Dal fanciullo al fantino
Due parole sul fante, vale a dire sul soldato che combatte a piedi e che stando all'etimologia ha che fare con il verbo parlare. Vediamo, quindi, quest'altra sorpresa.
Anche in questo caso occorre prendere il discorso alla lontana, partendo da un verbo latino, fari, che vuol dire, appunto parlare. L'infante, a rigore etimologico, dovrebbe essere un bambino che, oltre a non saper leggere e né scrivere, non dovrebbe saper parlare. Da infante, con la caduta della sillaba iniziale (aferesi), sono derivati termini che hanno assunto significati diversi pur discendendo dallo stesso padre: il verbo latino fari (parlare), appunto.
Sono nati, così, il fante e il fanciullo. I servitori dei cavalieri medievali erano chiamati fanti, vale a dire ragazzi (da infante), poi, attraverso il solito processo semantico fante ha acquisito l'accezione di soldato a piedi.
A questo proposito vi chiederete: perché i fantini, invece vanno a cavallo? Semplicissimo: essendo uomini smilzi o ragazzi essi sono, appunto, piccoli fanti.
Etimo.it - infante
Non esageriamo...
Vogliamo vedere, gentili amici lettori, alcune parole che adoperiamo inconsciamente — ogni giorno — senza conoscerne, per l'appunto, il significato nascosto?
I lettori sportivi che la domenica attendono con ansia il risultato della loro squadra del cuore sanno, per esempio, cosa è questo risultato? Lo sanno, come dicevamo, per pratica. Questo termine, dunque, non è altro che il participio passato del verbo risultare, tratto dal latino resultare, intensivo di resilire (saltare indietro, rimbalzare), composto con il prefisso re (indietro) e salire (saltare) che propriamente vale rimbalzare, quindi provenire, derivare come conseguenza e, in senso figurato, venir fuori di conseguenza.
Non si dice, infatti, sono usciti due tre e cinque uno? Sono venuti fuori, cioè, due tre e cinque uno? E quando usiamo il verbo esagerare sappiamo che, in senso figurato, alziamo un argine, ammonticchiamo (qualcosa)?
Il significato scoperto del verbo lo conosciamo benissimo: far apparire qualcosa più grande, più importante di quello che è in realtà. Il significato nascosto, invece, è quello di cui parlavamo prima perché, originariamente, questo verbo che viene dal latino exaggerare, composto con ex e agger, aggeris (argine, terrapieno) valeva alzare un argine, costruire una fortificazione, ammonticchiare.
Lo stesso sostantivo 'argine' dal punto di vista etimologico significa (raccolta di materiale) portato presso, composto con ad (presso) e gerere (portare).
Dizionario.org - esagerare
Porta pazienza? No, abbi pazienza
Il verbo portare significa — se consultiamo un qualsivoglia vocabolario — reggere, trasportare, indossare, recare, tenere e simili.
Molto spesso, però, per contaminazione del francese, si usa come verbo tuttofare> in luogo di verbi piú appropriati quali, per esempio, avere, sentire, dimostrare, serbare, prestare, indurre: portare odio, portare rispetto, portare pazienza.
In buona lingua italiana si dirà: serbare odio, mostrare rispetto, avere pazienza. Si sentono e si leggono anche frasi tipo portare avanti una rivendicazione, portare avanti un discorso, portare avanti una lotta, portare una strategia e simili. Sono frasi, queste, non errate ma prive di buon gusto.
Il nostro idioma è ricco di altri verbi piú appropriati e piú incisivi atti a esprimere il medesimo concetto, ovviamente caso per caso. Vediamone qualcuno: sviluppare, promuovere, proporre, sostenere, condurre ecc.
Nelle frasi su riportate diremo meglio, quindi: sviluppare (non portare avanti) un discorso; seguire (non portare) una strategia; condurre (non portare) una lotta.

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