità, felicità, umanità. Le varianti antiche sono -tate, -tade, da cui quelle moderne sono sorte per apocope».
Se da breve abbiamo brevità, dunque, non vedo perché non si possa avere stranità da strano. Per curiosità ho fatto un giro in rete. La voce stranità è immortalata in alcune pubblicazioni.
Google Libri - stranità
PS.: Da breve, per analogia con stranezza, si potrebbe avere brevezza (anche questo termine immortalato in alcune pubblicazioni).

22-03-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Il cacaloro

Tra le parole morte, che ci piacerebbe fossero riesumate, ne segnaliamo una dall'«odore» un po' volgare, ma appropriatissima per designare la persona che ostenta molte ricchezze: cacaloro.
Vocabolario della lingua italiana: per uso delle scuole - Pagina 238
Dizionario.org - cacaloro

21-03-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink