Sul complemento di specificazione

Vogliamo parlare del complemento di specificazione, definito dai grammatici «un sostantivo che si unisce a un altro nome generico per specificarlo meglio, per meglio determinarne il significato»; è sempre preceduto dalla preposizione di (semplice o articolata) e risponde alla domanda sottintesa di chi?, di che cosa?: abbiamo letto le poesie di Giovanni Pascoli. Come si può facilmente evincere Giovanni Pascoli è il complemento di specificazione. E fin qui, nulla di strano.
Ciò che, probabilmente, molti non sanno è che il complemento di specificazione a sua volta si divide in altri complementi (che non tutti i sacri testi riportano) denominati specificazione dichiarativa, specificazione attributiva, specificazione possessiva. Gli esempi che seguono renderanno il tutto piú chiaro.
Quando diciamo il vizio del bere è dannoso oppure l'albero del melo è fiorito, adoperiamo la specificazione dichiarativa in quanto dichiariamo, appunto, che è dannoso il bere ed è fiorito il melo.
Se diciamo, invece, la vittoria dei nemici o i re di Spagna abbiamo una specificazione attributiva perché nemici e Spagna possono essere sostituiti con un attributo: la vittoria nemica e i re spagnoli.
Il gatto del mio vicino è bello, il libro di Giovanni è interessante sono, invece, complementi di specificazione possessiva — e si intuisce facilmente — perché indicano, per l'appunto, il possesso (il vicino possiede il gatto, Giovanni possiede il libro).
Stavamo per dimenticare la specificazione soggettiva e quella oggettiva. Rimediamo subito. Il lavoro dell'insegnante è faticoso; dell'insegnante, si capisce subito, è specificazione soggettiva. Il vento è foriero di pioggia; di pioggia è complemento di specificazione oggettiva perché la frase si può benissimo trasformare in il vento 'annuncia' la pioggia.
Forse siamo stati un po' troppo pedanti, ma non possiamo sottacere il fatto che molti studenti della scuola di oggi non riescono a cogliere nel complemento di specificazione le varie sfumature, quelle testé viste, appunto. Ciò, a nostro modo di vedere, va a discapito del buon uso della lingua italiana.

08-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Ad alcuni la fortuna capita dormendo

Chissà quanti amici lettori vorrebbero che questo modo di dire prendesse corpo anche per loro. L'espressione, di origine francese, non abbisogna assolutamente di spiegazioni tanto è intuitivo il significato: molte persone hanno tutto ciò che desiderano senza la minima fatica, senza muovere un dito, come usa dire.
La locuzione — probabilmente non molto conosciuta — è tratta da un episodio che alcuni autori attribuiscono a Enrico III, altri a Luigi XI. Un giorno il sovrano (Enrico III? Luigi XI?) entrato nella chiesa di Nostra Signora di Aléry per assistere ai Vespri, fu avvicinato da un invadente prelato, che chiedeva benefizi.
Il re, seccatissimo di quell'invadenza, si guardò attorno e notò un prete che dormiva tranquillamente in un angolo della chiesa. Il sovrano, a quella vista, chiamò uno del suo seguito e ordinò che fosse concesso quanto aveva chiesto il prelato a quel pretino, che nulla aveva preteso, ovviamente, perché dormiva.

05-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Acchinare e addopare

Tra le parole che ci piacerebbe fossero rispolverate e rimesse a lemma nei vocabolari segnaliamo i verbi acchinare e addopare, ed entrambi si possono coniugare nella forma intransitiva pronominale.
Il primo sta per umiliare: Giovanni, per favore, non acchinare quella povera donna indifesa.
Il secondo vale nascondere: Giulio ha addopato quanto non voleva che stesse in bella vista.
Dizionario.org - acchinare
Dizionario.org - addopare

04-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink